adolescenza e disturbi alimentari

l'importanza di riconoscere precocemente i sintomi

I disturbi alimentari sono malattie psichiatriche, spesso complesse e gravi ma da cui, con adeguati interventi, si può guarire.

data di pubblicazione:

22 Febbraio 2024

Sul sito di Uppa, casa editrice specializzata nei temi della genitorialità e dell’infanzia, è possibile leggere un articolo interessante sui disturbi alimentari in età adolescenziale. Un articolo che pone l’accento sull’importanza di riconoscere i sintomi di questi disturbi il più presto possibile. Sintomi che genitori ed educatori dovrebbero saper leggere al fine di una presa in carico precoce da parte di professionisti. “I disturbi alimentari sono malattie psichiatriche, spesso complesse e gravi ma da cui, con adeguati interventi, si può guarire.”

Per chi si confronta quotidianamente con giovani è importante sapere che questi disturbi portano a “(…) un’alterazione nel consumo del cibo e che hanno conseguenze significative sulla salute fisica, così come sul funzionamento psicologico e sociale. Essendo malattie complesse non c’è una sola causa che può spiegarne l’insorgenza, bensì si parla di fattori di rischio (biologici, psicologici e socio-ambientali) che possono predisporre e rendere più probabile l’esordio. Di solito sono più frequenti tra le femmine nella fascia di età tra i 12 e i 25 anni, ma possono colpire anche i maschi e tutte le fasce di età.”

L’articolo continua elencando alcuni comportamenti che potrebbe essere utile osservare. Tra questi si citano: la variazioni delle consuete regole alimentari, una tendenza a coprire la perdita di peso, un maggiore interesse per il cibo (ad esempio cucinare per gli altri), l’interesse verso ricettari per dimagrire e una fissazione con il conteggio delle calorie. Altri campanelli d’allarme potrebbero essere: andare in bagno di frequente durante e dopo i pasti, la tendenza a isolarsi o anche aumentare il numero e l’intensità dell’attività fisica.
A questi comportamenti si aggiunge un altro problema, soprattutto in età adolescenziale, ossia la tendenza a nascondere o negare i sintomi dei disturbi più diffusi, quali l’anoressia nervosa, la bulimia nervosa e il disturbo da alimentazione incontrollata. Questo significa ritardare ulteriormente il momento in cui affrontare queste problematiche che con il passare del tempo si complicano sempre di più.
A questo punto è importante che genitori e educatori sappiano di cosa si sta parlando. Non di capricci da adolescenti, ma di “(…) malattie gravi e serie di cui un individuo non si ammala volontariamente.” Per questo i sintomi vanno osservati senza dare un giudizio, al fine di aprire un “(…) un dialogo empatico con l’adolescente stesso, esprimendo con l’opportuna calma e in assenza di giudizio le loro preoccupazioni e il loro dispiacere.”
“Per favorire una comunicazione empatica e un maggior avvicinamento emotivo tra i genitori e l’adolescente è bene tenere in mente quelle che Gordon ha definito le barriere della comunicazione, che possono fornirci una mappa utile su cosa è preferibile non fare. Tra queste, evitare di: fare la predica, rimproverare, criticare, ridicolizzare, minimizzare. Questi atteggiamenti, infatti, portano non solo a una chiusura dell’adolescente ma a un rinforzo dei suoi vissuti di inadeguatezza e solitudine.”
Se si riesce a mantenere questo atteggiamento è più probabile che i giovani che soffrono di questi disturbi, accettino un accompagnamento verso percorsi terapeutici adeguati.

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