La Relazione annuale al Parlamento sullo stato delle tossicodipendenze in Italia, a cura del Dipartimento per le Politiche Antidroga della Presidenza del Consiglio, è disponibile e contiene, dal punto di vista delle proposte legislative, alcune novità di rilievo, a partire dai riferimenti alla depenalizzazione del consumo. La struttura della relazione è articolata in 7 parti, suddivise in 10 capitoli. La prima parte analizza il mercato delle sostanze stupefacenti, fornendo dati sui sequestri, sulle variazioni di prezzo e sulle analisi qualitative delle sostanze sequestrate. Inoltre, espone strategie mirate alla riduzione dell’offerta e si sofferma sulle denunce penali per i reati droga-correlati. La seconda e la terza parte analizzano la diffusione e le tendenze di consumo nella popolazione, nonché le attività di prevenzione del fenomeno delle dipendenze. La quarta parte è dedicata ai servizi di trattamento delle persone che presentano dipendenza da sostanze. La quinta parte tratta i danni correlati al consumo di sostanze stupefacenti a partire dall’incidentalità stradale. Le ultime due parti, infine, riguardano le attività promosse dal Dipartimento e i lavori svolti durante la VI Conferenza Nazionale sulle Dipendenze dal titolo “Oltre le Fragilità”, conclusa a Genova il 27 e 28 novembre 2021.
Fra i temi di maggiore interesse della Relazione, iniziamo dalle considerazioni sviluppate attorno alla pandemia: “La pandemia da COVID-19 ha avuto un impatto trasversale sull’articolato universo che gira attorno alle droghe. I settori diversi che lo compongono, però, hanno risposto in maniera disomogenea alle sollecitazioni dell’emergenza sanitaria. Da una parte l’impatto pandemico ha permesso di registrare una flessione nella percentuale dei giovani utilizzatori di sostanze psicoattive illegali, nel numero delle segnalazioni e delle denunce penali per reati commessi in violazione del DPR n.309/1990 e nel numero dei ricoveri e dei decessi drogacorrelati. Dall’altra è aumentata in maniera sensibile la quantità di sostanze intercettate nel nostro Paese, così come la percentuale di principio attivo rilevata nei campioni di hashish, crack e metamfetamine analizzati a seguito di sequestro. Sono inoltre state identificate 62 NPS, di cui 8 mai rilevate prima sul territorio nazionale”.
Per quanto riguarda il sistema di cura, sono 14.221 gli utenti presenti il 31 dicembre 2021 nelle 809 strutture riabilitative censite. Di questi, il 70% risulta in carico presso i servizi residenziali, l’8% in quelli semiresidenziali e il 22% in quelli ambulatoriali. Diminuiscono i ricoveri droga-correlati che nel 2020 sono stati 5.406 (8 ogni 10.000 ricoveri): per il 69% hanno riguardato pazienti di genere maschile e per l’8,7% persone di nazionalità straniera. L’età media dei ricoverati è di quasi 39 anni, con una differenza di genere di quasi 5 anni. Quasi il 50% dei ricoveri è da attribuirsi al consumo di sostanze miste o non specificate, soprattutto rispetto ai ricoveri femminili. Il 26% e il 19% dei ricoveri risultano direttamente correlati rispettivamente al consumo di cocaina e oppiacei, il 5,6% a quello di cannabis e lo 0,8% a quello di sostanze stimolanti o allucinogene. Metà dei 293 decessi del 2021 è stata attribuita all’intossicazione da oppiacei, l’overdose da cocaina/crack, invece, è stata rilevata in oltre 1/5 dei decessi e per quasi un decesso ogni quattro non è stata specificata la sostanza responsabile del decesso.
Nel 2021 i SerD (Servizi per le Dipendenze) hanno assistito 123.871 persone con Disturbo da Uso di Sostanze, il 13% erano nuovi trattati. L’86% uomini e il 68% del totale ha tra i 30 e i 54 anni, il 15% ha meno di 30 anni. Contrariamente alla vulgata popolare che le droghe siano un problema dei giovani, gli assistiti in trattamento hanno mediamente quasi 42 anni – più giovane l’utenza di genere femminile con un’età media di 40 anni in confronto ai 42 anni degli uomini. I nuovi utenti sono mediamente di 9 anni più giovani rispetto a quelli già in carico. Si registra che nel tempo l’uso di oppiacei è costantemente diminuito mentre è gradualmente aumentata la percentuale di trattamenti per uso di cocaina e crack. Nel 2021 il 61,5% delle persone in cura usa eroina come sostanza primaria, il 21,7% cocaina e l’11,4% cannabinoidi. Le sostanze assunte più frequentemente in uso secondario sono cocaina, cannabinoidi e alcol. Quasi il 60% delle persone in cura per Disturbo da Uso di Sostanze ha ricevuto prestazioni farmacologiche, oltre il 70% prestazioni psicosociali, il 79% sanitarie non farmacologiche. Il 2,3% è stato inserito in Comunità terapeutica (era il 6,4% nel 2020).
