la diffusione di crack in italia

i consumatori di crack, oltre alla dipendenza, sono esposti a gravi rischi psico-fisici a breve e medio-lungo termine: overdose, colpo di calore, arresto cardiaco, ictus o infarto, gravi patologie psichiche

prevenire che la diffusione di crack si estenda in Italia è fondamentale, anche al fine di ridurre al minimo le ricadute negative per la salute pubblica

data di pubblicazione:

28 Agosto 2025

La diffusione di crack, segnalata da tempo in Italia come fenomeno in ascesa in vari territori, rappresenta un serio campanello di allarme per i danni che tale sostanza apporta. Riccardo Gatti, direttore del Dipartimento delle Dipendenze della Asl Città di Milano, dettaglia i principali problemi a cui il consumo di crack può esporre.

Gradualmente ma in modo consistente e relativamente veloce, da più parti d’Italia viene segnalata la vendita ed il consumo di CRACK. In alcuni luoghi la situazione è già molto problematica, in altri meno, ma è possibile che lo diventi. I consumatori di crack, tra l’altro, possono avere gravi problemi acuti di salute, fisica e mentale e, se si presenta la necessità di un ricovero, le strutture realmente preparate a gestire queste situazioni, in persone dipendenti, al momento, non sono molte.

Cos’è il CRACK 

il CRACK si prepara a partire dalla cocaina in polvere che, tramite un processo relativamente semplice, viene trasformata in cristalli. I cristalli una volta riscaldati in pipe di vetro, in lattine, o con altri mezzi, si trasformano in un gas che viene respirato. L’effetto è forte ed in un certo senso violento, rispetto alla cocaina. Provoca immediata eccitazione, intesa come una sensazione di notevole energia, euforia, disinibizione. Tuttavia l’effetto dura pochi minuti ed è seguito da un’altrettanto forte stato di abbattimento. Questo spinge a ripetere più volte l’assunzione e questo genera in modo abbastanza rapido dipendenza.

Perché stare lontani dal CRACK

Il nostro organismo non è fatto per reggere alti e bassi così violenti e, quindi, l’alterazione che ne deriva è pesante. In pratica usare CRACK significa per molti entrare in uno stato di follia in cui si passa dalla paranoia, ai deliri, alle allucinazioni, agli stati di grave ansia, alla impulsività incontrollata e ad altri disturbi mentali, anche simili alla schizofrenia, che sono il risultato di un grave squilibrio del funzionamento cerebrale. Come se non bastasse, anche a livello fisico la situazione non è meno pericolosa: si possono sperimentare problemi respiratori acuti, ed avere lesioni polmonari.

La situazione può essere peggiore se si assumono contemporaneamente alcolici, altre droghe, farmaci, oppure se si soffre di qualche patologia. Ma anche una persona giovane e sana può morire di overdose, per colpo di calore, per arresto cardiaco, ictus o infarto. Inoltre nei luoghi dove si consuma, le pipe spesso scarseggiano con il rischio di lesioni per l’utilizzo, in stato di alterazione, di materiali non sicuri, usati per preparare pipe artigianali. La pratica di scambiarle, inoltre, aumenta il rischio di infezioni.

Miti da sfatare sul CRACK

Il CRACK, per singola dose, è solo apparentemente più economico della cocaina, soprattutto se non si considera che l’effetto dura pochi minuti. Questo permette di acquistare una singola dose ad un prezzo relativamente basso, per ottenere una “botta” di stimolo molto forte. Dal punto di vista di chi lo vende, è un prodotto interessante perché permette di agganciare e fidelizzare rapidamente clienti, garantendo buoni guadagni.  C’è chi pensa che la sostanza, cristallizzata, sia più pura. In realtà non è così: l’impurità della cocaina da cui deriva, entra a far parte del prodotto.

Chi usa CRACK è attratto, probabilmente, dalla potenza della sostanza e quando, rapidamente, inizia ad aver problemi, si accorge di esserne ormai dipendente. Prepararselo da soli, partendo dalla cocaina in polvere, non migliora la situazione. Essere tecnicamente preparati sull’uso della sostanza non abbassa i rischi connessi al consumo che sono direttamente connessi ai suoi effetti. Se si genera uno stato di dipendenza e di alterazione mentale, pensare di riuscire a mantenere il controllo della situazione è, infatti, una assurdità.

Cosa penso del CRACK

Sul finire degli anni ‘80 sono stato negli Stati Uniti ed ho studiato la situazione connessa alla diffusione di CRACK.  Ho visto di persona i danni che creava alle persone singole, alle loro famiglie e, più in generale alla comunità. Non ho altre parole per definire il tutto se non come un vero disastro: una tragedia, accompagnata, tra l’altro, da crimini tanto assurdi quanto violenti, compiuti da persone che perdevano completamente il contatto con la realtà. Se il CRACK si diffonde, anche tentare di ridurre i danni conseguenti al suo consumo diventa molto difficile.

Mi colpisce molto il fatto che, in un tempo relativamente breve, questa sostanza si stia diffondendo in tutto il nostro Paese, anche in luoghi dove praticamente non esisteva domanda di CRACK. La sua diffusione sembrerebbe, quindi, un’azione concertata ad un livello più alto di quello gestito da singoli gruppi di spacciatori locali. Il significato di questa strategia, in un mercato che, comunque, non parrebbe in crisi, è tutta da comprendere.

Probabilmente come in tutti i mass market c’è spazio per prodotti ritenuti low cost. In realtà i costi individuali e sociali della diffusione di CRACK possono essere molto alti, non tanto per il prezzo della sostanza (che pure, come ho già detto e solo illusoriamente basso), quanto per la difficoltà nel gestire le conseguenze del suo consumo.”

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