DIPENDENZA DA ALCOL E AZZARDO IN ETA' ANZIANA IN UNA RICERCA LOMBARDA

data di pubblicazione:

19 Gennaio 2022

A fine 2021 è stata pubblicata una ricerca promossa dal Croas, il consiglio degli assistenti sociali della Lombardia, sul problema del gioco d’azzardo e della dipendenza da alcol in età anziana. Secondo i dati raccolti, i fenomeni del bere e del gioco d’azzardo in età anziana non sono affatto realtà sommerse: 1.081 assistenti sociali hanno avuto esperienze dirette (specie in ambito professionale) con bevitori tardivi, 1.155 con giocatori. Gli assistenti sociali stimano vi sia una maggior diffusione nella popolazione anziana del gioco d’azzardo rispetto al bere tardivo e individuano nella condizione di solitudine in principale fattore di rischio. Più nello specifico, secondo la sintesi offerta dal sito lombardiasociale.it, “Hanno partecipato alla ricerca 2.080 AS lombardi, pari al 39% degli iscritti in regione: 1.095 lavorano in servizi per/con persone anziane (di cui 706 in servizi sociali di base)[2], 139 in servizi per le dipendenze[3], 562 in altri servizi (di cui 277 in servizi per minori e famiglia), 28 in altra situazione (es. formazione, supervisione), mentre 256 attualmente non stanno lavorando come AS.
I partecipanti corrispondono per sesso e per provincia di residenza/domicilio, alla fotografia degli iscritti all’Ordine AS Lombardia e rappresentano tutte le fasce di età e di anzianità professionale. (…) Fra quelli proposti dal gruppo di ricerca, il fattore di rischio individuato come prevalente per entrambi i fenomeni è l’isolamento sociale/solitudine. Fra gli altri fattori di rischio segnalati dai partecipanti, emergono come significativamente importanti le frequentazioni di luoghi e persone a rischio e la fragilità emotiva dell’anziano; colpisce poi, riguardo all’abuso alcolico, il ruolo di caregiver protratto nel tempo (es. con coniuge malato di Alzheimer, con figlio disabile).
Gli AS che lavorano nei servizi per/con gli anziani – cioè nei servizi che potrebbero intercettare precocemente il problema – individuano il principale segnale/sintomo nei peggioramenti in comportamenti e relazioni per l’alcol, nelle anomalie di gestione economica e nella condizione debitoria per il gioco d’azzardo. Le segnalazioni da parte dei familiari sono risultate più significative di quelle effettuate da parte di altri servizi ed operatori, per entrambi i fenomeni. (…) È opportuno sottolineare che il questionario è stato somministrato a fine 2019, prima dello scoppio della pandemia da Covid-19: se per il gioco d’azzardo le limitazioni hanno avuto un effetto protettivo, specie riguardo agli anziani non avvezzi al gioco on line, per l’alcol invece la problematica si è aggravata.

Sia per chi lavora nei servizi per/con gli anziani che in quelli per le dipendenze, il coinvolgimento dei familiari appare tra le strategie più importanti per i percorsi di aiuto: una strategia purtroppo poco praticabile nel caso di anziani soli. Chi lavora presso servizi per le dipendenze sottolinea che esistono margini di miglioramento nella proposta di interventi psicosocio-educativi di gruppo (specie per l’alcol) e nel coinvolgimento delle risorse del territorio (in particolare centri diurni per anziani, realtà aggregative, associazioni di volontariato): i primi vanno ovviamente  inquadrati nel profilo specifico del servizio (es. Noa o Sert) e richiedono professionalità competenti nella conduzione di gruppi e spazi dedicabili; il secondo interroga sul dialogo possibile fra realtà che si trovano agli estremi della filiera (ad es. il volontariato). Infine, i servizi per/con persone anziane, molto più di altri, non sembrano considerare l’invio a un gruppo di auto mutuo aiuto tra le strategie più significative da attuare per entrambi i fenomeni. Si possono ipotizzare diverse cause: scarsa promozione e conoscenza di obiettivi e modalità dei gruppi di auto mutuo aiuto, prevalente frequentazione dei gruppi da parte di persone adulte.”

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