Consumo di sostanze tra i marittimi: uno studio

il consumo di alcol e sostanze tra i marittimi varia in base a fattori geografici, culturali e alle politiche aziendali

Per quanto riguarda il consumo di alcol e sostanze tra i marittimi, ma non solo, esso varia in base a fattori geografici, culturali e alle politiche aziendali. Laddove i controlli sono meno rigorosi si registrano tassi di consumo maggiori. Inoltre, per quanto riguarda le sostanze illegali, come cannabis e cocaina, si registra una crescita specialmente nei porti con maggiore accesso a mercati illegali

data di pubblicazione:

20 Settembre 2025

Un articolo sul sito POL.it – Psychiatry on line Italia, indaga il tema del consumo di alcol e altre sostanze tra i membri degli equipaggi delle navi mercantili. L’articolo esamina in modo approfondito la prevalenza, i fattori di rischio, le conseguenze psicofisiche, le normative internazionali e le strategie di prevenzione, integrando evidenze scientifiche recenti con dati settoriali e linee guida normative.

Il settore marittimo ha una rilevanza economica importante a livello globale ed “(…) è caratterizzato da condizioni di lavoro uniche: lunghi periodi di isolamento, turni prolungati, esposizione a stress psicologico e fisico, e accesso limitato a servizi sanitari. Queste peculiarità rendono i marittimi particolarmente vulnerabili all’uso di alcol e sostanze psicoattive come meccanismi di coping per affrontare stress, solitudine e fatica cronica (Carter, 2018; Oldenburg et al., 2021)”.

Lo studio si basa su una “(…) revisione condotta attraverso una ricerca sistematica su database accademici (PubMed, Scopus, Web of Science, PsycINFO) e fonti normative (IMO, ICS, OCIMF, ILO) fino a luglio 2025.

Per quanto riguarda il consumo di alcol e sostanze tra i marittimi, ma non solo, esso varia in base a fattori geografici, culturali e alle politiche aziendali. Laddove i controlli sono meno rigorosi si registrano tassi di consumo maggiori. Inoltre, per quanto riguarda le sostanze illegali, come cannabis e cocaina, si registra una crescita specialmente nei porti con maggiore accesso a mercati illegali (Swift et al., 2019).

La maggiore vulnerabilità all’uso di sostanze in questo ambiente lavorativo deriva da una combinazione di diversi fattori.

Tra questi nello studio si evidenziandosi: l’isolamento sociale e stress psicologico, condizioni di lavoro estreme, con turni molto lunghi, cultura lavorativa e norme sociali e accesso limitato a servizi sanitari.

Tra le conseguenze di questi consumi lo studio rileva: un peggioramento della salute sia mentale che fisica, l’insicurezza della navigazione, con un rischio maggiore di incidenti, perdite economiche a casa di incidenti e rischi per le carriere professionale. Infine aumento delle tensioni tra gli equipaggi.

Oltre agli aspetti sopra citati lo studio ha analizzato le normative vigenti sul sul consumo di sostanze negli  ambienti lavorativi  sia a livello nazionale che internazionale. Anche le diverse politiche aziendali su questo tema sono state prese in considerazione.

Molte compagnie di navigazione, specialmente nel settore delle petroliere, adottano politiche di tolleranza zero, con test casuali per alcol (tramite etilometri) e droghe (tramite analisi di saliva o urine). In Italia, il 60% delle compagnie di navigazione effettua test pre-imbarco, mentre il 40% conduce controlli casuali durante la navigazione (MedMaritime, 2012)”.

Per quanto riguarda azioni di prevenzione da mettere in campo per la prevenzione dell’uso di sostanze e alcol tra i marittimi, lo  studio suggerisce interventi multidimensionali basati su evidenze scientifiche.

Tra questi l’uso di screening sistematici, formazione e sensibilizzazione tra i lavoratori, supporto psicologico, anche attraverso l’uso della telemedicina, politiche di controllo rigorose, miglioramento delle condizioni lavorative e monitoraggio post trattamento per le persone con storie di abuso.

La conclusioni dei ricercatori sull’uso di sostanze e alcol tra i membri degli equipaggi delle navi mercantili è che si tratti di (…) un problema multifattoriale che richiede interventi coordinati a livello individuale, aziendale e normativo. I tassi di positività ai test, sebbene contenuti, riflettono una problematica persistente, aggravata da condizioni di lavoro estreme e dall’isolamento sociale. Le normative internazionali e le politiche di tolleranza zero rappresentano un passo avanti, ma devono essere integrate con programmi di prevenzione basati su evidenze, come screening regolari, formazione e supporto psicologico. Investire nel benessere dei marittimi non solo ridurrà l’abuso di sostanze, ma migliorerà anche la sicurezza marittima e la qualità della vita lavorativa in un settore cruciale per l’economia globale”.

 

 

 

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