I divieti di fumo in spazi pubblici all’aperto sono importanti, ma solo i divieti non bastano. Questi devono essere accompagnati da strategie di più ampio raggio, con ricadute sulla salute delle persone, ma anche dell’ambiente. E’ questa la sintesi di un articolo che si può leggere sul sito The vision.
Dopo il divieto di fumo negli spazi pubblici al chiuso (Legge Sirchia del 2003), sempre più città stanno adottando divieti di fumo all’aria aperta. Ad esempio il Comune di Torino, ha vietato il fumo all’aperto a meno di 5 metri da altre persone – definiti “distanza di cortesia” – salvo loro esplicito consenso – e in ogni caso in presenza di bambini o di donne incinte. Sicuramente per la maggior parte dei fumatori questi comportamenti, negli anni, diventeranno normali, come lo è stato per il divieto di fumo al chiuso.
Divieti questi già adottati in altri paesi, che con diverse strategie stanno cercando di limitare il consumo di tabacco, soprattutto tra i giovanissimi. Divieti e norme stimolati da decisioni prese dall’Unione Europea, che “(…) con il suo Europe’s Beating Cancer Plan (Piano Europeo per Battere il Cancro), si è posta l’obiettivo di ridurre il numero dei fumatori ad appena il 5% dei cittadini europei entro il 2040, ma le leggi sul tema sono di competenza dei singoli Stati, rispetto a cui, a livello locale, le amministrazioni comunali possono decidere applicazioni più severe.”
L’obbiettivo non dovrebbe essere solo quello contrastare i danni alla salute, che deve rimanere prioritario, ma anche limitare i danni ambientali e sociali.
Secondo l’OMS “(…) ogni anno oltre 8 milioni di persone muoiono per motivi direttamente legati al tabacco; tra loro, anche 1,2 milioni di persone esposte al fumo passivo, che non le sottrae a patologie che vanno dal tumore ai polmoni alle malattie cardiache, all’ictus.”
Eliminando il fumo si ridurrebbero i fattori di rischio del 40% per quanto riguarda il cancro, soprattutto quello ai polmoni, il più frequente in Italia.
Ma il fumo oltre ad interferire direttamente con la salute umana lo fa anche indirettamente attraverso l’ambiente, che contamina in vari modi.
” Il fumo, nel suo complesso, contribuisce non poco all’inquinamento e alla degradazione ambientale: c’è la combustione delle sigarette, che rilascia nell’aria sostanze inquinanti, tra cui PM10 e PM2,5; una ricerca pubblicata sull’European Respiratory Journal, per esempio, già nel 2016 rilevò che a Milano, tra le 18 e le 24 – orario di aperitivi e vita notturna – i livelli di particolato e nicotina erano maggiori nelle aree pedonali che in quelle percorse da 700-1000 automobili all’ora.”
Le altre due interferenze importanti del fumo sono quelle provocate dai mozziconi gettati per terra e dalla coltivazione intensiva del tabacco.
Nel primo caso i mozziconi una volta per terra “(…) finiscono direttamente in fiumi e mari, riuscendo a passare indenni da grate e filtri della rete idrica), sono tra i rifiuti di plastica monouso più diffusi sulle spiagge e rilasciano microplastiche, nicotina, sostanze chimiche e metalli pesanti.”
Nel secondo caso si assiste ad un aumento della CO2 in milioni di tonnellate all’anno, non solo dovuto alla lavorazione del tabacco, ma anche al disboscamento praticato per far posto alla pianta di tabacco.
Ma quali potrebbero essere le strategie a lungo termine per ridurre questi danni? Una potrebbe essere orientare i fumatori verso prodotti meno dannosi, quali le sigarette elettroniche e i prodotti a tabacco riscaldato che per alcuni rientrano nelle politiche di riduzione del danno. Prodotti che comunque contengono anche nicotina che è la sostanza che induce dipendenza.
Inoltre, soprattutto per i giovanissimi, per contrastare il fumo bisogna “(…) considerare anche i fattori che incidono sull’inizio di questa abitudine, a partire dall’esempio dei genitori e sugli altri fattori che risultano influenzare ancora di più l’atteggiamento degli adolescenti nei confronti del fumo, come la presenza di genitori negligenti, cioè che esercitano livelli bassi sia di controllo che di accettazione. Siccome si tratta di componenti complessi e difficili da regolare, può essere, intanto, utile lavorare su un ampio raggio di aspetti, dalla riduzione del danno a un’educazione basata sull’informazione e non sul terrorismo, ma anche sulle opportunità di socializzazione per gli adolescenti, il cui contesto sociale può indurli a cadere nelle dipendenze, di cui il fumo fa parte.“