A seguito dell’evasione di 7 giovani dall’ dall’Istituto penale minorile di Milano «Cesare Beccaria», avvenuta nei giorni scorsi, vale la pena soffermarsi sui numeri e sulla situazione delle comunità residenziali per minori sul territorio nazionale. Queste strutture rimangono una alternativa fondamentale agli istituti penali dove spesso le condizioni di vita non sono adatte per sostenere i processi evolutivi che devono affrontare i giovani detenuti. Una prima e importante distinzione, che si legge sull’approfondimento che si trova sul sito dell’associazione Antigone, riguarda la gestione di queste comunità.
Su un totale di 637 comunità residenziali che accolgono minori o giovani adulti sottoposti procedimenti penali, solo tre sono gestite direttamente dal Dipartimento per la Giustizia Minorile.
Le restanti 634 sono gestite da comunità, associazioni e cooperative sociali che stipulano convenzioni con i Centri per la giustizia minorile. La caratteristica che devono avere queste comunità è quella di un’organizzazione di tipo familiare, che prevede la presenza di diverse professionalità e che devono essere riconosciute a livello regionale (art. 10, D. Lgs 272/1989).
Queste comunità in passato ospitavano nella stessa struttura minorenni sottoposti a procedimento penale, o in esecuzione di pena, insieme a giovani provenienti dall’area della giustizia civile, al fine “(…) di un’integrazione tra i settori capace di evitare isolamenti potenzialmente malsani”.
Poi dal 2018, con il D. Lgs. 121/2018, questo requisito è venuto a cadere e le comunità possono ospitare anche solo giovani sottoposti a procedimento penale. Di fatto “Le comunità svolgono un ruolo di rilievo nel sistema della giustizia minorile, un ruolo che si impone anche per quanto riguarda la parte della giustizia penale, permettendo misure cautelari meno afflittive del carcere qualora se ne ravvisi la necessità, o la possibilità di accedere a misure penali che presuppongono un domicilio anche in mancanza di adeguati sostegni familiari”.
Riguardo alla presenza di queste comunità sul territorio nazionale è evidente una disparità numerica, con la Lombardia che ne ha ben 118, mentre la Calabria solo 11. Una disomogeneità che incide fortemente sulla qualità delle relazioni con la famiglia di provenienza, che trovandosi a grande distanza dalle comunità ospitanti potrebbe avere più difficoltà a sostenere il percorso dei figli o figlie.
Nel corso del 2021 sono stati 1.544 i collocamenti in comunità nell’ambito penale, di cui 749 dovuti a misure cautelari, mentre 325 sono inserimenti nell’ambito di un provvedimento di messa alla prova.
Per quanto riguarda i motivi dei collocamenti in comunità il 56% era rappresentato da delitti contro il patrimonio, il 21,7% da delitti contro la persona, il 12,5% dalla violazione della normativa sugli stupefacenti e il 4,9% sia per maltrattamenti in famiglia che per violenza o resistenza a pubblico ufficiale.
Rispetto all’età degli inserimenti i dati mostrano che i minorenni vengono collocati in percentuale maggiore nelle comunità rispetto al carcere, evidenziando” (…) come il sistema sia volto a cercare per i giovanissimi l’applicazione di misure meno contenitive”, ma questo non vale per tutti, infatti i dati indicano che i minorenni stranieri trovano più difficoltà ad essere inseriti in percorsi alternativi rispetto ai loro coetanei italiani.
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Nell’ambito delle attività di prevenzione della UFM SERT C del Quartiere 5, da Gennaio 2013 è attiva formalmente una collaborazione tra l’UFM SERT C e il Dipartimento NEUROFARBA, Sezione di Psicologia, Università degli Studi di Firenze, finalizzata all’attività progettuale sul gioco d’azzardo denominata: “Gambling e Adolescenti: promuovere un comportamento responsabile”. QUANDO GLI ADOLESCENTI SI METTONO IN GIOCO ...d'azzardo
COCAINA: PROGETTO OCEANO
"Se rischia di portarti alla deriva, prova a navigare in acque più sicure"
Il progetto prevedeva l'attivazione di tre punti di ascolto presso i Pronto Soccorso degli Ospedali Torregalli, OSMA (Ponte a Niccheri) e Mugello rivolti a consumatori di cocaina, ma anche per familiari e amici al fine di offrire informazioni e chiarimenti sulle conseguenze del suo utilizzo.
I risultati del progetto -concluso lo scorso anno- sono stati presentati nel corso di un evento formativo che si è svolto il 25 Settembre 2015, oggi sono disponibili gli atti del convegno.
ATTI PROGETTO OCEANO