LOTTA AL NARCOTRAFFICO E DIBATTITO PUBBLICO SULLE DROGHE IN FRANCIA

data di pubblicazione:

30 Marzo 2022

La Francia, che si avvicina alle elezioni presidenziali, condivide con l’Italia due elementi di fondo delle politiche antidroga: l’enfasi sugli aspetti criminali dello spaccio e del traffico, e la centralità del proibizionismo a livello legislativo e penale. Anche in Francia, inoltre, così come in Italia, il dibattito internazionale sulla cannabis sembra poco influente a livello politico, come dimostrano le recenti dichiarazioni del Presidente in carica Macron, che ha ribadito la sua netta contrarietà a nuove leggi di depenalizzazione o legalizzazione dell’uso di cannabis. Secondo un articolo di Le Monde, tradotto dal sito di Aduc, un anno fa Macron avrebbe affermato che “la lotta al traffico di droga va vista come “la madre di tutte le battaglie” e il traffico illegale di droga come la principale fonte di inciviltà, regolamento di conti, furti o aggressioni osservate nel Paese. Da questo elenco vengono spesso omessi la corruzione di funzionari eletti o pubblici ufficiali, il riciclaggio di denaro e i grandi reati finanziari, nei confronti dei quali i mezzi destinati alla giustizia restano irrisori. Autore nel 2020 di un rapporto dal titolo “Cannabis: per un’altra strategia di polizia e penale” per la Fondazione Terra Nova, Mathieu Zagrodzki, ricercatore associato presso il Center for Sociological Research on Law and Penal Institutions, percepisce in questa enfasi sulla lotta al criminalità” generata dal narcotraffico, “un approccio molto più proficuo per il potere politico, che rende visibile al maggior numero di persone la propria azione quando lo smantellamento delle reti strutturate o dei circuiti finanziari è largamente impercettibile a ‘opinione’.”

Anche su altri aspetti del dibattito e delle politiche antidroga a livello internazionale, come la riduzione del danno, la Francia sembra poco ricettiva. Di fatto, è il paradigma della tolleranza zero verso le organizzazioni criminali così come verso i consumatori, che è egemone sul piano delle politiche antidroga. Va tuttavia osservato come in Francia, nonostante decenni di proibizionismo, la prevalenza di consumo delle principali sostanze psicoattive, inclusa la cannabis, sia fra le più alte in Europa.

“Nell’attuale dottrina della lotta al narcotraffico, le sanzioni penali fisse dovrebbero ampliare l’arsenale dei mezzi legali consentendo di attaccare la domanda, oltre a un’offensiva formale contro l’offerta, supportata da una strategia di “molestia dei punti di trattativa”. Questo dispositivo si presenta come innovativo ma, nella sua pratica, si scontra con un traffico diffuso che fa affermare alla polizia antidroga che la loro azione equivale a “svuotare l’oceano con un cucchiaino”, formula unanime tra il personale sul campo. “Oggi, continua Zagrodkzki, quando la polizia controlla una persona in possesso di una piccola quantità di cannabis destinata al suo consumo personale, distrugge il prodotto ma non contesta perché sa che la giustizia è sovraccarica. Qual è l’interesse di queste operazioni per il servizio pubblico di sicurezza interna? » A lungo termine, una valutazione obiettiva di questa politica consente di metterne in dubbio l’efficacia. Già nel maggio del 1986, il ministro incaricato della sicurezza, Robert Pandraud, aveva elogiato i meriti delle operazioni antidroga svolte in tutte le direzioni contro il traffico stradale: “Attraverso i controlli che operiamo e opereremo sempre di più, (… ) semineremo sistematicamente insicurezza tra i trasgressori”, aveva promesso. Da allora, la Francia, dove un milione di persone fuma cannabis ogni giorno, secondo l’Osservatorio europeo delle droghe e delle tossicodipendenze, non ha lasciato il primo posto sul podio europeo dei paesi consumatori di droga.”

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