CANNABIS: VERSO LA LIBERALIZZAZIONE O IL MONOPOLIO DI STATO?

data di pubblicazione:

29 Gennaio 2016

imagesUn documento dell’associazione Million Marijuana March prende posizione in modo esplicito su una delle proposte di legge, riguardante la cannabis, depositate in Parlamento. Le tante incertezze ancora esistenti sul percorso legislativo che dovrebbe, nei prossimi mesi, approdare ad una proposta di legge in materia di cannabis, rende molto difficile allo stato attuale prevedere il tipo di impostazione che Governo e Parlamento privilegieranno. E’ noto che teoricamente esistono varie possibilità, da piccoli cambiamenti normativi (ad esempio, mantenere la cannabis nella tabella delle sostanze proibite, consentendone però l’utilizzo terapeutico), a modelli organici e più ambiziosi, che possono spaziare dalla legalizzazione sotto rigido controllo statale alla liberalizzazione, come sperimentato di recente in Colorado e in altri Stati nord-americani.Esaminando la proposta di legge sulla legalizzazione, il documento ne critica l’impostazione di fondo, ritenendone in particolare limitative le parti sull’auto-coltivazione. Il timore esplicitato è che la cannabis venga sì legalizzata, ma penalizzando fortemente le possibilità di coltivazione per uso personale, e privilegiando all’opposto un modello di uso commerciale della cannabis a favore del Monopolio di Stato e di gruppi privati. Infatti, analizzando gli articoli della proposta di legge, emerge che la coltivazione di cannabis sarebbe di fatto un monopolio statale, ma aperto alla concessione di licenze. Sostiene il documento: “È dichiarato esplicitamente l’intento del MONOPOLIO di STATO (vedi Art.5 «TITOLO II-BIS MONOPOLIO DELLA CANNABIS “..Art. 63-bis. – (Oggetto del monopolio). – 1. La coltivazione, la lavorazione e la vendita della cannabis e dei suoi derivati sono soggette a monopolio di Stato in tutto il territorio della Repubblica..”). Risulta evidente la finalità del reperire risorse con la cannabis tramite le concessioni ai rivenditori, con il meccanismo delle licenze descritto all’articolo 63, in negozi a questo esclusivamente dedicati (che sarebbero l’evoluzione degli attuali grow shop)

Art. 63-sexies. – (Licenza di vendita al dettaglio della cannabis e dei prodotti da essa derivati). – 1. L’Agenzia delle dogane e dei monopoli può autorizzare la vendita al dettaglio della cannabis e dei prodotti da essa derivati a persone maggiorenni, in esercizi commerciali destinati esclusivamente a tale attività.) (…) E lo stesso vale per i CSC: « 1-ter. È consentita la coltivazione di cannabis in forma associata, ai sensi del titolo II del libro primo del codice civile, nei limiti quantitativi di cui al comma 1-bis, in misura proporzionata al numero degli associati. A tale fine il responsabile legale invia una comunicazione all’ufficio regionale dei monopoli di Stato territorialmente competente, ai sensi del citato comma 1-bis..”. Poi ci domandiamo perché ai Monopoli e non alla Prefettura? E sarebbe comunque bizzarro e anomalo, visto che tutte le leggi della Repubblica stabiliscono cos’è legale e cosa non lo è, oppure oltre quale limite una condotta diventa illegale. Se fino a cinque piante fosse veramente legale non si dovrebbe comunicare nulla a nessuno: in autostrada è lecito guidare fino ad una velocità di 130 KM orari, ma non risulta fino ad ora che prima di imboccarla si debba inviare comunicazione alla motorizzazione civile nella quale si dichiari luogo di partenza e destinazione, che saranno percorsi senza oltrepassare i limiti consentiti e di non avere bevuto alcolici!.

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