ESPERIENZA MIGRATORIA E DIPENDENZE:

UNA RIFLESSIONE SULLA RIVISTA MEDICINA DELLE DIPENDENZE

Non è più pensabile garantire un' accessibilità generica ai servizi, soprattutto rispetto alla popolazione migrante, che se non accolta in modo strutturato (per quanto possibile, visti i rapidi mutamenti dei fenomeni migratori) rischia una percentuale di drop out molto più alta di altre categorie di utenti.

data di pubblicazione:

22 Febbraio 2023

L‘offerta di percorsi di cura rivolti ai migranti, privi di permesso di soggiorno e con problemi di dipendenza, risulta molto eterogenea nel panorama dei servizi sul territorio italiano. Se tutti garantiscono un trattamento base e all’occorrenza la somministrazione di un farmaco sostitutivo, più complicato risulta garantire interventi a livello più alto. E’ quanto emerge da una ricerca realizzata a cura di operatrici e operatori del Dipartimento delle Dipendenze ASL Città di Torino e pubblicato sulla rivista MDD.  Importante il contesto lavorativo da cui parte l’idea della ricerca, ossia un drop in di Torino, un Servizio a bassa soglia che si rifà alla filosofia della riduzione del danno.
Qui nasce nel 2008 il progetto A.stra, che ha come focus d’intervento la salute delle persone migranti ma che non si esaurisce solo su questo aspetto, occupandosi anche del supporto al rimpatrio assistito o all’accompagnamento per la regolarizzazione quando ne esistono i presupposti.
Viste le difficoltà in cui si trovano queste persone gli operatori hanno deciso di fare una indagine a livello nazionale per capire come funziona l’accoglienza negli altri  Servizi e per raccogliere esperienze simili.
Se da una parte l’accessibilità ad un servizio di cura deve essere garantita a “chiunque” è anche vero che “(…) nella cura è difficile immaginare di costruire reali alleanze quando il paziente è trattato come un “chiunque”, da qui l’esigenza di pensare dispositivi capaci di farsi carico dell’alterità (culturale e giuridica) del migrante.”
Non è più pensabile garantire un’ accessibilità generica ai servizi, soprattutto rispetto alla popolazione migrante, che se non accolta in modo strutturato (per quanto possibile, visti i rapidi mutamenti dei fenomeni migratori) rischia una percentuale di drop out molto più alta di altre categorie di utenti.
Rispetto alla riflessione sulle alleanze con le persone migranti la ricerca evidenzia differenze importanti tra i servizi: “non si tratta solo dei diversi modelli organizzativi (o di quanto gli ostacoli amministrativo-burocratici vengano assunti come limitanti), ma di una eterogeneità più radicale che riguarda l’orizzonte di fondo, per cui ancora il migrante irregolare rischia di essere pensato, in alcuni contesti, come qualcuno di cui è possibile non occuparsi; in fondo diceva Sayad (2002) parliamo di un soggetto doppiamente colpevole, per il fatto di essere qui e per la sua condotta.”
La ricerca, che ha coinvolto almeno un Dipartimento/Servizio per ogni capoluogo, ha utilizzato come strumenti di indagine un questionario di 11 domande da fare on line e di interviste qualitative, che sono state fatte a quei servizi che apparivano (dai risultati del questionario) più organizzati nell’accoglienza di persone migranti.
I risultati del questionario confermano che tutti i Servizi contattati trattano utenti stranieri irregolari e garantiscono la terapia con farmaci sostitutivi, ma solo il 57%  dei servizi intervistati garantisce inserimenti in comunità. Altri dati: l’82% dei servizi dichiara di attuare interventi di RdD dando informazione sui servizi di prima necessità, ma solo il 23% ha gruppi di lavoro dedicati. Il 14% dichiara che gli sportelli ISI (Informazione Salute Immigrati), uffici competenti per il rilascio della tessera STP/ENI non sono presenti sul proprio territorio e almeno 1/3 delle persone straniere irregolari ha difficoltà ad ottenere la tessera. Quest’ultimo aspetto potrebbe quindi incidere negativamente sulla progettazione, da parte degli operatori dei Servizi, di percorsi terapeutici da svolgere in comunità.
La mediazione culturale è garantita nel 61% dei casi, anche se con questo termine si intendono interventi molto diversi tra loro. Quasi tutti i servizi però si sono dimostrati interessati a condividere esperienze e prassi di lavoro da poter promuovere.

MDD Medicina delle Dipendenze. Italian Journal of the Addiction. Migranti, fragili e dipendenze – 1. Numero 48 Dicembre 2022. Disponibile presso il CeSDA.

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