La riduzione del danno non basta

un punto di vista di chi lavora sul campo con il crack

Questo approccio può essere utile per le emergenze immediate e non per fenomeni di lunga durata. Fenomeni che vedono la presenza di sostanze sempre più pericolose, dove dentro trovi di tutto. 

data di pubblicazione:

3 Settembre 2025

Sul sito Vita.it è possibile leggere un’intervista a Simone Feder, psicologo della Casa del Giovane di Pavia, sul tema della riduzione del danno con le droghe. In particolare l’intervista si concentra sulla decisione del Comune di Bologna di distribuire pipe per il crack tra i consumatori.

Una distribuzione che ha l’obiettivo di ridurre il rischio di infezioni e malattie trasmissibili, oltre a proteggere le labbra dalle ustioni.

Secondo Feder la questione non dovrebbe essere affrontata solo dal punto di vista politico, come è stato fatto fino ad ora, ma anche da altre prospettive. Anche puntando tutto sull’aspetto sanitario, come nel caso di Bologna non è sufficiente.

Questo perché un approccio del genere può essere utile per le emergenze immediate e non per fenomeni di lunga durata. Fenomeni che vedono la presenza di sostanze sempre più pericolose, dove dentro trovi di tutto.

La questione è “(…) guardare a fondo nel mondo giovanile, perché il problema non sono solo le sostanze in sé: c’è un malessere profondo nei giovani e situazioni sanitarie che non possiamo più ignorare”.

Per Feder, “se un’istituzione consegna strumenti per fumare droga, qualcuno può pensare che l’uso non sia poi così grave. Noi che viviamo ogni giorno questi ‘non luoghi’ del consumo ( parco di Rogoredo)  lo sappiamo bene: non sono gli oggetti sterili a salvare o a cambiare una vita”. 

“L’approccio che si limita a contenere solo il danno sanitario ignora il fatto che le sostanze stesse sono dannose per l’organismo”. 

Per Feder ” (…) l e risorse –  poche o tante – dovrebbero servire a questo: ridurre i danni reali, curare quelle lacerazioni sulle braccia e sulle gambe che accompagnano chi è caduto verso una via d’uscita. I giovani che vivono la disperazione non hanno bisogno di pipe sterili. Hanno bisogno di mani tese che li accompagnino fuori dal buio”.

 

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