SUSSIDIO AI GIOVANI HIKIKOMORI IN COREA DEL SUD

servono interventi a livello sistemico, di contrasto alle dinamiche macrosociali del ritiro sociale

Approvato un sussidio mensile di 450 euro, per aiutare gli hikikomori tra i 9 e i 24 anni, in Corea del Sud per "consentire ai giovani ritirati di recuperare la loro vita quotidiana e di reintegrarsi nella società". 

data di pubblicazione:

27 Settembre 2023

Un sussidio mensile di 450 euro, per aiutare gli hikikomori tra i 9 e i 24 anni, è stato disposto dal governo in Corea del Sud. La misura è prevista al fine di “consentire ai giovani ritirati di recuperare la loro vita quotidiana e di reintegrarsi nella società”. 

Secondo la ricostruzione di Marco Crepaldi, pres. di Hikikomori Italia, l’indennizzo per gli hikikomori rientra in una legge più ampia finalizzata ad aiutare i giovani, in particolare quelli in una condizione di difficoltà. Nel testo di legge gli hikikomori sono definiti “adolescenti che vivono in uno spazio ristretto per più di un certo periodo di tempo e si trovano in uno stato di isolamento dal mondo esterno, che rende loro difficile vivere una vita normale”.  La misura offre un supporto di tipo economico qualora si decidesse di intraprendere percorsi di tipo educativo, formativo, lavorativo o di salute.
Secondo Crepaldi: “L’iniziativa del governo sudcoreano è sicuramente lodevole, ma sicuramente ancora insufficiente per arginare un fenomeno complesso e multifattoriale come quello degli hikikomori. Serve andare alle radici del problema, intervenendo a livello sistemico e cercando di contrastare le dinamiche macrosociali che lo determinano, invece di agire solamente ex post per aiutare chi ormai è già caduto nell’isolamento: “Anche in Giappone ormai da anni ci si sta interrogando su quello che viene definito “il problema 80/50”, dove il primo numero indica l’età dei genitori e il secondo quella dei figli ritirati che non sono in grado autosostenersi. Cosa faranno quando rimarranno soli? Perché con 613mila casi di hikikomori over40, è chiaro che agire sulla prevenzione o in generale sulla fascia giovanile non basta più: bisogna occuparsi del problema a 360° gradi, investendo sempre più risorse nel sostegno sia di chi è in isolamento, sia delle loro famiglie.”

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