Come anticipato, la parte forse più innovativa della Relazione annuale al Parlamento sulle Tossicodipendenze riguarda la proposta di revisione delle condotte illecite. Recependo il lavoro dei tavoli tematici della scorsa Conferenza Nazionale sulle Dipendenze, la Relazione indica la necessità di cambiare le attuali politiche di repressione del consumo a favore di scelte di depenalizzazione.Essa è “intesa come necessità di rivedere le norme che prevedono sanzioni penali e amministrative a carico di persone che usano droghe; rivedere la legge attuale passando dal modello repressivo a un modello di governo e regolazione sociale del fenomeno e sottrarre all’azione penale alcune condotte illecite, contemplate dall’Art.73, rivedendo, contestualmente l’impianto sanzionatorio ed escludendo l’obbligatorietà dell’arresto in flagranza”.
Rispetto agli interventi rivolti ai consumatori, la valutazione dei servizi orientati alla Riduzione del Danno e dei Rischi sottolinea come siano rivolti in una ottica di mitigazione degli effetti dannosi dati dal consumo di sostanze: “Oltre alla prevenzione al consumo, laddove il consumo sia già in atto, gli interventi di riduzione del rischio e del danno (RRD) si configurano, in un’ottica di prevenzione dei danni associati all’uso, come uno dei pilastri portanti degli interventi in ambito dipendenze, con un approccio che consente di entrare in contatto con il consumatore nel proprio ambiente naturale con l’obiettivo di arginare gli effetti dannosi del comportamento di consumo. Seppure con un quadro geografico disomogeneo, le attività di RRD si stanno evolvendo e alcune regioni propongono non solo interventi RRD in ambito sanitario (come test e vaccini) e distribuzione di materiali sterili, ma anche servizi innovativi (es. kit sniffo sicuro, take home Naloxone). In questo caso la popolazione target è prevalentemente quella delle persone che già si rivolgono ai servizi a bassa soglia o ai servizi ambulatoriali per le dipendenze, tuttavia l’offerta degli interventi di RRD ricomprende anche attività rivolte al mondo dei consumatori tutti, non solo quelli già in carico. Ad esempio i servizi di pill testing/drug checking erogati dalle unità mobili, soprattutto nei contesti del divertimento notturno, consentono non solo l’analisi delle sostanze e un monitoraggio territoriale a supporto del sistema di allerta precoce, ma anche lo scambio reciproco di informazione, offerta di primo soccorso, ascolto e orientamento, nonché le possibilità di aggancio precoce di consumatori sconosciuti ai servizi. Mettere a sistema in un’ottica inclusiva tutte le attività di prevenzione al consumo e prevenzione del danno è una delle maggiori sfide nel dominio delle dipendenze. Questa visione non può prescindere dall’individuazione di specifiche linee guida da adottare sul territorio nazionale, le quali, a loro volta, devono basarsi su evidenze di provata efficacia.”
Per le NPS, non si evidenziano aspetti di particolare novità rispetto al passato: “Per via della loro possibile tossicità le NPS sono al centro di molti progetti di prevenzione e monitoraggio, con l’obiettivo di identificarle in tempi rapidi e prevenirne la loro diffusione. Il primo fra questi è lo SNAP, il Sistema di Allerta Precoce che, nel 2021, ha permesso di identificare 62 NPS nel territorio italiano, 8 delle quali mai rilevate prima. Anche l’analisi delle acque reflue ha permesso di selezionare e analizzare oltre 48 NPS appartenenti a vari gruppi. Pur non potendo identificare specificatamente le singole sostanze, nel 2021 i livelli massimi misurati da questo studio sono risultati superiori a quelli del 2020. (…) Pur riguardando numeri relativamente bassi, le NPS si presentano come un problema dinamico e particolarmente paradigmatico della situazione contemporanea in materia di dipendenze; risulta quindi evidente come l’identificazione e lo sviluppo di tecniche di analisi rapide ed efficaci siano di prioritaria importanza per tenere il passo con la fluidità di un mercato tanto dinamico quanto volatile, dove le sostanze compaiono e scompaiono dalla scena in tempi brevissimi, producendo tuttavia importanti conseguenze sanitarie”.
Spostandosi ora all’analisi del fenomeno adottando una prospettiva di genere, vanno attenzionati i comportamenti specifici della popolazione femminile: “Il consumo di sostanze stupefacenti, così come i comportamenti illegali riferibili a esso, vengono spesso concepiti come prevalentemente maschili e i dati riferiti al fenomeno del consumo, ai danni e ai decessi drogacorrelati confermano questa narrativa. Nonostante ciò, negli ultimi anni, la condizione femminile all’interno del panorama delle dipendenze è sempre più meritevole di un’attenzione particolare e fa emergere la necessità di sviluppare programmi di prevenzione, di accesso ai servizi e interventi specificatamente disegnati sulle esigenze della popolazione femminile. Il quadro che emerge descrive rischi, sì meno frequenti, ma in alcuni casi più incisivi.
