Uso di sostanze e genere femminile: uno studio

oggi si stima che la percentuale europea di donne che usano sostanze arrivi al 40%

Il tema della medicina di genere è di grande attualità e porta a riflettere sulle differenze di genere a livello biologico e culturale come guida per modelli di cura differenziati, specifici e più efficaci

data di pubblicazione:

28 Luglio 2025

E’ disponibile il numero di febbraio 2025 DI MISSION – Italian Quarterly Journal of Addiction

Nella sezione Saggi, studi e ricerche è possibile leggere un articolo sul tema della dipendenza al femminile. 

Scopo di  questo studio “(…) è di mettere a fuoco l’uso di sostanze e di alcol nel genere femminile, attraverso una valutazione della letteratura, una raccolta di dati clinici di casi in parte degenti presso due strutture residenziali terapeutiche e in parte afferenti ad un servizio ambulatoriale psichiatrico e la descrizione più dettagliata di alcuni tra quelli maggiormente collaboranti.

Il tema della medicina di genere è di grande attualità e porta a riflettere sulle differenze di genere a livello biologico e culturale come guida per modelli di cura differenziati, specifici e più efficaci”.

Per quanto riguarda i consumi di sostanze “(…) rispetto agli anni 80 in cui il gender gap era di 5:1, oggi si stima che la percentuale europea di donne che usano sostanze arrivi al 40% e di conseguenza anche le morti per droga sono aumentate nelle utilizzatrici di sostanze”.

Per questo motivo è sempre più importante fare studi sui comportamenti legati ai consumi di sostanze delle donne, al fine di capire quali sono le cause alla loro base e quali le risposte più efficaci per la presa in carico.

Ma quali sono le cause per cui le donne cominciano a consumare? ” Le ragioni dell’incontro con le sostanze, risiedono nella maggiore vulnerabilità di sviluppare una dipendenza, la complessità dei percorsi di remissione, il maggior rischio di ricadute. Le ricerche evidenziano  che l’iniziazione all’alcol e alle droghe per molte ragazze e donne deriva principalmente dal bisogno di gestire l’ansia, da bassa autostima, depressione, sentimento di isolamento e traumi derivati da abuso sessuale o violenza. Per il genere maschile prevale il bisogno di appartenere a un gruppo”.

Differenze di comportamento queste che “(…)  verosimilmente sono connesse con meccanismi biologici che interagiscono con fattori culturali e fattori di stress”.

Lo studio clinico di alcune donne in cura presso le strutture sopracitate rimanda alla considerazione che “(…) assumere il genere come categoria euristica interpretativa non implica banalmente l’aggiunta di un ulteriore elemento di complessità in un fenomeno già complesso come il consumo di droga, ma include le pratiche culturali che definiscono il maschile e il femminile, incluse credenze, percezioni, preferenze, atteggiamenti, comportamenti e attività. Si tratta di un processo incessante di costruzione sociale e non esiste prima della vita sociale stessa”.

Per esempio le donne che contravvengono alle aspettative sociali sono viste come “doppiamente devianti”, mentre nelle politiche e nelle rappresentazioni della tossicodipendenza maschile, al contrario, non compare alcun riferimento alle responsabilità familiari e al ruolo di padre.

L’articolo passa poi in rassegna studi che fanno comparazioni tra i due generi rispetto alle motivazioni che portano a consumare sostanze, all’eta di esordio dei consumi, all’influenza della maternità sui consumi e al ruolo di madre, alle risposte ai traumi e all’accesso ai servizi, che sommati alla descrizione di alcuni casi esemplificativi intende “(…) evidenziare la necessità di potenziare gli strumenti culturali e clinici per affrontare il fenomeno della tossicodipendenza femminile”.

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