FEDERSERD AL GOVERNO SU COVID-19: PIU' RISORSE PER OPERATORI E UTENTI

data di pubblicazione:

23 Marzo 2020

FederSerD ha inviato sabato scorso una lettera indirizzata al governo per esprimere preoccupazioni e valutazioni sul sistema di cura delle dipendenze. Fra i punti della lettera, in primo luogo il timore che, in mancanza di specifiche attenzioni, una parte significativa di utenza sia duramente colpita e sovra-esposta all’infezione da Covid-19, sia perché immunodopressa sia in conseguenza degli stili di vita condotti. Di seguito i passaggi centrali della missiva al governo: “È evidente che ci troviamo di fronte ad una popolazione eterogenea: certamente più integrata rispetto ad anni fa, ma con presenza di comportamenti rischiosi e con una percentuale non irrilevante di situazioni di grave marginalità sociale che non solo li espongono maggiormente al rischio di infezione da SARS-CoV-2, ma che ne fanno una categoria a più alto potenziale di gravità per la salute pubblica, come si evidenzia anche dalla letteratura più recente e autorevole (Lancet 11 marzo 2020) Il personale che lavora nei SerD ha in carico un gran numero di pazienti, oggi di gran lunga troppo numeroso rispetto alle risorse disponibili, caratterizzata da una elevata afferenza, da una frequenza anche giornaliera, dalla presenza di pazienti immunocompromessi in carico e di pazienti che – per stile di vita – debbono essere considerati ad alto rischio di “contatto e di diffusione per SARS-CoV-2”. Per questi motivi chiediamo ai decisori politici, ad ogni livello, agli organi tecnici regionali, e ai direttori generali delle ASL, che nei decreti ministeriali e parlamentari, nelle disposizioni regionali e nelle delibere aziendali si provveda immediatamente a fornire maggiori risorse ai SerD in termini di personale in primis, e di presidi sanitari, per continuare a curare tutti i pazienti che già vengono seguiti, ma anche ad accogliere prontamente quelle centinaia di migliaia di tossicodipendenti che oggi vivono, senza cure, in condizioni di grave degrado nelle nostre periferie”.

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