un documentario per raccontare la sofferenza psichica

sei pazienti di due strutture romane si raccontano insieme ai medici e familiari

Si tratta di "(...) tre donne e tre uomini, con vissuti, caratteri e tratti differenti, ma accomunati da un disturbo psichico che rende complicato e drammatico il loro relazionarsi con se stessi e col mondo." Storie che li hanno costretti ad allontanarsi dalle loro famiglie perché non riuscivano ad affrontare problemi troppo complessi.

data di pubblicazione:

4 Febbraio 2024

Un documentario per raccontare la sofferenza fisica. Girato da Francesco Munzi, Kripton, questo il titolo, racconta le storie di 6 pazienti, tre donne e tre uomini, ospitati in due strutture psichiatriche della periferia di Roma. I protagonisti del documentario non sono solo loro, ma anche medici, infermieri e familiari sono stati coinvolti in prima persona. Un contributo, quest’ultimo, fondamentale per la completezza del racconto.
Si tratta di “(…) tre donne e tre uomini, con vissuti, caratteri e tratti differenti, ma accomunati da un disturbo psichico che rende complicato e drammatico il loro relazionarsi con se stessi e col mondo.” Storie che li hanno costretti ad allontanarsi dalle loro famiglie, le quali non riuscivano ad accogliere problemi troppo complessi per loro.
Per questo motivo angosce, paure, dubbi e domande che si portano dietro queste persone, sono state prese in carico da strutture per la salute mentale.
Il racconto ci accompagna dentro “(…) la loro vita quotidiana, scandita da incontri, terapie, confronti, si snoda dentro le stanze delle due comunità: una a tempo pieno, per i più gravi, l’altra “12 ore”, per chi può iniziare a sperimentare l’autonomia. I dialoghi non sono mai banali: catturano l’attenzione e conquistano con la loro profondità, con lo spessore di questa umanità piena di sofferenza, ma in costante ricerca.
Il problema però non è rappresentato solo dai disturbi che affliggono queste persone. L’assenza di un dibattito pubblico e il silenzio mediatico intorno a queste situazioni di sofferenza, non aiuta a trovare un approccio condiviso su una realtà di cui spesso non se ne conosce neppure l’entità.
Alcuni dati: “Nel 2022, circa 800 mila persone sono state prese in cura presso i servizi di salute mentale pubblici. Tra questi, circa 28 mila erano ospitati in strutture residenziali comunitarie. Si stima che in Italia, nel 2022, le persone che hanno manifestato disturbi mentali di rilevanza clinica siano state circa 3 milioni. Il disagio mentale è in crescita, soprattutto dopo la pandemia, in particolare tra gli adolescenti, per i quali si considera un aumento di circa il 30% dei casi.
Nell’anno 2022, il consumo di psicofarmaci è stato pari a 49 milioni di confezioni. Poco più dell’1% è stato prescritto da strutture ospedaliere o servizi per la salute mentale. La maggior parte delle prescrizioni arriva da medici di base o da specialisti privati. I servizi di salute mentale sono stati tra i più colpiti dalla riduzione delle risorse investite nella sanità pubblicistica. Stigma sociale e carenza d’informazione sulla malattia mentale ostacolano spesso la tempestività e la possibilità della cura”.
Una soluzione a questa situazione, finisce l’articolo, potrebbe essere quella di non lasciare da soli pazienti, familiari e operatori nel confrontarsi con il “difficile mondo” raccontato da una delle protagoniste.

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