L'ASCESA DELLE DROGHE ACQUISTATE IN RETE

data di pubblicazione:

27 Agosto 2015

SMART DRUGSMutanti, non regolamentate, pericolose: sono le nuove sostanze psicoattive, sempre di più online. Importate dalla Cina, lavorate in Europa, vendute su siti Web in pacchetti colorati. Così funziona lo slalom tra molecole, packaging, leggi e domini internet.

L’inchiesta inglese nasce nel 2013, quando la polizia delle isole del Canale della Manica, in particolare di Jersey, nota un’improvvisa impennata di intossicazioni e malori fra i giovani del luogo, attribuendoli a prodotti non ben identificati. Inizia dunque a intercettare dei pacchi postali che nascondono diversi tipi di legal highs, sostanze che non sono “tabellate”, non rientrano nei divieti della legislazione sulle droghe. Alcune di queste sono vendute come prodotti per la ricerca. Alcune possono essere commercializzate ma non per il consumo umano. Alcune mescolano componenti diversi, confezionati in pacchetti colorati e curati, ma vai a sapere cosa c’è dentro. Le autorità fanno delle analisi, scoprendo che il 77%di questi prodotti, spacciati per legal highs, in realtà contengono sostanze illegali. E che arrivano dagli uffici postali di Bolton, zona di Manchester, un tempo protagonista della rivoluzione industriale e della classe operaia, poi della sua crisi rappresentata nei film di Ken Loach, e infine, a quanto pare, di una nuova e ambigua imprenditorialità che gioca con le opportunità della Rete da un lato, e le contraddizioni della guerra alla droga dall’altro.

Quando nel maggio 2013 arriva il raid delle forze dell’ordine, viene scoperchiata una vera fabbrica di sostanze. Fra le mura di mattoni rossi dello stabilimento Drake Mill di Farnworth a Bolton, un tempo adibito, come molti altri della zona, alla produzione tessile, gli agenti trovano una fabbrica di stupefacenti piena di macchinari e divisa per aree: stoccaggio, conservazione, confezionamento, spedizione. La materia prima, in un percorso che vedremo usuale, arriva dalla Cina. Nei capannoni di Bolton – che i gestori avevano soprannominato Area51, dalla base militare americana leggendaria per segretezza e mistero – viene lavorata, mescolata, impacchettata e brandizzata. In due anni sono stati venduti così 200 chili di sostanze, per 4 milioni di sterline di incasso, sostengono gli inquirenti.

Il sito – raggiungibile da chiunque sulla Rete normale – si presentava come un negozio legale e a norma. Aveva oltre 18mila clienti. I pacchi con i suoi prodotti, spediti in tutto il mondo, garantivano un’aria anonima e al loro interno contenevano anche magliette o libri. Oltre che droghe sintetiche proibite, insieme a miscele di erbe, e in generale nuove sostanze psicoattive (questo è il termine più tecnico e onnicomprensivo) non catalogate dallo Stato e altre invece appena messe al bando. Un calderone legale, chimico e commerciale da far girare la testa.

Legali, illegali, non pervenute: la girandola delle legal highs

Le legal highs – ma il termine più corretto è appunto nuove sostanze psicoattive (NPS), non disciplinate dalle convenzioni Onu e dalle leggi nazionali – spesso hanno una composizione chimica lievemente diversa rispetto alle droghe illegali; in questo modo restano tecnicamente lecite, anche se sono realizzate in modo da suscitare effetti simili, a volte anche più potenti, di cocaina, cannabis, ecstasy, psichedelici vari. Naturalmente, proprio per l’assenza di ricerche sulle stesse, i rischi sono anche più elevati. In una continua rincorsa, mentre alcune di queste sostanze diventano illegali anno dopo anno, ne arrivano di nuove e non classificate a centinaia. Alcune sono vendute in negozi fisici, smartshop che mescolano gadget per la cannabis, erbe africane, asiatiche e sudamericane, e legal highs.

