CONTINUA LA SPERIMENTAZIONE CON LA PSILOCIBINA E ALTRE SOSTANZE ALLUCINOGENE PER LA CURA DI STATI DEPRESSIVI

le ricerche riprendono a distanza di anni

Ripresi gli studi sul possibile potenziale curativo e terapeutico della psilocibina

data di pubblicazione:

6 Aprile 2023

Sul sito Dottore ma è vero che?, gestito dalla Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e Odontoiatri, si affronta il tema del possibile potenziale curativo e terapeutico della psilocibina. Anche se la ricerca sulle sostanze allucinogene si era interrotta negli anni Ottanta, dopo un inizio negli anni Cinquanta del secolo scorso, da qualche anno è ripresa in modo importante, grazie anche all’interessamento della FDA, la Food and Drugs Amministation. 

Questo ente, che regola le registrazioni e le approvazioni dei medicinali negli Stati Uniti, visto le evidenze promettenti degli studi sugli effetti che la psilocibina, MDMA e LSD hanno su patologie psichiatriche come la depressione e il disturbo post-traumatico da stress, ha deciso di “(…) designare entrambi i trattamenti come terapie innovative (“breakthrough)”.
Di fatto con questa designazione è stato concesso “(…) uno status prioritario attribuito a farmaci progettati per soddisfare un bisogno insoddisfatto. L’azienda che sviluppa il farmaco definito come “breakthrough” riceve un supporto continuo dalla FDA durante tutto il processo di sperimentazione clinica e la priorità nella revisione quando i dati sono disponibili. La 3,4-metilenediossimetanfetamina (abbreviata in MDMA, ma conosciuta anche come ecstasy) ha ricevuto lo status di terapia innovativa per il trattamento della sindrome post-traumatica da stress, mentre la psilocibina ha ricevuto la designazione per il trattamento della depressione resistente al trattamento con altri psicofarmaci o terapie psicologiche”.
Ma quando queste sostanze potranno essere utilizzate praticamente nella cura di depressione e traumi? E’ ancora è presto per definirlo, non solo per via delle conoscenze  limitate sul funzionamento della psilocibina sul sistema nervoso, ma anche per il tempo necessario per passare da studi sperimentali alla pratica clinica.
Per quanto riguarda il funzionamento della psilocibina “(…) la ricerca sugli psicofarmaci è tradizionalmente condizionata dalla conoscenza imperfetta del funzionamento del cervello umano. Questo ha portato a valutare molti medicinali a partire da dati empirici di efficacia piuttosto che da un razionale che spiegasse l’azione dei principi attivi sul sistema nervoso. La psilocibina sembra agire sui recettori della serotonina, un ormone la cui presenza in maggiori o minori quantità influenza il nostro umore riducendo ansia e aggressività, ma i ricercatori che l’hanno studiata maggiormente sostengono che l’impatto della sostanza vada ben oltre la sua azione sulla serotonina”.
Per quanto riguarda gli sudi sperimentali si tratta di lavori che hanno ottenuto risultati promettenti ma che hanno coinvolto un campione molto limitato, come lo studio della  Johns Hopkins University coordinato dalla psichiatra  Natalie Gukasyan.
Quello che va assolutamente sottolineato in questo tipo di studi è comunque “(…) la necessità di un’équipe di professionisti molto preparati e qualificati: non è assolutamente possibile che i pazienti provino a “curarsi da soli”. Servono persone, anche non necessariamente medici e psichiatri, che assumano il ruolo di guide o terapeuti addestrati ad aiutare i pazienti ad affrontare l’esperienza con la sostanza.

 

 

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