DOVE E COME SI SVOLGE L’EDUCAZIONE SESSUALE A SCUOLA:

un'indagine nazionale

"Riconoscendo la salute sessuale e riproduttiva (SRH) come una dimensione fondamentale nella definizione della salute e del benessere della persona, l'educazione sessuale (SE) risulta essenziale, soprattutto per la popolazione giovanile", che é una fascia di cittadini molto esposta ai rischi del contagio del virus HIV e delle altre Infezioni Sessualmente Trasmissibili (IST).

data di pubblicazione:

13 Febbraio 2023

Sul sito dell’Agenzia Regionale di Sanità della Toscana é riportata una sintesi dei principali risultati dello studio dal titolo: Educazione sessuale in Italia 2016-2020: un’indagine nazionale che indaga copertura, contenuti e valutazione delle attività educative scolastiche. Si tratta di uno studio finalizzato alla creazione di un inventario delle attività di educazione sessuale svolte nelle scuole realizzate da soggetti esterni nel periodo 2016-2020.

“Riconoscendo la salute sessuale e riproduttiva (SRH) come una dimensione fondamentale nella definizione della salute e del benessere della persona, l’educazione sessuale (SE) risulta essenziale, soprattutto per la popolazione giovanile”, che é una fascia di cittadini molto esposta ai rischi del contagio del virus HIV e delle altre Infezioni Sessualmente Trasmissibili (IST).
I dati dicono che il 20% di tutte le IST rilevate in Italia riguarda soggetti giovani di età compresa tra 15 e 24 anni. Risulta quindi importante informare, attraverso azioni mirate, gli studenti delle scuola italiane al fine di garantire delle scelte libere e consapevoli per il proprio benessere e salute.
Anche se da una rassegna sui programmi educativi a livello europeo è emerso che solo in alcuni paesi viene svolta un’educazione sessuale esaustiva,” tuttavia è stato riconosciuto che la SE e l’educazione sessuale completa (CSE)hanno un impatto positivo sulla popolazione giovane, in quanto contribuiscono a ridurre le gravidanze indesiderate e aborti in età adolescenziale, l’incidenza delle IST e dell’infezione da HIV, gli abusi sessuali e l’omotransfobia”.
La situazione Italiana su questo argomento fotografa un paese che lascia ai singoli istituti la scelta di adottare programmi di educazione sessuale, in mancanza di un programma nazionale che crea quindi una disparità a livello regionale evidente.
“Ciò provoca un divario educativo ed effetti negativi sulla conoscenza della salute sessuale, sul corretto uso di preservativi e di forme di contraccezione, sull’accesso a servizi per la salute sessuale giovanile e sulla consapevolezza relativa alla violenza di genere e all’omotransfobia”.
Tra i risultati dell’indagine emerge che la quasi totalità delle “(…) attività educative (EA) per le scuole medie e superiori erano finalizzate alla prevenzione delle IST e utilizzavano metodi come l’educazione tra pari, attività di gruppo e lezioni didattiche frontali con materiali cartacei e digitali”.
Rispetto alla distribuzione degli interventi sul territorio nazionale, il 42,9% delle attività sono state realizzate nel Centro Italia, il 39,7% nel Nord e il 17,4% nel Sud. Le metodologie utilizzate più frequentemente sono state l’apprendimento attivo (68,9%), le lezioni didattiche tradizionali (59,8%) e la formazione tra pari (25,1%).

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