diagnosi di dipendenza in carcere

la normativa attuale non ha seguito l'evoluzione della diagnosi clinica

Per la gestione delle dipendenze da sostanze stupefacenti il nostro ordinamento giuridico utilizza il DPR 309/90, modificato dalla legge 49/06, nonché dal Decreto Ministeriale 186/90. Quest'ultimo rappresenta lo strumento principale adibito all'accertamento della dipendenza. Esso si focalizza sull'accertamento di due aspetti: accertamenti medico legali e applicazione giuridica. Ma è proprio da questo decreto che emergono alcune criticità in ambito certificatorio

data di pubblicazione:

30 Settembre 2024

Da una diagnosi di dipendenza dipendono i successivi trattamenti terapeutici e interventi di recupero. Se questa viene fatta all’interno di un carcere, un sistema strutturalmente complesso, assume un significato ulteriore. Perché i successivi trattamenti siano veramente efficaci e siano indirizzati a migliorare la qualità della vita dei pazienti, serve una diagnosi corretta. Una riflessione questa che si ritrova in un articolo all’interno della rivista Mission. L’articolo tenta di esaminare le sfide normative, cliniche e pratiche che influenzano l’accertamento e la certificazione della dipendenza da sostanze all’interno del carcere.

Per la gestione delle dipendenze da sostanze stupefacenti il nostro ordinamento giuridico utilizza il DPR 309/90, modificato dalla legge 49/06, nonché dal Decreto Ministeriale 186/90. Quest’ultimo rappresenta lo strumento principale adibito all’accertamento della dipendenza. Esso si focalizza sull’accertamento di due aspetti: accertamenti medico legali e applicazione giuridica. Ma è proprio da questo decreto che emergono alcune criticità in ambito certificatorio.

Secondo l’articolo i criteri su cui si basa il Decreto 186/90 “(…) non hanno seguito l’evoluzione della diagnosi clinica, che ora incorpora una gamma più ampia di parametri psicologici, comportamentali, ambientali oltre che biologici.”

Il problema principale è che i criteri stabiliti sono relativi all’accertamento dell’eroina, e quindi di applicabilità limitata. Questo rende difficile l’accertamento di dipendenza da altre sostanze stupefacenti.

“Un’altra criticità riguarda il fatto che il Decreto non stabilisce i limiti temporali chiari e uniformi per valutare la validità della documentazione presentata.” Queste critica possono portare ad interpretazioni soggettive e incoerenze nei procedimenti medico legali, sopratutto in ambiente carcerario. Un ambiente dove ci sono diverse variabili che possono intervenire nell’influenzare le valutazioni: si pensi alle storie e aspettative personali dei detenuti, nonché alle influenze ambientali e sociali.

Alla luce della complessità delle diagnosi risulta importante quindi un approccio multidimensionale e personalizzato. Un approccio che non si basi esclusivamente sui risultati dei test tossicologici, ma che tenga conto degli aspetti comportamentali, psicologici e sociali del paziente.

Inoltre vanno superati gli attuali limiti normativi e operativi. L’applicazione delle procedure del DM 186/90 si scontra con la diversità degli obiettivi clinici necessari nella gestione delle dipendenze.

 

 

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