XVIII RAPPORTO ANTIGONE

data di pubblicazione:

9 Maggio 2022

Il XVIII Rapporto di Antigone sulle condizioni di detenzione è, come sempre, un documento ricco di dati ed elementi qualitativi, in grado di restituire una fotografia piuttosto accurata delle condizioni di vita negli istituti pentitenziari italiani. Partendo dal numero di detenuti, si è passati dalle 53.364 presenze della fine del 2020 alle 54.134 della fine del 2021, con un tasso di affollamento medio pari al 107,4%, con situazioni però fra gli istituti piuttosto diversificate.

A livello di composizione sociale della popolazione carceraria, i dati mostrano un aumento dell’età media: la quota di under 40 al 31 dicembre 2021 si fermava al 45% , mentre era superiore al 50% prima del 2015. Il tasso di detenzione di cittadini stranieri è diminuito negli ultimi anni, passando dallo 0,71% del 2008 allo 0,33% del 2021. Secondo gli ultimi dati disponibili al 31 marzo 2022, la percentuale di detenuti stranieri presenti sul totale della popolazione ristretta in Italia era pari al 31,3% (17.104 persone su 54.609), contro il 36,1% del 2015.

Venendo ora ad esaminare brevemente alcune proposte, l’ass. Antigone formula precise richieste di riforma regolamentare, alcune delle quali potrebbero anche essere approvate con circolari dell’amministrazione penitenziaria. Una prima proposta riguarda il miglioramento dell’assistenza nell’area della salute mentale, con l’istituzione, per ogni istituto, di un Tavolo permanente per la salute mentale, composto dalle figure apicali dell’istituto, dai referenti sanitari, dai rappresentanti del Dipartimento per la salute mentale, dal Garante territoriale per le persone private della libertà, da una rappresentanza del volontariato penitenziario. Inoltre, l’ass. Antigone propone l’istituzione di almeno un’Articolazione per la salute mentale per Regione, con funzioni di cura, diagnosi e trattamento delle persone detenute e internate con patologie psichiatriche. Altre proposte di riforma riguardano misure specifiche alla prevenzione e alla riduzione del rischio suicidiario, così come l’attuazione di provvedimenti tesi a migliorare le possibilità di comunicazione dei detenuti con l’esterno e con le relazioni affettive.

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