La maggior parte si trova invece online, in siti accessibili da chiunque, e non nel famigerato Dark Web. La ragione è che in alcuni Paesi, come la Gran Bretagna o l’Olanda, queste attività sono formalmente lecite. Ma il business sta spesso nel forzare i limiti legali, navigando nella zona grigia delle chimica e della denominazione di utilizzo delle sostanze, e giocando con le legislazioni di Paesi diversi. Ad esempio il mefedrone (noto anche come mcat o meow meow) è un sostituto dell’ecstasy che circola da anni, oggi illegale in vari Paesi per il consumo umano; può tuttavia essere presentato come fertilizzante o sali da bagno. Siti come Buy-mephedrone-online, localizzati in UK, spediscono in tutto il mondo questa sostanza, dopo essersi approvvigionati da India e Cina.

Una semplice ricerca su Google per Research Chemicals porterà a una serie di siti dai domini simili. Qui si trovano sostanze dai nomi impronunciabili come 5F-AKB-48: ingrediente usato in miscele di cannabinoidi sintetici – dice la scheda prodotto – “al bando in Nuova Zelanda e Giappone ma del tutto legale in UK”. Venduto solo per ricerca, ovviamente. Vietato il consumo umano, è la frase conclusiva ricorrente.

Siti come Official Benzo Fury spediscono in molti Paesi (inclusa l’Italia) sostanze come la Nitrocaina, una molecola analoga alla dimetocaina, anestetico locale con attività simile a quella della cocaina, ma di cui – fino a due anni fa – i documenti del nostro Dipartimento per le Politiche Anti-Droga riconoscevano di non sapere pressoché nulla.

Hsl head shop è uno smartshop inglese, sia fisico che digitale, che vende prodotti come Go Gaine, sostanza per la ricerca molto popolare fra i consumatori quale sostitutivo di cocaina, ecstasy e speed, confezionata in bustine luccicanti e colorate; oppure Etizolam, una benzodiazepina segnalata dal nostro Sistema nazionale di allerta precoce.

Molecole, sigle, nomi, pacchetti cambiano in continuazione in un’offerta snervante. Poi ci sono alcuni sempreverdi, prodotti naturali in circolazione da anni ma niente affatto innocui, come la Salvia divinorum. Si tratta di un’erba originaria del Messico con potenti effetti allucinogeni, illegale nel nostro Paese. Ci sono negozi online intitolati solo a questa pianta: siti registrati in UK, ma che hanno versioni in italiano. Gli effetti? “L’ho fumata una volta”, racconta alla Stampa sotto anonimato un suo consumatore occasionale. “Mi sono sentito una botta in testa, la sensazione di muovere le braccia come due ali, poi come se mi tirassero i capelli e avessi un tubo in gola. È durato pochi minuti, dopo mi è venuto mal di testa. E non, non lo rifarei, troppo impatto”.

Un’altra pianta che va per la maggiore ultimamente è il Kratom, originaria della Thailandia e Malesia, con effetti stimolanti ed euforici. Questa, insieme alla Salvia, ai kit per la coltivazione di funghetti, ai semi di LSA (amide dell’acido lisergico), di cannabis e di una liana hawaiana (Hawaiian baby woodrose) sono i prodotti più venduti del negozio online Azarius, registrato in Olanda e localizzato anche in (perfetto) italiano. Qui però se si prova a comprare Salvia divinorum dall’Italia non si riesce. “Verifichiamo se i prodotti sono legali nei vari Paesi e, se non lo sono, non facciamo spedizioni in quei posti”, spiega alla Stampa Jakobien van der Weijden, responsabile del marketing del negozio. “Tuttavia le restrizioni cambiano spesso e non abbiamo sempre chiaro come dobbiamo comportarci (anche in Olanda), dunque la responsabilità finale ricade sul consumatore”. Azarius vende soprattutto nei Paesi Bassi, Germania e Francia, “ma l’Italia è in crescita”, almeno per prodotti non ancora vietati.

