Alcolici ed etichettatura: il ruolo delle lobby

gli alcolici sembrano essere esentati dagli obblighi di legge

Il consumo di alcol in Europa, dopo il periodo pandemico, ha ricomincato a salire, tanto che il settore ha un valore di oltre 200 miliardi di euro, pari a circa il 20% del mercato globale. La bevanda alcolica più diffusa in Europa è la birra, con una quota di mercato pari a circa il 34% di tutti gli alcolici venduti nel 2022.

data di pubblicazione:

29 Giugno 2025

Perché i produttori di alcolici non sono tenuti a rispettare i requisiti legali a cui sono sottoposti tutti gli altri produttori di alimenti e bevande? Ossia, fornire gli ingredienti e le informazioni nutrizionali sull’etichetta? Sono queste due domande su cui riflette un articolo sul sito di Salute internazionale.

Il consumo di alcol in Europa, dopo il periodo pandemico, ha ricomincato a salire, tanto che il settore ha un valore di oltre 200 miliardi di euro, pari a circa il 20% del mercato globale. La bevanda alcolica più diffusa in Europa è la birra, con una quota di mercato pari a circa il 34% di tutti gli alcolici venduti nel 2022.

Eppure allo stesso tempo i “(…) danni legati all’alcol sono una delle principali preoccupazioni per la salute pubblica nei paesi della Unione Europea e sono responsabili di oltre il 7% di tutte le malattie e delle morti precoci”. 

Ma tornando alla domanda iniziale l’articolo afferma che “(…) come per molte anomalie della legislazione alimentare, la risposta è nelle lobby. Nel 2011, quando i decisori stavano negoziando il regolamento sulle informazioni alimentari ai consumatori, le industrie dell’alcol hanno esercitato forti pressioni (e con successo) per ottenere un’esenzione speciale dalla fornitura di ingredienti e informazioni nutrizionali sull’etichetta”.

Informazioni che invece dovrebbero essere più trasparenti per i consumatori.

Di fronte a questa mancanza di responsabilità da parte dell’industria dell’alcol, che investe ingenti somme per “normalizzare il consumo di alcol nella società“, bisogna fornire ai decisori politici le evidenze scientifiche di questo consumo.

L’Alcohol Policy PlayBook, pubblicato di recente si propone proprio questo obiettivo. “Mettendo in contrapposizione i quadri dell’industria con le evidenze della salute pubblica, il Playbook fornisce una tabella di marcia chiara e basata sulle evidenze per ridurre i danni legati all’alcol”.

Secondo Salute internazionale “(…) il percorso è preso di mira dalla lobby di settore: Big alcohol reclama di avere voce in capitolo nel negoziato, interferisce con i lavori dell’agenzia Onu per la salute, fa pressioni sui governi”.

L’articolo si chiude con una critica al Governo italiano, in quanto a Ginevra “(…) la delegazione italiana si oppone all’idea di norme più severe, denunciano le associazioni della società civile che seguono il dossier”. 

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