strategia europea sulle droghe 2026-2030 e diritti

le posizioni italiane potrebbero mutare a livello europeo, esprimendo una linea più orientata alla sicurezza e all'ordine pubblico

nella nuova Strategia europea sulle droghe gli equilibri tra esigenze repressive, di ordine e i diritti dei consumatori potrebbero mutare

data di pubblicazione:

30 Luglio 2025

Secondo Susanna Ronconi, la prossima Strategia europea sulle droghe 2026-2030 rischia di cancellare alcuni progressi sul piano dei diritti, raggiunti nella precedente legislazione. Ronconi, in un articolo ospitato su Fuoriluogo, esprime preoccupazione per un possibile sbilanciamento verso impostazioni meno attente ai diritti e alle politiche di riduzione del danno.

Molto è cambiato nello scenario europeo da quando, nel 2021, è stata varata la Strategia europea sulle droghe 2021-2025: diversi gli equilibri nel Parlamento europeo, con una crescita delle forze di destra, diversa la politica della Commissione, con un approccio sempre più law&order su fenomeni sociali epocali, aumentato il numero dei governi degli Stati membri orientati all’autoritarismo e al panpenalismo.

L’emanazione della prossima Strategia sulle droghe 2026-2030 pertanto allarma le reti della società civile europea, che hanno cominciato a muoversi perché non vi siano passi indietro in una politica comunitaria che, sebbene non sufficientemente coraggiosa e adeguata,  pure negli anni scorsi ha mantenuto l’Europa a livello globale in una posizione di  ricerca di un miglior bilanciamento tra politiche della salute e dell’ordine,  aperta alle alternative alla penalizzazione delle condotte minori, sostenitrice dei diritti umani e a favore della Riduzione del danno (RdD).

Su quest’ultimo punto, soprattutto, la Strategia che è in scadenza aveva registrato un passo importante, fortemente voluto dalle associazioni, sollevando la RdD dalla tradizionale ancillarità alla ‘riduzione della domanda’ e facendone un asse strategico a sé. Non è stato facile nemmeno allora: la prima bozza redatta dalla Commissione era pesantemente orientata alla riduzione dell’offerta e al penale, e solo una decisa azione di advocacy e l’intervento della presidenza tedesca del Consiglio dell’Unione Europea aveva consentito di modificarla.

Il prossimo semestre e i primi mesi del 2026 dunque si prospettano un tempo di necessaria mobilitazione. Il 26 giugno, nell’ambito della giornata Support don’t punish– come il movimento di riforma ha ribattezzato la Giornata internazionale contro l’abuso e il traffico illecito di droghe dell’ONU – la nuova European Drug Policy Alliance, che unisce le più importanti reti europee e organizzazioni nazionali, di cui Forum Droghe è parte, ha lanciato la sua EU Drug Policy Campaign 2025, primo passo un Manifesto – La riduzione del danno funziona! Appello per una politica europea sulle droghe basata sulla salute.

Appello lanciato in prima battuta ai parlamentari europei democratici, affinché si attivino per esercitare controllo e orientamento sulla nuova Strategia. A questo scopo sarà importante anche l’azione a livello nazionale: per informare e orientare i nostri parlamentari europei e sostenere la nascita di un intergruppo a Strasburgo in grado di svolgere una battaglia politica che ha a che fare non solo con un quarto della popolazione dell’Unione che incontra le sostanze illegali, ma con la giustizia sociale, la difesa dei diritti e della democrazia stessa dall’invasione del panpenalismo autoritario.

Più arduo per noi incidere sul governo nazionale, il cui posizionamento è sempre più ideologico, autoritario, autoreferenziale: dal reato di rave all’aumento delle pene per le condotte minori, dal codice della strada al decreto sicurezza, la strada è segnata, fino a quella che sarà la sua autocelebrazione, la VII Conferenza nazionale governativa di novembre.

Fino ad oggi, a Vienna, in sede CND – Commission on Narcotic Drugs, il governo italiano ha mantenuto l’allineamento formale alle posizioni UE. Ma certo in sede europea non esiterà a sposare le posizioni più retrive sulla nuova Strategia: ne è plateale anticipazione il recente abbandono del Gruppo Pompidou, organismo del Consiglio d’Europa sulle droghe, che l’Italia ha concorso a fondare nel 1971 e che presiedeva al momento delle dimissioni. La ragione: disaccordo con gli orientamenti del Gruppo. Sarà che il suo programma è fondato sui “Diritti umani, cuore delle politiche su droghe e dipendenze” e che negli ultimi anni ha riconosciuto l’efficacia della Riduzione del danno: davvero troppo per il sottosegretario Mantovano.”

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