carcere, condizioni di vita e suicidi

un sistema, quello carcerario attuale, che non lascia molte speranze

"Mancano sicuramente risorse, ma la questione sta anche nella dimensione strutturale del carcere come luogo incentrato sulla propria sicurezza interna, in ragione della quale può in qualsiasi accesso o forma di trattamento possono essere ogni momento bloccati.

data di pubblicazione:

18 Aprile 2024

Affollamento delle carceri, condizioni di vita interne e suicidi, sono gli argomenti di riflessione di un articolo sul sito Il Bo live dell’Università di Padova. Ad affrontare l’argomento Francesca Vianello, docente di sociologia del diritto, della devianza e del mutamento sociale, dell’Università di Padova, che coordina l’attività dell’Ateneo all’interno della Casa di reclusione di Padova dal 2011. Un’ esperienza positiva quella padovana, ma che rimane un pò isolata nel panorama italiano.

“Un’iniziativa che nasce per rendere effettivo anche per quanto riguarda l’università il diritto all’istruzione come forma di rieducazione e di reinserimento sociale, in teoria garantito a ogni detenuto ma spesso di fatto quasi impossibile da esercitare”. A livello normativo per garantire il diritto all’istruzione in Italia saremmo all’avanguardia dice Vianello, ma poi ci si scontra con la realtà.

“Mancano sicuramente risorse, ma la questione sta anche nella dimensione strutturale del carcere come luogo incentrato sulla propria sicurezza interna, in ragione della quale può in qualsiasi accesso o forma di trattamento possono essere ogni momento bloccati. Così anche a Padova, spesso giustamente considerata un modello a livello nazionale, quasi metà della popolazione carceraria non studia, non lavora e non si forma. Spesso inoltre a frequentare corsi e attività sono sempre le stesse persone, quelle con maggiore capacità di adattamento e di relazione, mentre stranieri, tossicodipendenti e malati psichiatrici fanno grande fatica”.

Rispetto al tema dei suicidi la docente sostiene che ci sono diversi problemi che ci hanno portato a questa drammatica situazione, che nel 2024 mantiene un trend negativo. Ogni suicidio è una situazione a parte, ma sicuramente le condizioni di vita all’ interno del carcere incidono molto, soprattutto se si tratta di una popolazione già vulnerabile, che spesso presenta già all’ingresso nella struttura problemi di salute o di dipendenze.

Un’altra criticità, secondo Vianello, rimane il personale interno. ” (…) Abbiamo un agente di polizia penitenziaria ogni due detenuti, il numero più alto in Europa, e solo un funzionario giuridico pedagogico ogni 75 detenuti, in alcuni istituti appena uno ogni 200. In questa situazione non è materialmente possibile svolgere un lavoro di osservazione e di cura individuale.”

Un terzo problema individuato riguarda la mancanza di riforme a tempi brevi, che riducono la speranza di cambiamenti nelle condizioni di vita. Condizioni di vita non solo per i detenuti ma anche per le altre persone che ci lavorano, polizia penitenziaria compresa. Se le condizioni non cambieranno il carcere rimarrà solamente un luogo che produrrà degradazione sociale: non solo per i detenuti, ma anche per le altre persone che ci lavorano o lo frequentano.

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