Sul sito de Il tascabile, un articolo a cura di Anna Paola Lacatena racconta l’ascesa degli oppioidi e del fentanyl negli USA. L’articolo riflette sulle cause di questo fenomeno. Una riflessione molto ampia, che prende in considerazione diversi fattori: sociali, culturali ed economici.
Prima di passare all’analisi di questi fattori, Lacatena spiega bene cosa è il fentanyl, come funziona e quali sono i suoi derivati. Derivati che in alcuni casi, vedi il Sufentanil e il Carfentanil , sono molto più potenti del Fentanyl stesso. In questi casi si parla di una potenza del farmaco da 500 a 1.000 volte superiore a quella della morfina per il Sufentanyl, mentre per il secondo derivato basta un microgrammo come dose letale per gli esseri umani.
Secondo Lacatena uno dei principali fattori alla base della diffusione degli oppioidi, e attualmente del fentanyl, è quello economico.
Per il mercato nero la produzione di fentanyl rappresenta un affare milionario. “Un chilogrammo di fentanyl in purezza acquistato tra i 3.500 e i 5000 dollari al mercato nero, trattato, “tagliato” e rimesso sul mercato in circa 600mila pillole del valore di 20 dollari ciascuna, offre un ricavo finale di circa 340 volte l’investimento iniziale. Lo stesso quantitativo di eroina – comprato a 50.000 dollari al chilogrammo – genera un utile non superiore a quattro volte la cifra di partenza”.
L’altro fattore da tenere in considerazione è quello sociale, che si intreccia perfettamente con l’aspetto sanitario e che riguarda le modalità di trattamento del dolore negli USA. Una modalità iniziata negli anni ’90 e ancora in atto e che Lacatena suddivide in quattro ondate. La prima riguarda le prescrizioni “facili” di oppiodi come tramadolo e ossicodone, avvenute soprattutto negli USA del Nord-Est, dove erano più consistenti le comunità di lavoratori manuali.
La seconda si caratterizza per lo “(…) spostamento dei consumi dagli oppiacei legali e regolarmente prescritti a quelli illegali, essendosi prodotta per molti consumatori, divenuti nel frattempo dipendenti patologici, la necessità di un approvvigionamento più consistente.
La terza ondata è cominciata invece nel 2013, con aumenti significativi dei decessi per overdose da oppioidi sintetici, soprattutto fentanyl prodotto illegalmente e utilizzato spesso in combinazione con eroina, cocaina e altre droghe sintetiche.
Quella che gli Stati Uniti stanno vivendo da poco prima della pandemia di Covid-19 è pertanto definibile come la quarta ondata di decessi da oppiacei, caratterizzata per lo più da morti per overdose da fentanyl e sostanze stimolanti”.
Per Lacatena “(…) l ’ascesa degli oppioidi negli Stati Uniti, ossicodone prima e fentanyl più di recente, dipende da una molteplicità di cause che vanno dalla liceità della prescrizione all’aggressività del marketing delle aziende farmaceutiche americane orientate al profitto, fino alla mancanza di un’assistenza sanitaria universale supplita dal sistema assicurativo e dai suoi inevitabili e mirati interessi privati – basti ricordare che i farmaci antidolorifici costano molto meno delle più dispendiose e impegnative terapie riabilitative fisiche”.
Tutto questo tenendo in considerazione anche quello che succede a livello internazionale, con produzioni che si sono diversificate molto velocemente, vedi il caso dell’Afganistan. Paese che, con l’avvento dei talebani, ha spostato la sua produzione dall’eroina a prodotti più semplici da produrre.
Stessa inversione di tendenza è avvenuta in Messico, dove i cartelli criminali hanno riconvertito la loro produzione di droghe storiche verso quelle sintetiche.
Il terzo fattore che richiama l’autrice è quello culturale,” (…) per comprendere davvero quella che ad oggi sembra proporsi come una guerra dell’oppio a parti invertite tra potenze d’Oriente e d’Occidente occorre tenere in considerazione altri fattori, come gli effetti della crisi economica e le dinamiche del lavoro. L’abuso e la dipendenza di antidolorifici si sono infatti infiltrati soprattutto nella classe operaia americana, più esposta a infortuni sul lavoro, occupazioni usuranti, e alla cronicizzazione del dolore fisico. La cornice è sempre più quella delle periferie fisiche ed esistenziali, depauperate e deprivate di stimoli socio-economici e culturali dove il problema abitativo e quello occupazionale stanno consegnando sempre più al malessere e alla sconfitta la working class americana, per decenni orgoglio degli Stati Uniti e del suo modello di democrazia”.
Per Lacatena la crisi da fentanyl negli Stati Uniti impone gioco forza di misurarsi con la politica del dolore nella società americana contemporanea. Un dolore che, nonostante i progressi della medicina, è aumentato. Inoltre nella società moderna medicalizzava é “(…) assurto a problema tecnico e, oggettivato, ha perso ogni tratto di inevitabilità esistenziale che aveva un tempo”.
“In sintesi, il misuso e la diversione di un farmaco legalmente prescritto non possono mettere in discussione l’opportunità e l’utilità della sostanza in sé, così come limitarsi a criminalizzare l’uso medico e la spregiudicatezza di alcune aziende produttrici non può risolvere una problematica complessa e sfaccettata come l’epidemia di abuso di oppioidi. Scienza e coscienza esigono un’analisi in grado di tutelare i pazienti che continuano a necessitare delle corrette prescrizioni e di quanti hanno sviluppato una dipendenza patologica, attingendo da quelle realtà che possono suggerire accorgimenti più utili della semplice condanna di prodotti e produttori”.
Per quanto riguarda gli usi patologici il nostro paese, rispetto agli USA, sembra per ora marginalmente toccato dal fenomeno. Con il“Piano nazionale di prevenzione contro l’uso improprio del fentanyl e di altri oppiacei sintetici” è stato fatto inoltre un passo avanti sul monitoraggio della situazione. Il piano prevede un controllo più severo sulle prescrizioni degli oppioidi, sulle scorte delle farmacie e sui precursori delle droghe sintetiche.
In aggiunta a questo l’esperienza maturata dai Servizi pubblici sulle dipendenze e il lavoro svolto in questi anni dal Privato sociale accreditato dovrebbe essere sostenuti maggiormente. Un sostegno orientato alla prevenzione rivolta ai più giovani, ai trattamenti necessari e alle politiche di riduzione del danno.