SITD sulle politiche di riduzione del danno

secondo sitd, le attività di riduzione del danno e di limitazione dei rischi sono forme specifiche dei programmi di prevenzione universale, selettiva ed indicata

La riduzione del danno non rappresenta per Sitd un intervento marginale, ma un tassello fondamentale delle politiche di salute pubblica

data di pubblicazione:

12 Settembre 2025

Pubblichiamo il comunicato emesso da Società Italiana Tossicodipendenze (Sitd), a firma del Presidente Augusto Consoli, sulle politiche di riduzione del danno e la recente polemica sulle azioni messe in campo a Bologna.

Nel campo del consumo delle sostanze psicoattive legali (alcol e tabacco, abuso di psicofarmaci) e illegali, la limitazione dei rischi (LdR) e la riduzione del danno (RDD) hanno una collocazione importante all’interno della strategia generale di promozione della salute e di prevenzione per la popolazione.

Alla base di questa strategia è presente, come primo momento di analisi e di orientamento, la differenziazione dei target e dei gruppi di popolazione da raggiungere in base alla loro esposizione ai rischi (popolazione generale, popolazione adolescenziale e giovanile, mondo del loisir, gruppi di marcata marginalità, ecc.). Questa articolazione permette di differenziare in modo significativo gli obiettivi e le azioni di riduzione del danno da proporre e mettere in atto.

Altro criterio di analisi ed osservazione, al fine di applicare una corretta strategia preventiva, è quello del grado e del tipo di esposizione al consumo di sostanze. Quando non vi è ancora contatto con le sostanze gli interventi di prevenzione hanno un carattere universale, informativo e formativo, e di supporto alle competenze individuali e sociali.

Se vi è già stato o è presente consumo sostanze l’intervento ha l’obiettivo di sensibilizzare la persona rispetto ai rischi per la propria salute, e di cercare di ridurli, e di supportare delle scelte verso stili di vita salutari, attraverso la modifica della consapevolezza personale e dei comportamenti.

Se il rapporto con le sostanze è continuo e altamente problematico l’intervento si pone prioritariamente l’obiettivo di ridurre i danni fisici e prevenire l’insorgenza di malattie sia acute che croniche avviando parallelamente una relazione finalizzata a ridurre l’isolamento relazionale e sociale e a sostenere un’evoluzione costruttiva e positiva del comportamento rischioso, incrementando la responsabilità verso la propria salute e la motivazione a curarsi.

Le attività di riduzione del danno e di limitazione dei rischi sono delle forme specifiche dei programmi di prevenzione universale, selettiva ed indicata che nel loro insieme costituiscono un articolata gamma di offerta realizzata dai Servizi e dal Sistema di intervento sulle dipendenze.

Sia la riduzione del danno che la limitazione dei rischi sono svolte a livello internazionale e in Italia sulla base di pratiche ormai presenti da oltre quarant’anni e sono stati svolti numerosi studi che danno valore alle diverse progettualità e azioni che vengono disegnate, messe in atto e valutate in base agli scenari sociali, al tipo di manifestazione del fenomeno e alle criticità emergenti in un determinato contesto.

La progettazione degli interventi che si possono fornire non può essere approssimativa ma va basata su una metodologia che contemperi un atteggiamento scientifico e pragmatico e che tenga conto di un orientamento bioetico di costante tutela della salute e del benessere sia della singola persona che della popolazione generale.

Purtroppo, mentre le iniziative di prevenzione universale specie nelle scuole, grazie ad un lungo lavoro di formazione e disseminazione, sono ben rappresentate, sistematizzate e strutturate, per l’ambito della riduzione del danno e della limitazione dei rischi, malgrado le indicazioni normative e programmatorie presenti al livello nazionale, non vi è ancora una copertura estesa e capillare di interventi rivolti alla popolazione.

È quindi auspicabile uno sviluppo di azioni orientate alla tutela della salute delle persone con consumi problematici attraverso interventi stabili, articolati e monitorati rispetto ai diversi parametri di risultato e di efficacia.

E’ importante sottolineare quindi, nell’esperienza di Bologna, lo sforzo di operatori e ricercatori che si impegnano sia a realizzare l’attività di prossimità e di supporto rivolta ai consumatori sia a valutarne gli effetti concreti attraverso lo studio e la ricerca sul campo.

Di particolare interesse è lo studio del dottor Pavarin, Coordinatore del comitato tecnico-scientifico della SITD, (Pavarin et al., 2025. Crack Pipes Distribution in People Who Use Drugs Attending a Harm Reduction Service in Bologna, Northern Italy. Results of a Cohort Study: Evaluation of a Project of Crack Pipes Distribution in People Who Use Crack-Cocaine in Northern Italy. Substance Use & Misuse, 1-7) che evidenzia l’utilità delle azioni di riduzione del danno rivolte ad un gruppo di persone nel territorio bolognese con utilizzo intensivo di crack sia rispetto alla relazione d’aiuto e il legame che si è instaurato tra i consumatori e gli operatori dedicati sia per il rapido miglioramento di alcuni parametri di carattere comportamentale, di beneficio per la salute e di motivazione verso una maggiore attenzione e responsabilità rispetto alla salute propria e delle altre persone.

Un approfondimento di queste riflessioni sarà svolto a breve nel corso del Convegno Nazionale della Società Italiana Tossicodipendenze che si svolgerà a Roma il 23 e 24 ottobre 2025. In questo contesto, nella prima parte dell’evento, saranno illustrate e dibattute le osservazioni, le ricerche e le analisi svolte sulle molteplici attività di riduzione del danno e su come queste si inseriscano e siano parte costituente della complessa strategia di intervento che comprende interventi medici, psicoterapeutici, di supporto socio-educativo, inserimenti in comunità terapeutica e percorsi di reinserimento sociale per le persone che ne hanno necessità.”

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