Altro sito registrato in Olanda con una versione in lingua italiana è Zamnesia, i cui prodotti si possono comprare anche inviando per posta una busta coi soldi. Garantiti spedizione e imballaggio anonimi. Entrambi i siti erano stati oscurati per gli utenti italiani nel 2013 con un decreto di inibizione. Azarius sembra aver risolto limitando le spedizioni. La versione italiana di Zamnesia è raggiungibile solo con un proxy, ma resta attiva. Se si fa un ordine, ad esempio di Salvia divinorum, non ci sono ostacoli all’acquisto ed è possibile pagare anche inviando “contanti in una busta resistente”, ci comunica la mail.

Un mercato su di giri

Il mercato delle nuove sostanze psicoattive è in netta crescita negli ultimi anni nel Vecchio continente. Attualmente in Europa sono monitorate più di 450 nuove sostanze; nel solo 2014 ne sono state individuate 101 nuove. Dal 2005 al 2013 ne sono state sequestrate 3,1 tonnellate: il numero di sequestri è aumentato di 7 volte tra il 2008 e il 2013. Sono vendute sia in negozi fisici, soprattutto in Paesi che ne consentono più facilmente la commercializzazione, sia in Rete.

Online nel 2013 c’erano 651 siti che vendevano legal highs a europei. E a volte la repressione sul piano fisico porta solo a un incremento della distribuzione digitale. “Nel 2010 il governo polacco ha proibito gli smart shop, chiudendo quelli sul territorio. Se ne sono sviluppati molti online, con il server in altri Paesi”, spiega alla Stampa Daniel Dudek, esperto di droghe sintetiche dell’Europol.

Anche in Italia c’è stato uno spostamento delle droghe sintetiche dai negozi fisici a quelli online. Il Dipartimento per le Politiche Anti-Droga ha una specifica unità di monitoraggio web per l’individuazione dei siti che commercializzano le nuove droghe e anche, forse questo è meno noto, per l’individuazione di rave party. Fra il 2010 e il 2014 ne sono stati impediti 43, circa il 40 per cento di quelli individuati. Nello stesso periodo, “sono stati individuati 106 siti web in lingua italiana con server localizzato all’interno dei confini nazionali, e sono state segnalate 543 pagine web. Le segnalazioni (…) hanno avuto come esito nel 67,03% dei casi la rimozione dell’annuncio”, scrive la relazione annuale al Parlamento del Dipartimento nel 2014.

Droghe di superficie

Sono quattro i segmenti principali del mercato online delle nuove sostanze psicoattive: negozi che le vendono come prodotti per la ricerca, con il loro nome chimico; negozi più commerciali, che le vendono con nomi brandizzati e ammiccanti; inserzioni su siti e bacheche pubbliche; e infine il settore, ancora emergente, del Deep o Dark Web, le reti anonime raggiungibili solo con particolari software.

Nel mondo sommerso della Rete però ad andare per la maggiore sono le droghe tradizionali, cannabis in primis, e dai singoli venditori le nuove droghe sono viste come un ripiego, oltre che roba di bassa qualità. “Legal highs? Ci interessano poco”, mi dice un venditore italiano di droghe tradizionali del Deep Web. Tuttavia una semplice query sul motore di ricerca Grams, specializzato nel cercare sostanze nelle darknet, mostra come sui mercati neri (e illegali) del Deep, siti specializzati come Agora e Abraxas, si trovino ovviamente anche alcune smart drug.

Gli ultimi sviluppi del mercato delle nuove sostanze psicoattive – nota il rapporto 2015 del Centro europeo di monitoraggio sulle droghe e le nuove dipendenze (EMCDDA) – mostrano infatti una ibridizzazione tra il segmento più commerciale e quello di “chimica per la ricerca”, così come fra vendite fatte sul Web in superficie e quello più profondo.

