LA CAMPAGNA ELETTORALE DEVE PREVEDERE ANCHE IL TEMA DEL CARCERE: UN APPELLO DEL GARANTE NAZIONALE DEI DETENUTI

Nel 2022 i morti per suicidio sono stati 59, nei primi otto mesi dell'anno, più del totale di quelli registrati nel 2021, una situazione gravissima da affrontare con urgenza e responsabilità collettiva.L'appello di Palma ai candidati si rifà alle disposizioni contenute nella Costituzione italiana, che dovrebbero garantire a chi deve scontare una pena di farlo in un luogo idoneo, con personale adeguato e funzionale ad un reinserimento nella società.

data di pubblicazione:

15 Settembre 2022

E’ un appello quello che fa Mauro Palma, il Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale, rivolgendosi a tutti i partiti politici e ai loro leader perché in questa campagna elettorale si torni anche a parlare di carcere all’interno dei programmi. Nel 2022 i morti per suicidio sono stati 59, nei primi otto mesi dell’anno, più del totale di quelli registrati nel 2021, una situazione gravissima da affrontare con urgenza e responsabilità collettiva.L’appello di Palma ai candidati si rifà alle disposizioni contenute nella Costituzione italiana, che dovrebbero garantire a chi deve scontare una pena di farlo in un luogo idoneo, con personale adeguato e funzionale ad un reinserimento nella società.
Secondo il Garante, al di là delle diverse ideologie che si confrontano nell’arena elettorale, ci potrebbero essere quattro punti critici, riguardanti il tema del carcere, su cui le risposte dei diversi schieramenti politici potrebbero convergere. In particolare si tratta di:

  1. Istituire dei presidi di controllo e accoglienza sui territori, con il supporto e sostegno dei Sindaci, rivolti in particolare a quelle persone che devono scontare pene brevi e con poche o nulle risorse sul territorio. “Una presenza che parla di povertà declinata in ogni forma e dell’assenza di un territorio capace di intercettare le contraddizioni e le difficoltà, affidando la loro soluzione all’ambito penale. Oggi, infatti, sono in carcere 1.301 persone che hanno avuto una pena inferiore a un anno mentre altre 2.567 hanno una condanna compresa tra uno e due anni: quasi 4 mila persone per cui il carcere non può far nulla: è troppo poco tempo per poter costruire un reale percorso di conoscenza e di riabilitazione, ma è abbastanza per cucire addosso alla persona detenuta uno stigma che ne pregiudica spesso un effettivo reinserimento sociale”.
  2. Investire sulla cultura e sulla formazione all’interno del carcere. Le persone che si sono diplomate in carcere nel 2021 sono state 476, quelle iscritte a corsi di alfabetizzazione erano 3006 – tra italiani e non – e 3.385 le persone iscritte, sempre lo scorso anno, al primo livello di scolarità. Ancora troppo poche se si pensa a quanto può essere importante, per un buon reinserimento nella società, una formazione certificata.
  3. Aumentare la presenza di professionalità che possano aiutare i detenuti a pensare, anche praticamente, ad un loro ritorno alla vita civile. Educatori, psicologi, mediatori culturali e altre figure “(…) di aiuto alla comprensione tecnologica della realtà attuale”, devono rappresentare un investimento sia per chi lavora all’interno del contesto carcerario, sia per i detenuti che devono dotarsi di competenze adeguate – sociali e relazionali –  per affrontare il futuro fuori dal carcere.
  4. Una maggiore assunzione di responsabilità da parte del Servizio sanitario nazionale. Non è più rinviabile un maggior coinvolgimento dei servizi territoriali, all’interno degli istituti, per la presa in carico sociale e sanitaria di tutte quelle problematiche – psichiche e comportamentali – che porta con se un periodo di carcerazione.   Questi sono alcuni punti, sostiene il Garante, che i candidati potrebbero far propri per migliorare le condizioni all’interno degli istituti affinché non si ripetano gesti estremi come il suicido.
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