Fra le singole sostanze d’abuso, merita un approfondimento la cocaina: “L’aumento della disponibilità sul territorio si rispecchia anche nell’incremento rilevato per quanto riguarda non solo le segnalazioni per possesso, ma anche le denunce per reati collegati al traffico di cocaina (rispettivamente Artt.75, 73 e 74 del DPR n.309/1990). Nel 2021 la percentuale di denunce legate al traffico di cocaina sul totale tende a equipararsi a quelle per cannabis, mentre le denunce per associazione finalizzata al traffico raggiungono quota 65%. Guardando ai danni socio sanitari, è immediatamente evidente che la metà delle persone con disturbo da uso di sostanze ristrette in carcere sono assistite per uso primario di cocaina o crack, senza differenze rilevanti tra nuovi utenti e utenti già noti. Nel 2021 la cocaina è risultata la sostanza primariamente utilizzata dalla maggior parte delle persone in cura nelle comunità terapeutiche (37%), soprattutto in relazione all’utenza maschile e ai nuovi ingressi. Nel corso degli anni è inoltre aumentata gradualmente la percentuale di chi è in trattamento presso i SerD per uso di cocaina e crack. Nel 2021, il 22% degli assistiti in trattamento usa come sostanza primaria la cocaina, confermandosi la seconda sostanza più utilizzata dopo l’eroina. Relativamente alle persone che hanno chiesto aiuto per la prima volta nel 2021 per il proprio uso di cocaina, si registra un aumento della quota di assistiti, dato che non si registra fra coloro che hanno chiesto aiuto per uso primario di oppiacei o cannabinoidi. Negli ultimi anni si assiste inoltre a un inasprimento di altre conseguenze per la salute legate all’utilizzo della sostanza. I decessi correlati al consumo di cocaina, infatti, aumentano, registrando nell’ultimo triennio un tasso di mortalità pari a 1,7 decessi ogni 1.000.000 abitanti. In salita anche i ricoveri ospedalieri con diagnosi primaria correlata all’utilizzo di cocaina che passano dall’11% nel 2011 al 26% nel 2020; in particolare, i ricoveri maschili risultano raddoppiati e quelli femminili triplicati. L’unico indicatore in controtendenza è quello relativo al consumo; in base alle informazioni fornite da un campione di consumatori, l’utilizzo della sostanza risulta diminuito rispetto al 2018. La stessa tendenza si osserva fra i giovani studenti italiani”.
Appaiono in parte diverse le tendenze in atto sull’eroina: “Nel 2021 se in termini assoluti sono stati sequestrati quantitativi di eroina e altri oppiacei simili a quelli del biennio precedente, in termini relativi i quantitativi sequestrati sono in diminuzione e rappresentano poco meno dell’1% di tutte le sostanze sequestrate dalle Forze dell’Ordine. Un segnale in controtendenza arriva dalle analisi delle acque reflue che stimano un incremento di dosi giornaliere pari al 33%, che da 2,4 dosi ogni 1000 abitanti passano a 3,2. Resta stabile la percentuale di segnalazioni per il possesso ad uso personale, mentre diminuiscono le denunce per traffico e detenzione (Art.73 DPR n.309/1990) e tornano a crescere quelle per associazione finalizzata al traffico (Art.74 DPR n.309/1990). Gli oppiacei risultano, quindi, tra le sostanze meno diffuse in Italia, eppure restano protagoniste in molte aree di indagine, dalla domanda di trattamento alle conseguenze sanitarie. L’eroina rimane, infatti, la sostanza primaria maggiormente diffusa tra le persone che hanno richiesto un trattamento nei servizi Pubblici per le Dipendenze. Nei Servizi Pubblici, il 62% risulta in carico per eroina e, secondo i dati del Ministero degli Interni, il 30% dell’utenza del Privato Sociale è in cura per questa sostanza. Fra gli utenti utilizzatori primari eroina, la modalità d’assunzione maggiormente riferita è quella iniettiva (62,7%), aumentando esponenzialmente in questa popolazione il rischio di contrarre malattie infettive.”