DROGHE, LEGALI E ILLEGALI, E MERCATO

data di pubblicazione:

20 Settembre 2017

gatti r.Roberto Gatti, medico psichiatra e direttore del Dipartimento Dipendenze di Milano nella Agenzia di Tutela della Salute (ATS) di Milano, propone sul proprio blog una riflessione sulle contraddizioni relative alla percezione sociale dell’abuso di sostanze psicoattive. Esponendo i dati globali sui decessi attribuibili alle sostanze legali e illegali, Gatti si chiede a quale logica corrisponda la contraddizione esistente fra il diffuso allarmismo su aspetti specifici della questione “droga”, come il dibattito sulla legalizazione eo depenalizzazione delal cannabis e il sostanziale disinteresse -ai confini con un atteggiamento fatalista- sull’uso e sulle conseguenze negative dell’abuso delle droghe, specie di quelle legali. In estrema sintesi, la risposta fornita si concentra sulla dimensione economica del problema sostanze. “Il bevitore, il fumatore, il consumatore di droghe, l’abusatore di farmaci ecc. sono generatori di una ingente ricchezza e di un enorme e continuo flusso di danaro, soprattutto nella fase, relativamente lunga, che precede la cronicità conclamata e la malattia. E’ in questa fase che si “consuma” di più, si spende di più e si è pro-attivi nel coinvolgere altri nella medesima esperienza. Stiamo parlando di sostanze ma esistono anche consumi “additivi” non da sostanze e, quindi, il discorso potrebbe essere ancora più ampio anche se, per semplicità, lo limitiamo. Esistono, quindi, interessi economici molto forti rispetto al fatto che ci siano molte persone che vivono in situazioni a rischio e che, per quanto possibile, ci rimangano a lungo. Con gli opportuni investimenti, i mercati leciti ma anche quelli illeciti sono in grado di influenzare i comportamenti delle persone e lo dimostrano di continuo“.

Quali sono le strategie che, secondo Gatti, sono maggiormente impiegate per influenzare la percezione e i comportamenti dei consumatori rispetto alle sostanze? Sono essenzialmente quattro: 1) far credere che esiste un consumo responsabile e relativamente sicuro; 2) far credere che il consumo possa avere effetti benefici; 3) far credere che le conseguenze negative derivano da fatalità o sfortuna; 4) far credere che chi finisce in cura per dipendenza patologica sia un malato mentale. Le conclusioni tratte da Gatti sono: “Le droghe illecite sono un grande problema ma più piccolo di quello prodotto da alcol, tabacco e, probabilmente, da farmaci. Eppure a tutti sembra più grande, compreso a chi organizza il Sistema Socio-Sanitario. E se sorge il dubbio che i dati mondiali siano poco rappresentativi della situazione italiana, senza scomodare gli oncologi ed altri specialisti per quanto riguarda il fumo di tabacco,  basta chiedere a chi lavora in un pronto soccorso quali sono le urgenze. Poca droga degli zombi, dei cannibali, di Hitler o dell’ISIS ma molto alcol, veramente tanto: dagli incidenti stradali al coma per intossicazione.

Una coscienza collettiva migliore e più critica rispetto a questi fenomeni ed al loro dimensionamento farebbe bene a tutti, paradossalmente anche ai mercati leciti, dove gli operatori seri non hanno alcun interesse a trasformare i clienti in malati cronici ma, se non vogliono sparire, debbono adeguarsi alle strategie di chi, trovando terreno fertile nella nostra ignoranza, mira soprattutto quantitativamente a prodotti e situazioni ad hoc per incrementare il fatturato, costi quello che costi (naturalmente paghiamo noi)”.

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