GIOVANI E GAP: NUOVE TECNOLOGIE E GIOCHI ONLINE

data di pubblicazione:

12 Marzo 2016

indexUn’intervista allo psichiatra spagnolo Augusto Zafra, psichiatra spagnolo e direttore del Centro di Disintossicazione dell’Istituto Valenciano di Neuroadicciones dell’Ospedale Nisa Aquas Vivas, affronta il tema dei cambiamenti provocati dalle nuove tecnologie digitali e dai giochi online in rete rispetto alle forme patologiche di gioco, specialmente presso i giovani. L’influenza delle nuove tecnologie sui modelli di gioco d’azzardo patologico secondo l’esperto spagnolo si ripercuote soprattutto sui giovani, in quanto è il segmento di popolazione più caratterizzato dall’uso intensivo della rete e delle nuove tecnologie digitali e che risulta perciò più esposto al rischio di dipendenza. Un altro importante cambiamento è l’estrema velocità con cui si verificano le conseguenze negative e patologiche del gioco d’azzardo patologico, rispetto al percorso di dipendenza “classico” dei giocatori d’azzardo adulti.

Sostiene Zafra: “Le nuove tecnologie presentano caratteristiche che relazionate alla ludopatia e allo sviluppo della dipendenza risultano pericolose per l’immediatezza con cui si manifestano forti input a livello cerebrale, i quali si possono ripetere con una certa frequenza. L’accessibilità per 24 ore ad internet e la disponibilità di strumenti come personal computer, tablet e smartphone, sono ormai parte integrante della vita quotidiana e alla portata di tutti (…) Sui processi di dipendenza influisce l’eccessivo impiego della telefonia mobile e sul tema esiste una scarsa educazione. “Più che di uso eccessivo preferiamo parlare di uso improprio. La restrizione sull’uso eccessivo dei telefoni cellulari è molto complicata e fa sì che la moderazione e l’autocontrollo dell’individuo siano esterni e non interni. Si deve educare piuttosto al corretto utilizzo di questi strumenti, e portare avanti interventi di rieducazione volti ad analizzare anche gli aspetti psicologici, aiutando la persona a rendersi conto del problema e si riconosca la necessità di agire ‘dall’interno’. La creazione di una ‘cultura dell’uso sano e giudizioso’ nella popolazione potrebbe ridurre l’incidenza di questo tipo di patologia”, prosegue Zafra.

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