TATUAGGI E INFEZIONI: IL REPORT DELLA COMMISSIONE UE

data di pubblicazione:

29 Agosto 2016

report Safety of tattoos and permanent make upBruxelles predispone un rapporto che fotografa la situazione di un fenomeno in crescita e che coinvolge 60 milioni di cittadini dell’Unione. Sotto la lente le sostanze (coloranti e additivi) contenute nei pigmenti. Proposta una stretta ai controlli e regoli più uniformi a livello europeo che potenzi la Risoluzione del 2008. In Italia la pratica è normata ma non c’è una vera e propria legge ad hoc. E in Senato giace una proposta di legge dal 2013.
Pigmenti scadenti e non autorizzati per l’uso in prodotti cosmetici, uso massiccio di coloranti pericolosi e laboratori senza requisiti igienici. Tutti fattori che rischiano di provocare infezioni, allergie acute e ipersensibilità ritardata ma che non si esclude possano anche far venire il cancro. È sì, perché negli inchiostri spesso sono previste sostanze come idrocarburi policiclici aromatici, ammine aromatiche primarie, metalli pesanti e conservanti, tutte sostanze che entrano nel nostro organismo in seguito ad un tatuaggio (o ad un’opera di body art).

Questi alcuni dei rischi che insieme ai numeri e alle proposte sono contenuti nel report Safety of tattoos and permanent make up della commissione Ue che propone un’armonizzazione delle norme a livello europeo e una stretta sui controlli e le misure previste dal la Risoluzione ResAP del 20 febbraio 2008 che indica requisiti e criteri per la valutazione della sicurezza dei tatuaggi.

Il rapporto fotografa innanzitutto i numeri.
Le statistiche mostrano che il 12% degli europei (circa 60 milioni) e il 24% dei cittadini degli Stati Uniti sono tatuati (vedi primo report italiano dell’Iss). A testimoniare l’avanzata del fenomeno è il fatto che ad avere un tatuaggio sono in prevalenza i giovani, che in alcuni casi sono il doppio rispetto agli adulti. Evidenziato anche come in molti paesi, nelle giovani generazioni, sono più le donne degli uomini ad avere un tatuaggio.

Pigmenti ‘fuori legge’.
Gli inchiostri per i tatuaggi contengono diversi ingredienti, più delle impurità. Più di 100 coloranti e 100 additivi sono in uso. La maggior parte degli inchiostri tatuaggio sul mercato UE sono importati dagli Stati Uniti, mentre gli inchiostri per il trucco permanente sono in genere prodotti in Europa.
Il Rapporto però evidenzia come molti dei “pigmenti utilizzati non sono prodotti specificatamente per i tatuaggi e in genere mostrano bassa purezza”. “Oltre l’80% dei coloranti in uso sono organici e più del 60% di loro sono azopigmenti, alcuni dei quali possono liberare ammine aromatiche cancerogene”. Con rischi che aumentano se si prende il sole o si fanno terapie laser.

Le sostanze pericolose.
Tra le sostanze chimiche pericolose che sono state trovate sul mercato europeo vi sono gli: Idrocarburi policiclici aromatici (IPA) (43%), ammine aromatiche primarie (PAA) (14%), metalli pesanti (9%) e conservanti (6%), così come la contaminazione microbiologica (11%) sono stati rilevati nelle percentuali indicate dei campioni analizzati”.
In ogni caso il rapporto rimarca come in “assenza di una raccolta sistematica dei dati, la reale prevalenza delle complicanze da tatuaggio (prevalentemente di natura dermatologica) è attualmente sconosciuta. La maggior parte dei reclami sono transitori e inerenti al processo di guarigione delle ferite, ma in alcuni casi, fino al 5% delle persone tatuate (circa 3 mln), possono verificarsi infezioni batteriche, specialmente in ambienti poco igienici”.

Allergie acute e ipersensibilità ritardata rappresentano la maggior parte delle complicazioni.
Fenomeno più elevato per le parti rosse e nere dei tatuaggi. Tali reazioni non specifiche, spesso aggravate da esposizione al sole, sono imprevedibili e possono a volte apparire dopo una latenza lunga (decenni). Ulteriori effetti negativi per la salute, come disturbi della pigmentazione della pelle si possono incontrare nel 5-15% dei pazienti con terapia laser, che non è sempre efficace nel rimuovere completamente i tatuaggi indesiderati.

Il ‘possibile rischio’ cancro.
Lo studio specifica come “il rischio di cancro da procedure di tatuaggio non è stata né dimostrata né però esclusa”. Sulla base dell’esperienza acquisita nell’attuazione delle leggi nazionali e del CoE ResAPs, gli esperti hanno convenuto che un aggiornamento dei requisiti chimici e di etichettatura sarebbe auspicabile.

