Gioco d’azzardo patologico tra diffusione e modelli di cura possibili. E’ l’argomento di cui si occupa un articolo a cura di G. Montefrancesco sul sito insostanza.
Nell’introduzione il medico racconta quanto sia difficile trattare le dipendenze in generale, ma quelle dovute al gioco d’azzardo sono ancora più difficili. Una difficoltà dovuta al senso di estraneità che provano molti pazienti quando fanno i colloqui al Serd.
Trascinati da familiari ai servizi restano per lo più indifferenti ad ogni tentativo di aiuto e quello di concreto che rimane sono soprattutto le perdite economiche che generano disperazione.
Ma oltre al gioco compaiono contemporaneamente anche altri tipi di dipendenze, soprattutto quella dovuta al consumo di alcol, che complica ulteriormente il quadro.
Montefrancesco riporta quindi alcuni dati sul gioco d’azzardo tra i giovani europei di 15 e 16 anni, ricavati dall’indagine ESPAD, che ritiene i soggetti più a rischio.
“In linea generale e in sintesi, una media del 23 % degli studenti ESPAD riferisce di aver giocato d’azzardo negli ultimi 12 mesi di persona oppure online.
L’Italia registra la più alta prevalenza di gioco d’azzardo tra gli studenti (45 %), seguita da Islanda (41 %) e Grecia (36 %), mentre la prevalenza più bassa si osserva in Georgia (9,5 %).
I ragazzi riferiscono in particolare di giocare d’azzardo più delle ragazze, sia in media (29 % a fronte del 16 %) sia nella maggior parte dei paesi ESPAD.
Circa due studenti ESPAD su tre (65 %) che hanno dichiarato di aver giocato d’azzardo nell’ultimo anno lo hanno fatto su piattaforme online, esclusivamente o in combinazione con il gioco in luoghi fisici”.
Dalla ricerca è comunque emerso un dato significativo, ossia “(…) che il gioco d’azzardo tra i ragazzi è leggermente diminuito (dal 32 % nel 2015 al 30 % nel 2024), mentre è aumentato leggermente tra le ragazze (dal 14 % al 16 % nello stesso periodo)”.
Se ci si sposta invece sulla parte opposta dell’Oceano Atlantico, ci viene fornito un’altra situazione, sempre riferita ai giovani, da un’editoriale di Nora Volkow ( direttrice del NIDA- National Institute on Drug Abuse).
Qui “il gioco d’azzardo online è cresciuto rapidamente, sostenuto dalla sua ampia legalizzazione e dalle tecnologie mobili che permettono puntate immediate in molti stati americani.
I primi dati provenienti da linee telefoniche e indagini di prevalenza mostrano un aumento della partecipazione al gioco e delle richieste di aiuto, soprattutto nelle giurisdizioni che consentono le scommesse online”.
Tra i principali fattori di rischio che riguardano la dipendenza da gioco d’azzardo vengono elencati: “(…) essere uomini, giovani, single o sposati da poco, vivere soli, avere un basso livello di istruzione e affrontare difficoltà finanziarie.
Le persone con questo disturbo sperimentano spesso craving, sintomi di astinenza, tolleranza e gravi danni finanziari o relazionali. Il rischio di suicidio è elevato a causa dell’indebitamento e della vergogna”.
L’offerta di gioco h 24, caratterizzata da modelli rinforzanti sempre più sofisticati, amplifica enormemente i rischi di dipendenza, soprattutto tra gli adolescenti, che mostrano elevata sensibilità alla ricompensa e controllo esecutivo limitato. Il gioco problematico negli adolescenti è correlato ad altri comportamenti a rischio, incluso l’uso di alcol e droghe illecite.
Come affrontare questo fenomeno? Per Montefrancesco “(…) la terapia cognitivo-comportamentale (CBT) resta il trattamento principale e mostra efficacia costante nel ridurre comportamento di gioco e gravità dei sintomi.
Anche il colloquio motivazionale è utile per l’ingaggio e gli interventi brevi, mentre approcci mindfulness, auto-aiuto strutturato e interventi di coppia possono sostenere sistemi a intensità crescente”.
Per mancando dei farmaci riconosciuti in grado di affrontare questa dipendenza nell’articolo si citano gli antagonisti degli oppioidi come il naltrexone e il nalmefene, che mostrano una significativa riduzione dell’intenso desiderio (craving) di gioco d’azzardo patologico in pazienti selezionati.
“Il naltrexone sembra particolarmente utile per i soggetti che presentano comorbilità con l’uso di alcol o oppioidi, o per coloro che necessitano di una rapida riduzione del craving per stabilizzare il funzionamento”.
In conclusione anche per Montefrancesco la prevenzione, nelle scuole, o in giovane età, resta comunque l’intervento prioritario per ridurre i comportamenti legati al gioco d’azzardo.