Ma resta un fatto: il Deep Web, additato spesso come luogo online di approvvigionamento di droghe, conta su una cinquantina di siti (credibili e funzionanti anche meno) su cui circolano soprattutto droghe tradizionali e conosciute, e dove, secondo alcuni studi, il sistema di feedback dei compratori e l’ambiente chiuso manterrebbero un discreto livello di purezza delle sostanze.

Nel mentre, sulla Rete in chiaro, in superficie, accessibile da chiunque senza particolari software e conoscenze, ci sono oltre 600 siti che vendono centinaia di sostanze psicotrope, alcune delle quali sconosciute e i cui effetti sono imprevedibili e non studiati da nessuno.

Del resto anche il rapporto del Centro europeo di monitoraggio sulle droghe non ha dubbi: si registra molta più attività sui siti di nuove sostanze psicoattive, rispetto al Deep, anche perché si trae vantaggio dalle scorciatoie e i buchi fra le diverse legislazioni.

“Ma non c’è garanzia di sapere cosa c’è in quei prodotti, che spesso sono usati dal mercato clandestino come test: se ad esempio fanno morti vuol dire che non sono abbastanza validi e sono ritirati dal mercato”, spiega alla Stampa Sandro Libianchi, medico esperto di tossicodipendenze e Presidente del Coordinamento Nazionale degli Operatori per la Salute nelle Carceri Italiane. “Prima di essere messe al bando queste nuove sostanze devono essere sequestrate, analizzate a livello chimico e legale e infine inserite nelle tabelle attraverso un decreto. Il percorso dalla produzione clandestina all’immissione nelle tabelle può essere lungo”.

Il senso del Dragone per le droghe

Anche per Dudek, l’esperto dell’Europol, le nuove sostanze sono “una roulette russa”, più pericolose delle droghe tradizionali. “Non ci sono controlli, non si sa come interagiscono con altre sostanze, appaiono e spariscono in continuazione, quando qualcuna è messa in una tabella e viene regolamentata ne appare un’altra simile: il 90% delle stesse scompaiono o vengono sostituite dopo un certo lasso di tempo”.

E, conferma Dudek, la materia prima arriva in larghissima parte dalla Cina. “Per loro è un business legale”, ci dice. Un affare che ultimamente sta creando tensioni con alcuni Stati occidentali. Secondo la Dea, l’agenzia antidroga statunitense, gran parte degli ingredienti alla base della meth o metanfetamina (una sostanza simile all’anfetamina) che è smerciata negli Stati Uniti arrivano dalla Repubblica popolare cinese, salvo essere poi rielaborati dai cartelli messicani. Nel 2013 il governo di Pechino ha smantellato 390 laboratori illegali di meth, ma molte di queste attività svicolano da una legislazione nazionale non particolarmente restrittiva lavorando sulle molecole delle sostanze o sulla loro destinazione d’uso – vendendole cioè come fertilizzanti, pesticidi, prodotti per la ricerca ecc.

Come ha verificato La Stampa, trovare aziende cinesi da cui comprare in quantità ingredienti per le nuove sostanze psicoattive non è affatto difficile. Siti come il cinese ITN -Trade Market o il sudcoreano EcPlaza mettono in contatto fornitori e compratori di tutto il mondo di merci di ogni genere, inclusi vari tipi di droghe sintetiche. Un’altra nuova sostanza in crescita sul mercato, come ci conferma Dudek e si può notare anche dalle ricerche degli utenti su Google è la alpha-PVP, una sorta di mefedrone di seconda generazione e nota fra i consumatori come flakka. Chimicamente simile ai cosiddetti “sali da bagno”, ovvero ai catinoni sintetici, sostanze con effetti analoghi a cocaina ed ecstasy, può causare paranoia, allucinazioni e delirio. Venduta sotto forma di cristalli bianchi o rosa che sono mangiati, inalati, iniettati o fumati, è stata associata a vari decessi e induce forte dipendenza.