La bassa percezione dei pericoli.
Nella popolazione vi è una bassa percezione del rischio. Ci si basa principalmente sulle informazioni fornite dai tatuatori, genitori o amici, o attraverso i mass media e internet. Tra gli studenti, la consapevolezza sui rischi infettivi sembra essere più elevato che in quelle non infettive, ma che la conoscenza è spesso solo superficiale”.

Norme più uniformi a livello Ue.
“A causa della grande varietà di quadri normativi nei vari Stati membri- rileva la commissione Ue – alcuni prodotti possono essere venduti in alcuni Stati membri, ma non in altri, a causa dei diversi requisiti chimici o di autorizzazione, con il risultato di una frammentazione del mercato interno”.
Il rischio è che il fenomeno “possa anche avere un impatto sulla protezione della salute dei consumatori”. Senza considerare come in parallelo, le procedure di rimozione sono sempre più frequenti.
In sostanza gli “effetti negativi sulla salute legati all’applicazione e la rimozione di tatuaggi sono riportati in letteratura ma i potenziali effetti a lungo termine dell’esposizione ai prodotti chimici in inchiostri sono ancora sconosciuti e potrebbero diventare critici nel tempo a causa del numero elevato di persone tatuate”.

Le proposte.
Lo Studio propone di implementare “l’attività di sorveglianza del mercato (anche on line)”. Servono poi “ulteriori campagne di informazione sui rischi per i potenziali clienti, in particolare mirate agli adolescenti e ai giovani, consentendo una scelta consapevole. La formazione di tatuatori dovrebbe poi essere obbligatoria e coprire almeno alcuni argomenti chiave”. Raccomandata infine la predisposizione “di linee guida in materia di igiene armonizzate” con un potenziamento dei controlli dei laboratori.

Nella Ue sono 10 i paesi (Belgio, Francia, Germania, Liechtenstein, Norvegia, Slovenia, Spagna, Svezia, Svizzera e Paesi Bassi) che hanno incorporato completamente nelle loro legislazioni nazionali le raccomandazioni del Consiglio d’Europa e le risoluzioni sui prodotti e servizi. Austria, Danimarca e Lettonia hanno notificato un progetto di legge nazionale, in linea con il CoE ResAP (2008). Repubblica Ceca, Finlandia, Italia, Malta, Romania e Slovacchia hanno regolato diversi aspetti relativi alla salute e alla sicurezza della pratica del tatuaggio, in particolare le norme igieniche dei laboratori.

Inoltre, Italia e Slovacchia, assicurano inchiostri per tatuaggi non contengono la sostanze chimiche pericolose elencate nel ResAP. Bulgaria, Croazia, Cipro, Estonia, Grecia, Irlanda, Lussemburgo, Polonia e Portogallo, pur non avendo ancora una legislazione specifica sul tatuaggio attuano la normativa UE in materia di sicurezza dei prodotti di consumo, cosmetici e prodotti chimici. Nessuna informazione è disponibile per l’Ungheria, Islanda, Lituania e Regno Unito.

In Italia non c’è una legge specifica in materia.
Il riferimento normativo per i tatuaggi è la Circolare del 5 febbraio 1998, emanata dal Ministero della Sanità e riguardante l’esecuzione di procedure di tatuaggio e piercing in condizioni di sicurezza. Successivamente (luglio 1998) era stato presentato un chiarimento del Consiglio Superiore di Sanità, a cui sono seguite varie interrogazioni parlamentari e raccomandazioni. Nella Circolare si fa riferimento alla necessità di praticare l’attività in sicurezza e rispettando requisiti igienici. I pigmenti devono rispondere a requisiti di atossicità e sterilità, caratteristiche che avrebbe dovuto controllare l’autorità sanitaria. Successivamente, in attesa di disposizioni adeguate, è stato invece consentito alle aziende produttrici di presentare un’autocertificazione. Per diversi aspetti, per disciplinare la materia, oggi si fa anche riferimento al Codice del Consumo che, con il DLvo 6 settembre 2005, n. 206, ha predisposto il riassetto della normativa posta a tutela del consumatore. Inoltre, alcune regioni italiane si sono espresse a livello legislativo per regolare alcuni settori riguardanti questo aspetto (ad esempio, formazione professionale).

La proposta di legge che giace al Senato.
Dal 2013 a Palazzo Madama è stata presentata una proposta di legge a firma del senatore di Forza Italia, Andrea Mandelli. Nella proposta sono contenuti: i Requisiti dei corsi di formazione per l’esercizio delle attività di tatuaggio e piercing; Segnalazione certificata di inizio attività; Obblighi e divieti; Vigilanza e controlli; Sanzioni; Prodotti per tatuaggi, per trucco permanente e monili e strumenti per piercing; Informazioni al consumatore e consenso informato; Attività di piercing al lobo dell’orecchio; Manifestazioni pubbliche; Campagne informative e aggiornamento elenchi delle sostanze.

Per approfondimenti: https://ec.europa.eu/jrc/en/publication/eur-scientific-and-technical-research-reports/safety-tattoos-and-permanent-make-final-report

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