CUSTODIA ATTENUATA: UNA MISURA POSSIBILE PER I DETENUTI CON PROBLEMI DI CONSUMO DA SOSTANZE STUPEFACENTI

data di pubblicazione:

20 Aprile 2022

Nell’ambito della VI Conferenza Nazionale sulle Dipendenze “Oltre la fragilità”, che si è tenuta a novembre del 2021 si è affrontato anche il tema dell’elevato numero di consumatori di sostanze stupefacenti presenti nelle carceri italiane, che rappresenta un ostacolo alle cure riabilitative.  Attraverso un tavolo di lavoro specifico dal titolo “Giustizia penale, misure alternative e prestazioni sanitarie penitenziarie nell’ambito della dipendenza da sostanze psicoattive’, si è cercato di capire quali misure potrebbero favorire non solo la cura delle persone  dipendenti da sostanze, ma anche un freno al sovraffollamento delle carceri stesse. Secondo il Dott. Sandro Libianchi, presidente dell’associazione Co.N.O.S.C.I., dallo scorso anno “(…) sono entrati in carcere dalla libertà 14.092 tossicodipendenti con un rilevante calo rispetto agli anni precedenti a causa della pandemia. Per la quasi totalità sono di genere maschile (96%) e per un terzo di nazionalità straniera (33%). I detenuti tossicodipendenti entrati nel corso del 2020 rappresentano il 39,9% sul totale degli ingressi, quindi una percentuale sempre molto alta“. Libianchi sostiene che oltre alle normali misure alternative al carcere, previste per legge, si potrebbe attuare maggiormente un’alta misura, la “custodia attentuata per le persone detenute tossicodipendenti”, che sostanzialmente è “(…) una forma di trattamento penitenziario avanzato in cui, a fronte della già prevista applicazione del regolamento penitenziario, si favoriscono interventi sanitari e specialistici per un migliore recupero della persona“.
Queste misure potrebbero essere realizzate in reparti idonei e istituti più grandi, con caratteristiche in grado di garantire cure mediche necessarie per la riabilitazione. Per raggiungere questi obiettivi si dovrebbe andare verso un modello di “(…) detenzione che utilizzi strutture edilizie più vivibili, pur sempre nel rispetto delle norme di sicurezza, ma che possano rispondere maggiormente ai requisiti della territorialità, assolvere in modo più completo alle esigenze terapeutiche, alla formazione scolastica e professionale, alle attività ricreative, culturali, sportive e artistiche”.
Chiaramente non tutti i consumatori potrebbero accedere a questo tipo di custodia, ma servirebbe un filtro per capire quali potrebbero risultare più idonei per questi percorsi socio-riabilitativi. Ma per attuare queste importanti misure, di tipo socio-riabilitativo, non serve solo una selezione adeguata delle persone che possono partecipare al progetto e la dotazione di spazi adeguati, anche una specifica formazione del personale penitenziario diventa un elemento fondamentale per la riuscita dei progetti, che ad oggi sono solo parzialmente attivati.
Infatti “(…) Dall’ultima rilevazione ufficiale del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria risalente al 2015, risultano 29 le strutture variamente caratterizzate. Per la custodia attenuata dei detenuti tossicodipendenti, a fronte di una capienza di 635 posti, ne risultano occupati poco più della metà: 340″.

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