UN APPELLO PER LA REVISIONE DELLA NORMA ANTI-RAVE

Un appello di associazioni richiede una revisione della normativa anti-rave in discussione in Parlamento

Le associazioni attive nella riduzione del danno anche in questo tipo di eventi ritengono che la legge possa spingere gli organizzatori di rave a ospitare gli eventi in luoghi di difficile accessibilità, aumentando i rischi per la salute dei partecipanti e rendendo più difficile il lavoro degli operatori.

data di pubblicazione:

22 Dicembre 2022

Un appello di associazioni richiede una revisione della normativa anti-rave in discussione in Parlamento, esprimendo la preoccupazione che la legge, varata in assenza di reali emergenze, accentui la stigmatizzazione dei partecipanti e renda più sommersi tali eventi, con ricadute negative sulla sicurezza collettiva. Le associazioni attive nella riduzione del danno anche in questo tipo di eventi ritengono che la legge possa spingere gli organizzatori di rave a ospitare gli eventi in luoghi di difficile accessibilità, aumentando i rischi per la salute dei partecipanti e rendendo più difficile il lavoro degli operatori.Nel riportare parte del comunicato stampa, così riassume la questione un articolo ospitato su Forum Droghe: “In un documento rivolto a tutti i parlamentari, Forum Droghe, Antigone, CNCA, A Buon Diritto, LILA, ITARDD, Comunità di San Benedetto al Porto, Parsec, CAT, Associazione Luca Coscioni, la Società della Ragione, ITANPUD, Isola di Arran, Il Gabbiano, CGIL, LegacoopSociali, ARCI e Meglio Legale sono preoccupate per gli effetti che la norma – che punisce con pene fino ai 6 anni gli organizzatori di free party – avrà “sulla convivenza sociale, sui processi di stigmatizzazione dei giovani e delle loro espressioni culturali nel nostro Paese”.

Per le 18 organizzazioni firmatarie, impegnate per un cambio delle politiche sulle droghe e nella lotta a ogni forma di discriminazione sociale delle persone che usano droghe, il nuovo articolo 633 bis “rischia di incentivare l’organizzazione di eventi sempre più nascosti e irraggiungibili, e quindi molto più difficili da gestire attraverso gli interventi di riduzione del danno e tutela della salute pubblica e di contenimento di eventuali casi critici tra i partecipanti.” Nel documento sottolineano che non ci sono ragioni “né tantomeno emergenze di nessun tipo per un decreto anti-rave. Scorre il rischio di puntare verso l’obiettivo di criminalizzare quelle fasce giovanili che esercitano la libertà di espressione, di opinione e di aggregazione e che ricercano il divertimento al di fuori da ogni vincolo imposto dalle regole del mercato e da ogni forma di imposizione autoritaria.”

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