NARCOTRAFFICO SEMPRE PIU’ FORTE E VIOLENTO IN FRANCIA

la tratta si estende anche alle “aree rurali e alle città di medie dimensioni”, dove finisce per imporre i propri codici

I senatori avvertono in modo più ampio sul rischio “altissimo” di corruzione degli agenti pubblici e privati, intermediari essenziali per lo svolgimento della tratta

data di pubblicazione:

30 Maggio 2024

In Francia, si sta affermando un narcotraffico sempre più forte e violento.

Dopo un anno di lavoro, la commissione del Senato francese sul traffico di droga ha rilasciato il suo rapporto conclusivo. Il quadro tracciato dai lavori descrive una situazione molto preoccupante. Cresce l’influenza del narcotraffico nelle grandi città, ma anche in località ritenute marginali, crescono corruzione, traffici e violenza. Serve, secondo il rapporto, un cambiamento profondo della strategia di contrasto statale.

Di seguito, una sintesi del lungo articolo dedicato dal quotidiano Le Monde.

“Centocinquantotto udienze di inquirenti, magistrati, accademici, giornalisti, rappresentanti delle professioni legali o proprietarie sociali; otto viaggi, in particolare a Marsiglia, Anversa (Belgio) o Le Havre (Senna Marittima); diciannove contributi scritti raccolti da organizzazioni di esperti: dopo sei mesi di indagine, il rapporto della commissione del Senato sul traffico di droga presieduta dal senatore (Saône-et-Loire, Partito socialista) Jérôme Durain, reso pubblico martedì 14 maggio, segna senza dubbio una pietra miliare. Quella del riconoscimento di un problema che oggi minaccia la stabilità delle istituzioni.

Questo lavoro realizzato tra novembre 2023 e maggio 2024 non è privo di difetti. La dimensione sanitaria, in particolare, è volutamente assente e la raccomandazione di alcune soluzioni giuridiche solleva interrogativi. Ma fornisce una panoramica senza compromessi di un fenomeno spesso ignorato per decenni dai governi di tutte le parti che, invece di attaccarne le radici, hanno preferito lottare contro la sua feccia.

La situazione evidenzia soprattutto il pericolo reale legato alla crescita esponenziale del traffico di droga: la costituzione di un modello sociale parallelo con le proprie gerarchie, le sue polizie incaricate di garantire la sicurezza delle reti, la sua economia improntata al “taylorismo”, con una “specializzazione dei compiti e la creazione di un mercato del lavoro parallelo”. In altre parole, una vera contro-società la cui efficacia è assicurata dalle due potenti forze che mobilita quotidianamente: non un patto sociale, ma il terrore e il potere finanziario che le garantiscono un sostegno rassegnato o attivo alle popolazioni trascurate, private dell’accesso ai servizi pubblici, isolati, abbandonati al loro destino.

Lungi dall’essere confinata nei quartieri periferici delle grandi città, la tratta si estende anche alle “aree rurali e alle città di medie dimensioni”, dove finisce per imporre i propri codici. Allo stesso tempo base di ritirata, settore di conquista commerciale e luogo di deposito delle merci vendute dalle reti, questa retroguardia non è più risparmiata da uno “scoppio di violenza particolarmente spettacolare”, come dimostra la situazione delle città preservate a lungo dal banditismo della droga, come Besançon o Le Creusot (Saône-et-Loire).

Per una volta il rapporto si sofferma sulla disastrosa situazione dei territori d’oltremare, letteralmente “abbandonati dallo Stato”. “Il sottodimensionamento delle risorse umane rispetto alle dimensioni del traffico di droga non ci consente di sfruttare tutte le informazioni disponibili, né di assorbire il carico investigativo indotto, né di lottare contro la delinquenza economica e finanziaria collegata al traffico di droga”. Quanto ai mezzi tecnici, essi “sono notoriamente insufficienti”.

I lavori della commissione d’inchiesta senatoriale saranno stati segnati anche da una polemica nata dalle dichiarazioni rilasciate durante le udienze da diversi magistrati marsigliesi. Descrivendo la vita quotidiana che affrontano, con esempi e cifre a sostegno, la loro descrizione dell’ascesa del “narcoterrorismo” ha lasciato il pubblico senza parole.

“A breve termine, il rischio è quello di vedere lo Stato di diritto disintegrarsi”, ha avvertito Olivier Leurent, presidente del tribunale di Marsiglia. “Temo che stiamo perdendo la guerra contro i trafficanti di Marsiglia”, ha sottolineato da parte sua il giudice istruttore Isabelle Couderc. Parole franche e libere pronunciate da professionisti del settore. “Disfattisti”, aveva stimato il ministro della Giustizia, Eric Dupond-Moretti, che aveva ritenuto opportuno tenere una lezione al pubblico ministero di Marsiglia, Nicolas Bessone, nel corso di una riunione a porte chiuse, che si svolgeva nello stesso momento, sotto lo sguardo del presidente della Repubblica e con un grande sostegno della comunicazione, un’operazione “Place net XXL” nella città di Castellane, uno dei punti caldi del traffico di droga a Marsiglia.

La voce dei magistrati marsigliesi avrà finalmente fatto sentire, almeno al Senato, poiché le loro conclusioni e le loro raccomandazioni permeano il contenuto del rapporto, non senza annunciare gravi attriti con gli avvocati. È il caso, in particolare, dell’incarcerazione, che “non pone più fine alle attività dei capi rete”, secondo le parole del procuratore aggiunto Isabelle Fort.

Questo punto di vista è ripreso dalla commissione: “Sembra oggi che la sfera carceraria non svolga più il suo ruolo di tenere lontani i trafficanti”, scrive, deplorando però “l’insufficienza delle informazioni che gli sono state trasmesse, lasciando molte domande senza risposta”.  Chiede l’estensione a quattro anni della possibile durata della custodia cautelare nei casi legati alla droga e chiede che siano prese le misure necessarie per fermare l’uso dei telefoni cellulari dietro le sbarre continuando a installare disturbatori.

I senatori avvertono in modo più ampio sul rischio “altissimo” di corruzione degli agenti pubblici e privati, intermediari essenziali per lo svolgimento della tratta. “La Francia è (…) a un punto di svolta: dobbiamo agire ora per contenere il contagio”, scrivono. Un tema portato avanti dall’Ufficio antidroga fin dai suoi primi anni e che la commissione fa uno degli assi portanti del suo rapporto. Invita i diversi stakeholder a effettuare audit interni sul rischio corruzione rafforzando al contempo la formazione sul tema al fine di stabilire una vera cultura anti-corruzione.”

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