UNA RICERCA SUI CONSUMATORI DI CRACK IN EMILIA ROMAGNA

Anticipazione risultati dello studio sui consumatori di crack a Bologna

data di pubblicazione:

12 Aprile 2023

Raimondo Pavarin, presidente della sezione regionale SITD Emilia Romagna, in un articolo pubblicato sul blog di SITD (Società Italiana Tossicodipendenze) anticipa alcuni dei risultati dello studio che sta conducendo sui consumatori di crack a Bologna. Pavarin rimarca come il consumo di crack, da sempre considerata una delle principali sostanze psicoattive dei poveri, sia aumentato negli ultimi due anni, segnalando una possibile connessione con l’aumento delle povertà in questa fase post-pandemica. In generale, in lettaratura si sottolinea come “l’uso è spesso caratterizzato da un consumo ad alta frequenza, che porta a problemi di salute mentale e fisica e comportamenti aggressivi, rendendo difficile l’erogazione del trattamento e gli interventi di riduzione del danno (OEDT, 2022). Come con altre sostanze illegali, il consumo di crack attraversa gli strati sociali ma è particolarmente associato a povertà, abitazione precaria, carcerazioni e accesso/utilizzo limitato dei servizi sanitari e sociali (Harris, 2020) (…) Non esistono stime affidabili sul consumo di crack nella popolazione generale (OEDT, 2019). Secondo l’OEDT, L’aumento dei problemi economici durante la pandemia di COVID-19 tra i consumatori di sostanze ad alto rischio e la disponibilità di dosi di crack piccole e a basso costo potrebbero aver contribuito all’aumento del consumo (OEDT, 2022). Nel 2021 almeno 2889 pazienti sono entrati in terapia per problemi di crack in Italia, triplicando il dato del 2014 (DPA, 2022) .”

Pavarin sintetizza così le evidenze finora raccolte dalla ricerca qualitativa sui consumatori di crack: “Da una ricerca qualitativa nella regione Emilia Romagna (hanno collaborato 4 Unità di strada e un Drop-in), emerge un mercato consolidato sul territorio, con una rete di vendita, competenze per l’autoproduzione, molteplici modalità d’uso, luoghi di consumo. Il crack si può anche trovare già pronto e a prezzi competitivi, oppure è possibile condividere una pipa pagando un prezzo a “inalata”. I servizi di riduzione del danno intercettano consumatori di crack in situazione di marginalità grave, persone senza fissa dimora, spesso solitarie: poli-consumatori, molti di origine straniera, alcuni praticano attività di spaccio. Interviste – Dalle interviste a 19 utilizzatori di crack (età media 34 anni, 1/3 non nativi, 1/5 vive sulla strada, ¼ in dormitorio) emergono inoltre tecniche di produzione, modalità, regole e motivi d’uso comuni. Per apprezzarlo devi imparare a conoscerlo. I consumi sono alternati a pause a seconda dei vari periodi della vita (affetti, lavoro), ma il SERD non sembra rispondere alle esigenze specifiche di questo target.

Alcune considerazioni
1) Nella situazione attuale di post COVID, cui si aggiungono una guerra strisciante ed una grave crisi economica, come del resto la letteratura scientifica ci aveva avvisati, possiamo affermare senza timore di essere smentiti che i poveri usano la droga dei poveri. Il crack è un segnale importante di questo cambiamento in corso.
2) Un altro aspetto riguarda l’uso in concomitanza o in alternativa agli oppioidi, per cui: il crack si sta sovrapponendo all’eroina?
3) I pochi dati disponibili evidenziano fasce marginali della popolazione, ma siamo proprio sicuri che l’uso di crack sia diffuso solo tra questa popolazione o che c’è un sommerso di consumatori socialmente integrati?
4) Quali trattamenti possono offrire i SERD? – problema non secondario.
5) Quali attività di riduzione del danno per questa popolazione?

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