quale modello organizzativo per la cura delle dipendenze?

l’offerta privata (ed anche convenzionata, sia con assicurazioni che con il SSN), sta diventando, nei territori, sempre più diffusa e articolata.

sul futuro dei servizi pubblici vi sono molte incognite, legate ai modelli organizzativi e gestionali, e alle risorse

data di pubblicazione:

14 Giugno 2025

Quale modello organizzativo per i Ser.D./Dipartimenti dipendenze, può restituire centralità e forza ai servizi pubblici, a fronte di un ruolo sempre più importante, in diverse regioni, assunto dal privato sociale? Attorno a questo interrogativo, si dipana la riflessione di Riccardo Gatti, direttore del Dipartimento delle Dipendenze della Asl Città di Milano, sul tema delle prospettive dei servizi pubblici di cure delle dipendenze.

“In preparazione alla Prossima Conferenza Nazionale sulle Dipendenze, indetta dal Governo per il 7 e 8 novembre, FederSerD, una delle più importanti organizzazioni che rappresenta i Servizi Dipendenze, propone attenzione sul tema del “ruolo centrale che giocano i Ser.D./Dipartimenti dipendenze nel sistema integrato delle dipendenze ed in quello della sanità territoriale (fonte Mission)”.

Apparentemente ovvio, per una Organizzazione che si propone di rappresentare questi Servizi, un po’ meno ovvio se si fanno alcune considerazioni. La prima si riferisce proprio alla frase riportata, citando il ruolo dei “Ser.D./Dipartimenti dipendenze. Perché è scritta così? Perché, teoricamente, nell’organizzazione del Servizio Sanitario Pubblico, i Ser.D. avrebbero dovuto far parte di propri Dipartimenti: i Dipartimenti Dipendenze.

Questo modello non ha avuto un grande successo. In alcune Regioni non è stato applicato e, in altre, è stato rivisto. In Lombardia, ad esempio, i Dipartimenti (gestionali) delle Dipendenze sono stati soppressi attorno al 2017, all’interno di un cambio dell’organizzazione generale del Sistema sanitario e sociosanitario. I Ser.d. sono, così, diventati una delle articolazioni dei Dipartimenti “Salute Mentale e Dipendenze”. Per chi non è esperto di organizzazione del Sistema Sanitario va compreso che questo significa un passo indietro nella scala gerarchica ed anche un parziale cambio di significato di questi Servizi, non sempre ritenuto utile.

Non in tutte le Regioni esiste questo modello. Infatti, al di fuori della Lombardia, continuano ad esistere sia i Dipartimenti Dipendenze, che modelli organizzativi differenti.
Arrivando alle strutture dirigenziali delle Regioni, poco per volta, la tendenza sembra, però, quella di istituire settori dedicati alla Salute Mentale che comprendono le Dipendenze ma dove, però, le Dipendenze Patologiche, possono anche non comparire né nel titolo né nella declaratoria del Settore, come si è già verificato in Piemonte.

Nel frattempo anche il “ruolo centrale dei Ser.D. nel sistema integrato delle dipendenze” è messo in discussione. Almeno parte del Privato Sociale, inizia ad auspicare la possibilità di accesso diretto alle proprie strutture e/o l’attivazione (già in atto da tempo in Lombardia) di Servizi Territoriali accreditati privati, con funzioni sovrapponibili a quelle dei Ser.D., ma autonome e indipendenti dalle Aziende Sanitarie e dai Dipartimenti di salute mentale.

È forse presto per dirlo, ma ciò che sembra delinearsi, in prospettiva, per quanto riguarda le Dipendenze Patologiche, potrebbe essere una rete ambulatoriale, gestita direttamente dal Servizio Pubblico, come parte dell’offerta nell’ambito della Salute mentale, e una rete alternativa, no profit, in “competizione virtuosa” (termine già sentito nell’ambito no profit), con l’offerta gestita direttamente dal pubblico. Da qui anche il passo verso il convenzionamento anche di servizi privati profit, come per altre prestazioni SSN, potrebbe non essere distante.
È però difficile dire come si evolverà davvero il settore nei prossimi anni, perché è legato al destino dell’offerta di un Sistema Sanitario e sociosanitario pubblico che è in grave crisi e deve essere ripensato. Ciò che vedo è che l’offerta privata (ed anche convenzionata, sia con assicurazioni che con il SSN), sta diventando, nei territori, sempre più diffusa e articolata.
Per quanto riguarda le Dipendenze patologiche ed i rapporti pubblico/privato auspicherei, più che una “competizione virtuosa”, una “collaborazione virtuosa”, organizzata all’interno di un vero lavoro di rete. Ma una vera rete ha bisogno di essere governata. Come è da chi? Ma questo non sembra un argomento particolarmente discusso, assieme ad un altro: l’offerta che ciascuno degli attuali stakeholder di settore ha in mente, è in grado, anche in prospettiva, di rispondere davvero ai bisogni dei cittadini, in modo appropriato ?”
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