DIALOGO SULLE DIPENDENZE CON IL CARDINALE ZUPPI

"Quella delle dipendenze è un’emergenza che dura da quarant’anni; nel frattempo sono cambiate le dipendenze, ma continua la fatica nel trovare risposte adeguate"

necessario ripensare la logica degli interventi e mettere in condizione i servizi di operare con le giuste risorse

data di pubblicazione:

10 Novembre 2023

Un dialogo a tutto tondo sulle dipendenze con il cardinale Zuppi, apre il nuovo numero di Mission, la rivista di FeDerSerd. Il cardinale, da maggio 2022 eletto presidente della Conferenza Episcopale Italiana, è intervistato dai dirigenti FeDerSerd Alfio Lucchini e Marialuisa Grech. Molti i temi toccati dal cardinale Zuppi, di cui riportiamo alcuni stralci.

“Occorre trovare nuove strategie, che richiedono il coinvolgimento di tanti. Anche la Chiesa ha un ruolo importante in questo. Penso, per esempio, alla Chiesa di trent’anni o quarant’anni fa che, di fronte alla ferita della droga, dipendenza originaria, e delle altre dipendenze ad essa correlate, si adoperò in prima linea attraverso il coinvolgimento diretto di tanti preti e l’utilizzo di strutture religiose messe a disposizione. Oggi questo accade molto meno e questo mi ferisce. Perché il problema c’è ancora e, forse, è ancora più grave anche se meno visibile. Sono cresciuto con tanti compagni di strada che morivano di overdose nei parchi pubblici, ma oggi non saprei dire quanti sono i morti per droga a Bologna. Oggi è tutto molto più carsico, più sotterraneo e, quindi, in un certo senso, è un fenomeno più difficile da individuare, ma non meno diffuso di alcuni decenni fa.

(…) Come mondo del volontariato, terzo settore, istituzioni dovremmo domandarci come sottrarci alla terribile logica dell’emergenze. Non va bene operare sempre “in emergenza”. Non va bene per le istituzioni, perché se ragionano solo in una logica di emergenza significa che non svolgono adeguatamente il loro lavoro, perché il loro compito è capire, intercettare l’emergenza e creare un sistema che la affronti. Un problema va intercettato e affrontato con una precisa strategia. Quella delle dipendenze è un’emergenza che dura da quarant’anni; nel frattempo sono cambiate le dipendenze, ma continua la fatica nel trovare risposte adeguate.

E la fatica è anche vostra, che spesso vi trovate a fare i salti mortali per far fronte ad una simile gestione. Talvolta credo vi troviate anche voi a fare volontariato e questo non è giusto perché il vostro è un servizio istituzionale. Indubbiamente è fondamentale svolgere questo servizio con una motivazione, ma il volontariato è un’altra cosa. (…) Il mio auspicio è che si esca dall’emergenza attraverso progetti che abbiano al centro la persona, ma che possano anche disporre di tutti gli strumenti necessari, burocrazia compresa, per essere realizzati.

Mi ha colpito tantissimo il discorso legato alla dipendenza dal gioco d’azzardo e alla possibilità, attraverso l’intelligenza artificiale e digitale, di costruirsi via internet una sala giochi “su misura”. (…) E così ci si ritrova a passare le giornate dentro questa sala giochi virtuale, talmente perfetta che uscirne diventa difficilissimo.

Ormai credo che il mondo del gioco d’azzardo coincida per lo più con questa realtà virtuale, non più con la “bisca”. E qui si innesta il discorso delle comunità, sempre più impersonali, inesistenti, sfrangiate, basate su rapporti molto tenui, spesso digitali. In una comunità di questo tipo, individualismo e dipendenze danno vita ad un cocktail perfetto. L’unica possibilità per vincere le dipendenze è, quindi, la costruzione di comunità autentiche, reali.”

 

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