GLI EFFETTI DELLA GUERRA ALLA DROGA SUGLI AFRO-AMERICANI: UNA NUOVA FORMA DI SEGREGAZIONE?

data di pubblicazione:

17 Marzo 2017

alexanderUna saggista afro-americana, Michelle Alexander, ha pubblicato un libro, “Il colore della giustizia“, la cui tesi di fondo, pur non essendo nuova, sta provocando interesse e polemiche: la guerra alla droga negli USA è funzionale alla riproduzione di un sistema di segregazione razziale dei neri. E’ noto che negli USA le statistiche sui crimini e sulle incarcerazioni mostrano differenze molto marcate a seconda dell’etnia di appartenenza. Basti citare due dati: nel 2006, 1 uomo nero su 14 era in prigione, rispetto ad 1 su 106 dei bianchi. Le statistiche mostrano che i neri e i bianchi hanno delle pratiche comparabili di consumo o di traffico di droga, ma in alcuni Stati, gli uomini afro-americani sono incarcerati per alcuni crimini da venti a cinquanta volte in piu’ che non i bianchi.
Secondo Alexander, per spiegare questo stato di cose, è quindi necessario collegare la questione penale alla questione dell’oppressione razziale. Come viene illustrato nell’articolo del quotidiano Libération, per la studiosa il sistema di discriminazione subito in modo selettivo dagli afro-americani presenta non poche similitudini con la schiavitù: si tratta sicuramente di una tesi “forte” e radicale, ma che ha degli argomenti dalla sua parte. “Si dimentica troppo spesso che la discriminazione non e’ vietata in Usa. Essa e’ legale per i criminali. Nel momento in cui si viene etichettati come “delinquenti”, un insieme di discriminazioni cascano su di te, facendoti appartenere ad uno statuto di inferiorita’ per, talvolta, tutta la tua vita: perdita del diritto di voto, divieto di abitare in alcuni quartieri, esclusione per le liste delle case popolari, legittimita’ della discriminazione sul lavoro, etc. “In quanto ‘criminale’, hai a malapena i tuoi diritti, e sei senza dubbio meno rispettato, cosi’ come un uomo nero che vive in Alabama o al culmine del sistema Jim Crow”, scrive Alexander. “I neri sono quelli maggiormente privati del diritto di voto che non nel 1870. I giovani uomini neri oggi hanno piu’ possibilita’ di soffrire di discriminazioni sul lavoro, sulla casa, sulle prestazioni sociali o nella partecipazione ad una giuria, rispetto all’uomo nero delle leggi Jim Crow”.

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