Anche l’alpha-PVP si trova facilmente online attraverso compagnie cinesi. Ma, ha notato la Stampa, anche da imprese ucraine. Ad esempio la Rannion Energy, sede a Odessa, che si presenta come azienda di energy drinks, bevande energizzanti, ma che vende anche prodotti come questi. “Spedizioni in tutto il mondo e discrezione garantita”, si dice sul sito. Un’azienda turca, la GlobalReserachChem, vende sia sul sito che su EcPlaza i “sali da bagno”, nome con cui in genere si indicano i catinoni sintetici, come il mefedrone: per 15 euro si acquistano 500 mg di Black Diamond Novelty, una “miscela di sostanze chimiche psicoattive per la ricerca che sono inalate, ingerite, iniettate o fumate per il loro effetto simile all’anfetamina e alla cocaina”, dice la scheda prodotto.

Nel grande bazar delle piattaforme orientali che mettono in contatto fornitori e compratori di prodotti parafarmaceutici, per la ricerca o simili, c’è spazio anche per venditori italiani, o apparentemente italiani, come la Med Pharmacy srl (ubicata a Milano ma a un indirizzo non esistente), che tra le varie sostanze vende una certa Cocainee (sic!), ma anche alpha-PVP ecc

Tra l’altro, le aziende cinesi forniscono anche il packaging. Ad esempio la Shenzhen Source Pack Limited è una compagnia del Guangdong che vende buste e confezioni di vario tipo per prodotti alimentari e non. Sul sito di ecommerce Alibaba smercia tra le altre cose le bustine colorate e brandizzate per la Go Gaine – come abbiamo già visto, prodotto di spicco dei negozi di legal highs occidentali.

Quindi dalla Cina (e in misura minore altri Paesi: il mefedrone ad esempio è venduto anche da aziende del Camerun; butilone e metanfetamina da società polacche) arriva la materia prima, che viene rilavorata e confezionata in “cucine” e fabbriche occidentali, talvolta ex-fabbriche e capannoni industriali come quello di Bolton, impacchettata in buste colorate e laminate (a prova di odore, specificano tra le caratteristiche) realizzate sempre in Oriente, e venduta attraverso negozi fisici e online in Europa e altrove, facendo lo slalom tra leggi, tabelle e regolamenti. In alcuni casi questi negozi affiancano sostanze dagli effetti molto pesanti a mix erboristici apparentemente innocui, inducendo nei consumatori l’impressione di stare ordinando qualcosa di legale, sicuro, esotico e “grazioso”.

Cosa spinge le nuove sostanze

Se è vero che le nuove sostanze psicoattive sono in crescita, le ragioni di questo boom tuttavia sono diverse e complesse. Da un lato ci può essere, a livello psicologico e sociologico, il desiderio di sperimentare. “Persone che cercano novità nell’ambito delle sostanze, che vogliono provare nuove soluzioni”, commenta Liberti. Poi certamente contribuisce il packaging e l’aspetto con cui vengono presentate: nomi seducenti, estetica curata, pasticche a forma di cuore ecc. Ma non è da sottovalutare il fatto che molte di queste sostanze appaiano o siano presentate come legali o quasi. Non a caso i siti che le vendono puntano su concetti come: “non rimane traccia nelle analisi antidroga“, o un opinabile: “non provoca effetti collaterali”.

Il sito spagnolo Subido legal presenta così White China, ufficialmente una sostanza in polvere per la ricerca, di fatto un prodotto da sballo molto diffuso nei negozi online: “Polvere di buonissima qualità, con gli effetti più simili alla cocaina. Questa polvere legale provoca: stimolazione mentale e motivazionale, euforia, creatività, produttività, sentimento di empatia, incremento dello stato di allerta; in alcuni caso eccitazione sessuale”. Ma, avvisa Libianchi, comprare queste sostanze, oltre che pericoloso per la salute lo è anche dal punto di vista legale: si può rischiare traffico internazionale di stupefacenti.

