IL DIBATTITO SULLA APP IMMUNY

data di pubblicazione:

27 Aprile 2020

La scelta del Governo di utilizzare una app, IMMUNI, al fine di evitare la diffusione del contagio è un argomento molto delicato che ci rende divisi tra l’esigenza di contrastare il contagio e quella di tutelare la privacy.
Questa scelta, oltre all’equilibrio tra tutela della salute e violazione della privacy, rappresenta, altresì, una completa differenza di vedute tra Occidente ed Oriente.
Questa app è stata scelta tra diverse altre e che il suo scopo è quello di procedere al tracciamento delle persone positive al coronavirus ed evitare la diffusione del contagio.

L’app consentirà di conoscere con chi il soggetto risultato positivo ha avuto contatti, per quanto tempo e dove. In questo modo si potrà agire tempestivamente, almeno sulla carta, al fine di evitare il contagio. La stessa app avvertirà se si è stati a contatto con un soggetto infetto.

L’app Immuni
L’app si chiama in realtà Immuni di Bending Spoon ed è stata sviluppata dalla Bending Spoon e dal Centro Medico Santagostino.
L’ utilizzo della stessa sarà volontario e sarà garantito l’anonimato.
Sebbene si fosse ipotizzato l’utilizzo dell’app dal 16 Aprile, in realtà la stessa è ancora in fase di sperimentazione in alcune Regioni.

L’app nel dettaglio
La scelta del funzionamento non è stata lasciata al Governo ma segue il modello europeo. L’app memorizza sul dispositivo tutti i codici bluetooth degli altri dispositivi su cui essa stessa è stata installata. Tramite particolari sistemi sarà impossibile associare il codice dell’app all’identità del proprietario del telefonino.

Come si fa a capire se un soggetto è risultato positivo e, quindi attivare, le funzioni dell’app?
Il paziente manifesta dei sintomi tali che determinano la necessità di effettuare il tampone. In quel momento l’operatore sanitario chiederà al paziente se ha installato l’app Immuni. In caso di risposta positiva l’operatore sanitario, tramite diversa app, scaricherà i codici bluetooth con cui il paziente è entrato in contatto. Tramite un sistema di calcolo per ognuno dei codici bluetooth ritrovati verrà valutata la vicinanza ed il tempo di contatto. Sarà inviata una notifica ai dispositivi di tutte le persone potenzialmente a rischio. Nel messaggio di notifica, il cui testo ancora non è stato determinato, verrà indicato il protocollo da seguire.

Funzioni dell’app Immuny
Per gli utenti che lo vorranno sarà possibile anche tenere un diario clinico. Quest’ultimo. che al pari dell’app è volontario e anonimo, potrà essere utilizzato dagli operatori per fornire informazioni più precise.
Vi sarebbe anche una funzionalità connessa al GPS che dovrebbe essere utilizzata al fine di individuare e delimitare eventuali focolai. Il Governo non ha ancora deciso se attivare o meno questa funzione.

Perché l’utilizzo dell’app è volontaria?
Al momento è l’unica soluzione individuata per trovare un equilibrio tra l’esigenza di contrastare il contagio e l’esigenza di tutelare la propria privacy. Per molti l’obbligatorietà dell’utilizzo avrebbe costituito un enorme compromissione della propria libertà personale e sarebbe stata vissuta, nonostante le innumerevoli rassicurazioni in tema di anonimato, come un abuso di potere.
Scaricando l’app volontariamente, di fatto, è il soggetto utilizzatore, come fa scaricando una qualsiasi app sul proprio telefonino, a prestare il consenso all’utilizzo dei propri dati e a firmare la liberatoria sulla privacy.

Un contrasto tra Occidente ed Oriente
In Italia, così come in Europa e negli Stati Uniti, al fine di evitare il contagio si è scelto di ricorrere a quello che ormai viene comunemente definito lockdown ovvero confinamento. In questi stessi Paesi il ricorso ad un’app per effettuare il controllo è vista con diffidenza, con timore e la scelta si apre ad una moltitudine di contrasti.
Di converso in Cina, a Singapore ed in Corea del Sud queste problematicità non si sono verificate, o meglio si sono verificate in misura decisamente ridotta.
E’ bene precisare che il lockdown è stato comunque applicato anche ad Oriente, ma non è stata la sola soluzione prospettata poiché si riteneva opportuno, al fine di limitare il contagio, anche capire come la popolazione si comportava e soprattutto comprendere dove i positivi si fossero recati.

La posizione assunta dall’Europa e dal Garante della Privacy
Entrambi si sono battuti affinché l’app fosse gratuita e volontaria e perché fosse resa quanto più sicura possibile. Il risultato raggiunto al momento, si ribadisce, è quello della volontarietà. In tema di sicurezza dei dati è molto più difficile rispondere.

La Privacy è l’unico timore?
Per dare una risposta a questa domanda occorre non guardare solo all’Italia ma al mondo. La paura non è solo limitata alla diffusione dei dati, al furto dei predetti e all’utilizzo che potrebbe essere fatto degli stessi, ma anche al fatto che la stessa potrebbe essere utilizzata per controllare la popolazione con conseguenze molto gravi sulle liberà individuali.

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