In relazione ai consumi fra i giovanissimi, le studentesse mostrano rispetto ai ragazzi una propensione maggiore all’utilizzo di sostanze legali come le sigarette, sia tradizionali che elettroniche, e di bevande alcoliche. Inoltre, sebbene l’utilizzo di sostanze illegali sia più diffuso tra gli studenti, tra le studentesse diciassettenni il consumo delle principali NPS, di cocaina, stimolanti e allucinogeni è superiore all’utilizzo delle stesse da parte dei coetanei, mettendo in luce un target verso cui rivolgere attenzione. (…) Per quanto riguarda i profili di consumo della popolazione adulta, si rileva come la popolazione femminile che accede a servizi di vario tipo sia coinvolta maggiormente in consumi di sostanze quali eroina e cocaina. Infatti, la percentuale più alta di utenti di genere femminile in carico presso i Servizi del Privato Sociale risulta in trattamento per uso primario di eroina, cocaina e alcol. In riferimento a quest’ultima sostanza, le donne si caratterizzano per valori più elevati rispetto agli uomini. Presso i Servizi Pubblici invece, la quota di donne in trattamento per oppiacei risulta superiore a quella degli utenti di genere maschile. Gli oppiacei sono anche una delle cause primarie di ospedalizzazione femminile (diversamente dalla popolazione maschile in cui si registrano valori in diminuzione). Infine, anche i servizi di riduzione del danno hanno rilevato come l’uso primario di eroina/oppioidi e cocaina/crack sia più diffuso fra l’utenza femminile e, in particolare, hanno evidenziato come questa tipologia di consumi riguardi soprattutto le donne più giovani, in particolare nella fascia di età tra i 18 e i 24 anni.”
Infine, merita un accenno l’analisi del fenomeno per gli under 25, per i quali si rimarca l’aumento di problematicità legate alle dipendenze senza sostanze e agli impatti della pandemia: “Guardando da vicino questi fenomeni, nel 2021 circa 460mila ragazzi hanno assunto almeno una sostanza psicoattiva illegale, soprattutto la cannabis, dato in diminuzione rispetto al 2019. Tuttavia, a fronte di una riduzione dei consumi occasionali e sperimentali di sostanze illegali, si osserva un aumento del consumo problematico di cannabis, dell’utilizzo di sigarette (sia classiche sia elettroniche) e degli eccessi alcolici tra gli studenti. In particolare, per la prima volta, le prevalenze relative alle ubriacature tra le ragazze superano quelle riferite ai ragazzi. I giovani che si rivolgono ai servizi per le dipendenze per consumo di sostanze illecite nel corso degli anni sono diminuiti: dal 19,4% del 1999 passano al 12,6% nel 2009 e al 7,1% nel 2021. L’età media del primo trattamento si attesta intorno ai 30 anni. Tuttavia, le ospedalizzazioni droga-correlate per diagnosi multiple risultano aumentate tra i giovani under 25 fino al 2019; nel 2020, anno della pandemia, hanno invece subito un decremento. (…) L’emergenza pandemica ha altresì comportato un cambiamento delle abitudini e degli stili di vita ivi compreso l’utilizzo della rete; questo potrebbe riflettersi in una crescita dei consumi digitali. A tal proposito, tra i giovanissimi, è stato osservato un aumento dei valori percentuali relativi a un utilizzo potenzialmente rischioso di Internet, dei videogiochi e di altri fenomeni associati alla rete come il cyberbullismo. In relazione a quest’ultimo, sono soprattutto le ragazze a subirne le conseguenze. Un altro fenomeno emergente associato ai consumi digitali consiste nel ritiro sociale, meglio definito come Hikikomori. Nel 2021, il 19% degli studenti si è isolato socialmente per un periodo di tempo significativo e, tra loro, vi è una quota maggiore di quanti utilizzano in modo problematico la rete. Similmente, questi riportano un maggior utilizzo di sostanze psicoattive legali e illegali. In generale, emerge un legame tra il consumo di sostanze psicoattive e altri comportamenti problematici. Questo vale sia per i comportamenti additivi, come il gioco d’azzardo e l’utilizzo di Internet, che rischiosi e violenti quali l’essere coinvolti in risse, avere rapporti sessuali non protetti o mettersi alla guida dopo aver assunto sostanze psicoattive. Sulla base di questi dati e dell’evolversi della disponibilità e della tipologia dei consumi (sia di sostanze, sia digitali), emerge quindi l’importanza di sviluppare degli interventi e di creare degli spazi che sappiano accogliere i bisogni dei più giovani anche in considerazione della diminuzione dell’accesso ai servizi da parte di questi ultimi.”