Ad alimentare il mercato delle nuove sostanze psicoattive, secondo vari esperti, è stato però proprio il fallimento delle politiche statali di guerra alla droga. In Uk è in corso un dibattito acceso su cosa fare del mercato delle legal highs, con il governo che ora vorrebbe correre ai ripari e mettere al bando le nuove sostanze.

Che tuttavia – nota David Nutt, neuropsicofarmacologo all’Imperial College di Londra, presidente di DrugScience.org.uk e autore di libri critici delle politiche britanniche sulle sostanze – sono state spinte proprio dalle precedenti politiche repressive. Insomma: limitando la disponibilità di droghe dagli effetti noti – argomenta Nutt – si è spalancata la porta ad altre, più pericolose. Un caso esemplare è quello del PMA che ha sostituito il Mdma. Il Pma è una sostanza di sintesi (non nuova in realtà, ma riemersa recentemente) che ha iniziato a circolare come rimpiazzo dell’ecstasy, sotto forma di pillole rosa col logo di Superman, ma che rispetto alla prima è molto più pericolosa. Secondo Nutt, il riemergere della tossica PMA in Gran Bretagna avrebbe a che fare con il contrasto e la riduzione del Mdma e sarebbe un esempio di come il mero proibizionismo di determinate sostanze possa alimentare alternative peggiori.

Che si concordi o meno con Nutt, bisogna prendere atto di due elementi di novità del mercato degli ultimi anni: nuove sostanze psicoattive a non finire e siti online che riparano in diverse giurisdizioni. Una fuga continua di molecola in molecola e di dominio in dominio che sembra difficile imbrigliare con una legge.

In questi giorni la Gran Bretagna ha temporaneamente vietato l’importazione e la produzione di due nuove sostanze, il 4-MeTMP, uno stimolante analogo al Ritalin, il discusso psicofarmaco usato per il trattamento dei disturbi di deficit dell’attenzione; e l’HDEP-28, legato al Benzo Fury, un altro stimolante con effetti simili all’anfetamina. Non sono le prime: dal 2010 a oggi il governo di Londra ha messo al bando o sotto controllo oltre 500 nuove sostanze. Eppure “non c’è alcun segno che il tasso di creazione delle stesse sia in diminuzione”, ha scritto il Guardian in un editoriale.

E mentre le legal highs ormai si trovano in 95 Paesi al mondo, “iniziamo ad avere indicazioni sul fatto che in questo mercato emergente si sta muovendo anche il crimine organizzato”, spiega Dudek. “Ci sono diversi livelli di intervento ma il primo è sicuramente la prevenzione”, conclude Libianchi. Il che vuol dire andare da un lato nelle scuole e informare i ragazzi; dall’altro nei luoghi della movida, “con banchetti che testano anche le sostanze sul posto, spiegando alle persone i rischi che corrono”.

Sembrano lontani i tempi delle prime inserzioni online. Già, perché dalla Rete la droga non è mai mancata, come si vede dagli annunci di singoli utenti nei newsgroup su Usenet a metà degli anni ’90. Oggi però i navigatori si trovano davanti a siti che pullulano di bustine sgargianti, campioni omaggio, miscele misteriose ma confezionate come le vitamine dell’erborista sotto casa, schede prodotto che parlano di incoraggiare la creatività e sollevare lo spirito. E a una crescente industria globalizzata che le commercia online – insieme a partite di pollo congelato, pannolini, fertilizzanti veri e falsi – per poi spedirle in tutto il mondo. Ah, naturalmente molte delle confezioni citate non sono per il consumo umano. Lo chiamano collezionismo. Pagabile comodamente anche con le più note carte di credito. E alla fine del processo: Condividi su Facebook.

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