HIKIKOMORI E TRATTAMENTO

una breve guida, al fine di orientare i familiari di persone in ritiro sociale volontario in cerca di supporto

sei brevi punti possono aiutare i genitori e i familiari a mettersi in discussione, e a trovare le risorse per aiutare il proprio caro auto-recluso

data di pubblicazione:

3 Aprile 2024

A oggi, mancano metodi di cura scientificamente validati per il trattamento del ritiro sociale volontario. Tuttavia, alcune associazioni propongono delle strategie di supporto alle persone autorecluse e ai loro familiari.

Sul ritiro sociale volontario (spesso definito con il termine giapponese hikikomori) vi sono evidenti difficoltà di presa in carico. In genere queste difficoltà finiscono per gravare interamente sui membri della famiglia, i quali però sono quasi sempre parte del problema. Per questo motivo, l’ass. Hikikomori Italia, fondata da Marco Crepaldi, ha redatto una breve guida, al fine di orientare  i familiari in cerca di supporto. Il metodo di lavoro proposto consiste in sei passaggi.

Il nostro è un approccio sistemico, per un semplice motivo: se le dinamiche famigliari si sono alterate a tal punto da creare in casa una condizione di grave malessere che contagia tutti i membri, intervenire solo sull’hikikomori non ha senso, in quanto il problema non sta lì, o almeno, non solo lì. Nel corso della nostra esistenza, siamo infatti entrati in contatto con tantissimi ragazzi isolati che hanno condotto per anni una psicoterapia individuale senza alcun beneficio.
Molti genitori hanno sviluppato nel tempo un atteggiamento errato nei confronti del problema, vivendolo con ansia smisurata. Tale ansia viene proiettata sotto forma di pressione nei confronti dell’hikikomori, contribuendo a generare o ad aggravare il suo stato di isolamento. Per questo motivo, finché i genitori non cambieranno approccio nei suoi confronti, qualunque intervento individuale non porterà a niente.
Qual è il nostro metodo di lavoro?

STEP 1 – Accogliere i genitori nel nostro gruppo nazionale di mutuo aiuto online, in modo che possano cominciare a confrontarsi con altri che hanno vissuto esperienze simili alla loro e capire in questo modo quali atteggiamenti sono positivi e quali invece negativi. Tranquillizzarsi e smettere di colpevolizzarsi, perché ansia, panico e sensi di colpa non fanno altro che peggiorare la situazione.

STEP 2 –Apprendere la natura del problema e le sue dinamiche attraverso articoli, video e post. L’auto-formazione è un passaggio fondamentale perché i genitori sono i primi “co-terapeuti”. Nessuno potrà prendere il loro posto da questo punto di vista.
STEP 3 Includere i genitori nei nostri gruppi regionali in modo che possano partecipare fisicamente agli incontri in presenza di un nostro psicologo (specializzato su questo tipo di problematica), aumentando ulteriormente la propria consapevolezza nei confronti del problema e assimilando quelle che sono le nostro buone prassi.
STEP 4 – Noi crediamo fortemente che, a livello terapeutico, sia importante che il genitore si impegni attivamente nelle azioni di sensibilizzazione dell’Associazione (compatibilmente con i propri impegni, con le proprie energie e con le proprie competenze). Questo perché lo aiuta a spostare il focus del problema (e quindi anche la propria ansia e la propria paura) dalla condizione specifica del figlio, ad una visione più generale. Il nostro obiettivo è agire su più livelli, non solo sul microsistema familiare, ma anche su quello scolastico e sociale.
STEP 5 – Arrivati a questa fase, in base alla nostra esperienza, l’approccio al problema del genitore sarà migliorato e, conseguentemente, anche la condizione del figlio, che tenderà a riaprirsi con lui. Perché questo passaggio è fondamentale? Perché se l’hikikomori non riesce nemmeno a vivere l’ambiente casalingo con tranquillità, come possiamo sperare che riesca a farlo nella società? Bisogna andare per gradi, non esiste una bacchetta magica!
STEP 6A questo punto, e solo a questo punto,  l’hikikomori, supportato da una rinnovata relazione di fiducia con i genitori (è fondamentale la complicità di entrambi) può essere aiutato a intraprendere un percorso di risocializzazione supportato, qualora fosse necessario, da una figura professionale competente. Tutto dovrà essere totalmente concordato e nulla dovrà essere fatto alle sue spalle. È necessaria una relazione di totale trasparenza.”
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