Un articolo sul sito quotidianosanita.it racconta dell’allarme lanciato dal Surgeon General degli Stati Uniti rispetto all’impatto dei social media sulla salute mentale degli adolescenti americani. Questa figura, la più importante a livello federale in tema di salute pubblica, basa il suo allarme sui risultati del rapporto “Social Media and Youth Mental Health“.
Il Surgeon General in passato è intervenuto su questioni importanti come i rischi del fumo (1964), il pericolo dell’Aids nei primi anni ’80, il problema dell’obesità, della solitudine e dell’alcol.
I messaggi lanciati su queste tematiche “(…) non hanno caratteristiche impositive o normative ma costituiscono comunque un importante, forse il più importante, atto informativo di interesse sanitario pubblico”. Per questo motivo non va sottovalutato l’avviso pubblico emesso da Vivek Murthyda (l’attuale Surgeon General) sui rischi per la salute mentale dei giovani americani che usano i social media.
“Mentre i social media possono offrire alcuni vantaggi, ci sono ampi indicatori che i social media possono anche rappresentare un rischio di danno per la salute mentale e il benessere di bambini e adolescenti”, si legge nel rapporto che sottolinea come l’uso dei social media da parte dei giovani sia ormai quasi universale, con fino al 95% dei giovani di età compresa tra 13 e 17 anni che dichiara di utilizzare una piattaforma di social media e più di un terzo afferma di utilizzare i social media “quasi costantemente”.
Il rapporto afferma che non ci sono prove che l’uso dei media sia sicuro, mentre ci sono sempre più prove che i social abbiano un impatto negativo sulla salute mentale.
L’esposizione costante a contenuti violenti e sessuali, al bullismo e alle molestie sta compromettendo la qualità del sonno e delle relazioni interpersonali. Il rischio è, secondo il Rapporto, determinato da più fattori: la quantità di tempo trascorso sulle piattaforme, il tipo di contenuti e il livello di interruzione delle attività di base (sonno e attività fisica).
Secondo recenti ricerche, gli adolescenti che stanno sui social più di tre ore al giorno corrono un rischio doppio, rispetto ai coetanei che passano meno tempo, di sperimentare sintomi quali depressione e ansia.
“Un terzo o più delle ragazze di età compresa tra 11 e 15 anni afferma di sentirsi “dipendente” da determinate piattaforme di social media e oltre la metà degli adolescenti riferisce che sarebbe difficile rinunciare ai social media.
Alla domanda sull’impatto dei social media sulla propria immagine corporea, il 46% degli adolescenti di età compresa tra 13 e 17 anni ha affermato che i social media li fanno sentire peggio, il 40% ha detto che non li fa sentire né meglio né peggio, e solo il 14% ha detto che li fa sentire meglio. Inoltre, il 64% degli adolescenti è “spesso” o “a volte” esposto a contenuti basati sull’odio attraverso i social media.”
Tra i vantaggi che secondo i giovani i social apportano ci sono: una maggiore accettazione di se stessi, un sostegno nei momenti difficili, uno spazio per esprimere il lato creativo e stare maggiormente in connessione con i propri amici. In base a queste considerazioni il Rapporto sostiene che saranno necessarie ulteriori ricerche per determinare il pieno impatto che l’uso dei social media ha su quasi tutti gli adolescenti.
Ma il Rapporto avanza anche “(…) una serie di raccomandazioni che le parti interessate possono adottare per garantire che i bambini e le loro famiglie dispongano delle informazioni e degli strumenti necessari per rendere i social media più sicuri per i bambini:
- I responsabili politici possono adottare misure per rafforzare gli standard di sicurezza e limitare l’accesso in modo da rendere i social media più sicuri per i bambini di tutte le età, proteggere meglio la privacy dei bambini, sostenere l’alfabetizzazione digitale e mediatica e finanziare ulteriori ricerche.
- Le aziende tecnologiche possono valutare meglio e in modo più trasparente l’impatto dei loro prodotti sui bambini, condividere i dati con ricercatori indipendenti per aumentare la nostra comprensione collettiva degli impatti, prendere decisioni di progettazione e sviluppo che diano priorità alla sicurezza e alla salute, compresa la protezione della privacy dei bambini e una migliore aderenza all’età minimi – e migliorare i sistemi per fornire risposte efficaci e tempestive ai reclami.
- Genitori e tutori possono fare piani nelle loro famiglie come stabilire zone prive di tecnologia che promuovano meglio le relazioni di persona, insegnare ai bambini il comportamento online responsabile e modellare quel comportamento e segnalare contenuti e attività problematici.
- I bambini e gli adolescenti possono adottare pratiche salutari come limitare il tempo sulle piattaforme, bloccare i contenuti indesiderati, prestare attenzione alla condivisione delle informazioni personali e contattare se loro o un amico hanno bisogno di aiuto o vedono molestie o abusi sulle piattaforme.
- I ricercatori possono dare ulteriore priorità ai social media e alla ricerca sulla salute mentale dei giovani che possono supportare la definizione di standard e la valutazione delle migliori pratiche per sostenere la salute dei bambini.”