IL PRONTO SOCCORSO COME LUOGO PER CONTRASTARE LE DIAGNOSI TARDIVE DA HIV: UN PROGETTO PILOTA

data di pubblicazione:

5 Agosto 2022

In un articolo su Quotidianosanità.it si parla di un progetto pilota, no profit, finalizzato a contrastare le diagnosi tardive di HIV, che partirà presso il Pronto Soccorso del Policlinico Umberto I di Roma, dal prossimo settembre, e avrà la durata di 12 mesi. 

Se le terapie antiretrovirali, utilizzate in questi anni, sono riuscite a cronicizzare le infezioni da HIV, rendendo la malattia sempre meno invalidante, resta da promuovere una cultura della prevenzione che possa orientare le persone, soprattutto giovani, a fare il test anti HIV con maggiore consapevolezza.
Il progetto, frutto della collaborazione tra i medici del Dipartimento di Sanità Pubblica e Malattie Infettive e il Pronto Soccorso del Policlinico Umberto I, Università Sapienza di Roma, punta non solo a stimolare la consapevolezza  tra le persone sulla validità di un test fatto precocemente,  ma si propone anche “(…) un coinvolgimento attivo dei clinici che operano all’interno del pronto soccorso e che con maggiore frequenza intercettano soggetti con condizioni o patologie ‘indice’.
Obiettivi dello studio saranno quelli di “(…)  stimare la prevalenza di infezione da Hiv nei pazienti che afferiscono al PS, e in secondo luogo, si vuole migliorare il rapporto medico-paziente sul tema del test e della comunicazione della diagnosi mediante un aggiornamento culturale sull’infezione da Hiv, con particolare attenzione al concetto U=U”. Con le terapie attuali, se assunte correttamente, il concetto U=U (Undetectable=Untransmittable, Non rilevabile=Non trasmissibile) risulta di importanza fondamentale non solo nella percezione della malattia e sulla sua trasmissibilità, ma anche rispetto allo stigma che circonda le persone affette da HIV.
Risulta quindi fondamentale, attraverso una maggiore e capillare informazione, rendere maggiormente accessibili i test, soprattutto per i giovani, visto che una una diagnosi tardiva, soprattutto se in età avanzata, è spesso più complicata perché associata con altre patologie.

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