Accoglienza e reinserimento sociale dei detenuti

i rischi e le zone grigie delle disposizioni in materia di strutture residenziali per l’accoglienza e il reinserimento sociale di detenuti

chi potrà accedere alle misure alternative, quali strutture potranno accogliere, per quanto tempo e con quali risorse?

data di pubblicazione:

30 Settembre 2025

Modalità di accoglienza e reinserimento sociale di detenuti. Sul sito di Fuoriluogo Caterina Pozzi, presidente CNCA, esprime alcune preoccupazioni rispetto le disposizioni, uscite in Gazzetta Ufficiale pochi giorni fa, in materia di strutture residenziali per l’accoglienza e il reinserimento sociale di detenuti previste dal cosiddetto “decreto svuotacarceri”.

Pozzi si chiede “(…) chi potrà accedere alle misure alternative, quali strutture potranno accogliere, per quanto tempo e con quali risorse?”.

Rispetto alla prima domanda “(…) i detenuti che potranno beneficiare di queste misure sono persone senza domicilio, povere e con “problematiche derivanti da dipendenza e disagio psichico, che non richiedono il trattamento in apposite strutture riabilitative”. Quali persone hanno in mente gli estensori del regolamento, cioè chi sono le persone che pur avendo una dipendenza e problematiche di salute mentale, non hanno bisogno di cure?

Anche rispetto alle strutture di accoglienza Pozzi si chiede il perché è stato istituito un nuovo elenco di strutture residenziali per l’accoglienza ed il reinserimento sociale dei detenuti quando già ne esiste uno costituito da comunità residenziali accreditate e normate a livello regionale con standard di qualità e professionalità consolidati da tempo all’interno del sistema sanitario nazionale.

Quali competenze e pratiche saranno richieste ai soggetti di questo nuovo elenco? Lavoreranno in parallelo o si integreranno?

Infine le risorse e i tempi dedicati all’accoglienza. Si parla di risorse limitate ad un tempo massimo di 8 mesi a persona. Ma quanti saranno i detenuti, che probabilmente hanno passato diversi anni in carcere, con fragilità e senza domicilio, che riusciranno a formarsi, a trovare un lavoro e un alloggio in un tempo così limitato?  Se ciò non accadesse sarebbero rimandati in carcere?

Il budget destinato a queste azioni ogni anno sarà di 7 milioni, che corrispondono a circa 300 persone accolte. Un numero molto basso.

“Non sarebbe meglio investire nel welfare prima che le persone commettano dei reati, depenalizzare i consumi, riutilizzare provvedimenti di clemenza per risolvere il sovraffollamento sempre piu drammatico”? si chiede Pozzi.

 

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