Il CBD, principio attivo non psicotropo della cannabis, è stato inserito da un decreto apposito nella tabella degli stupefacenti e non potrà più essere venduto nei negozi. Come anticipato a fine agosto, da ieri il CBD potrà essere acquistato dall’estero o in Italia nelle farmacie autorizzate, dietro presentazione di ricetta medica. Ciò comporterà, secondo i critici del provvedimenti, grossi problemi alle aziende italiane che hanno investito in questo settore. Come riporta Quotidiano della Sanità, per alcune associazioni il decreto del Ministero della Salute sarebbe in contrasto con pronunce e raccomandazioni europee e dell’OMS.
“Il Decreto del Ministro della Salute che da oggi considera la molecola del CBD al pari delle sostanze stupefacenti illecite – ha commentato Marco Perduca, coordinatore della campagna Legalizziamo dell’Associazione Luca Coscioni, già Senatore e Presidente del Referendum Cannabis che in poche settimane raccolse quasi un milione di sottoscrizioni – oltre a non tener conto delle raccomandazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità e le sentenze della Corte europea di giustizia, che da una parte raccomandano l’accesso al cannabidiolo terapeutico e dall’altra ritengono illegale la proibizione di prodotti riconosciuti come sicuri ed efficaci in altri stati membri dell’UE, crea enormi problemi anche per la filiera della canapa made in Italy”.