Sul Decennale, il numero che celebra i 10 anni della rivista il Bullettin è possibile trovare un contributo di Maurizio Avanzi – Responsabile della cura del Disturbo da Gioco d’Azzardo per l’AUSL di Piacenza – che si concentra, in modo molto preciso e chiaro, sui meccanismi di condizionamento che stanno alla base del funzionamento delle slot machine. Meccanismi utilizzati per simulare un processo naturale di apprendimento al quale l’uomo è predisposto da sempre. Un apprendimento condizionato come si vedrà, e che insieme a fattori ambientali e sociali tiene le persone sempre più agganciate alle macchine.
E’ grazie anche al lavoro di Skinner, sul condizionamento operante, che si è cominciato a capire quale fosse il meccanismo alla base del funzionamento delle slot machine (nate verso la fine dell’800 negli USA) e il tipo di effetti che poteva avere sui giocatori. Tramite i suoi studi e le sue invenzioni metodologiche, come la Skinner Box, potè affermare che “(…) Le persone giocano d’azzardo a causa dei programmi di rinforzo conseguenti“.
Tenendo conto dei diversi modelli eziologici utilizzati per il Disturbo da Gioco d’Azzardo e delle tipologie di giocatori d’azzardo patologici individuate da Blaszczynski e Nower (2002), Avanzi afferma che “(…) È lecito affermare che i giocatori d’azzardo si ammalano a causa di meccanismi scientificamente applicati ai giochi d’azzardo. Quindi un ambiente in cui l’esposizione al gioco d’azzardo è favorita da una incrementata disponibilità e accessibilità più facilmente determina la creazione di abitudini a causa dei meccanismi strutturali del gioco d’azzardo: in particolare i condizionamenti (classico ed operante) che favoriscono l’instaurarsi di illusioni cognitive, che a loro volta facilitano la ripetizione e la frequenza”.
Ma come funziona il condizionamento operante? Si tratta di “(…) un processo di apprendimento in cui la frequenza o la probabilità del manifestarsi di un determinato comportamento è influenzata dalle conseguenze che lo seguono. La misura in cui il giocatore continuerà a giocare dipende da numerosi fattori; lo schema secondo il quale riceverà il rinforzo è sicuramente uno di quelli principali. Poiché il soggetto non sa mai quando riceverà la ricompensa successiva, questo sistema di rinforzo è molto efficace nello stimolare risposte comportamentali costanti e frequenti”. Rinforzo che viene assicurato dalla dopamina, il neurotrasmettitore cerebrale che si attiva, rilasciandola, soprattutto quando la ricompensa è inattesa e/o imprevista creando una forma di apprendimento “maladattiva”.
Oltre alla maggiore disponibilità e accessibilità garantita da certi ambienti, anche il piacere derivante dal gioco può essere considerato un fattore che condiziona il comportamento del giocatore che secondo Avanzi, al contrario di Skinner ,sostiene che”(…) l’eccitazione c’è, al punto che certi parkinsoniani giocatori d’azzardo patologici riescono a continuare a giocare per ore senza assumere farmaci dopaminergici. È vero anche che altri giocatori trovano nel flow, determinato dal gioco, un sollievo dovuto alla distorsione dissociativa che si viene a creare, e che permette loro di dimenticare durante il gioco le preoccupazioni e le cose che vanno male della loro vita.
” (…) Il gioco d’azzardo è fatto di eventi imprevedibili. Eppure, i giocatori d’azzardo patologici confondono il principio di casualità con quello di causalità. Questo perché non ci è possibile non fare associazioni tra eventi ravvicinati, benché indipendenti. Come non ci è possibile evitare di salivare di fronte al cibo, così è impossibile evitare di fare collegamenti su eventi indipendenti. Apprendimento significa attenzione, curiosità, associazione di idee, illuminazione, meraviglia, piacere della scoperta. Le illusioni cognitive generate dal gioco d’azzardo sono risultato del vano tentativo incoercibile di provare ad apprendere da qualcosa che non ti può insegnare nulla, ma ha in sé l’illusione di farti apprendere. Il gioco d’azzardo simula i meccanismi dell’apprendimento e questo lo rende attraente. È come passare il tempo continuando ad avere la sensazione ed il piacere di apprendere, senza apprendere nulla”.