Le più comuni e preoccupanti caratteristiche del comportamento adolescenziale sono l’impulsività cognitiva e l’instabilità emotiva.
L’adolescenza è un periodo cruciale dello sviluppo cerebrale caratterizzato da un esteso rimodellamento, durante il quale hanno luogo importanti cambiamenti strutturali e funzionali nella plasticità sinaptica e nelle connessioni neurali in differenti aree cerebrali, che comprendono strutture corticali e subcorticali, con estese modificazioni della densità di materia bianca e grigia.
Il comportamento adolescenziale riflette chiaramente questi cambiamenti ed è caratterizzato da una aumentata reattività emozionale, sensibilità all’influenza dei pari, impulsività e ricerca di novità e con una apparente limitata capacità di controllare le proprie emozioni e azioni.
Questi aspetti comportamentali sono accompagnati da cambiamenti ormonali e neurobiologici che interessano specifiche aree cerebrali e popolazioni neuronali.
Questo è anche il periodo in cui si verifica il picco dell’emergenza clinica della maggior parte delle malattie mentali, il periodo di maggiore vulnerabilità all’abuso di droghe ma anche un periodo in cui l’elevata plasticità cerebrale rende gli interventi più efficaci.
La conoscenza della tempistica di questi cambiamenti cerebrali e comportamentali potrebbe svelare dei percorsi di trattamenti che possono variare con l’età dell’individuo.
Nell’ articolo vengono messi in evidenza i numerosi cambiamenti neurobiologici che si verificano durante l’adolescenza che potrebbero spiegare sia l’incrementata vulnerabilità degli adolescenti allo sviluppo di dipendenza ma anche la loro resilienza, costituendo per loro un’opportunità di maggior adattamento all’ambiente e facilitare così l’acquisizione di abilità da adulto.
L’adolescenza è caratterizzata da tratti comportamentali tipici che costituiscono da una parte un’opportunità per costruire la propria indipendenza e raggiungere abilità da adulto e dall’altra però una vulnerabilità dovuta alle conseguenze avverse del tipico comportamento adolescenziale impulsivo e rischioso e un periodo di vulnerabilità anche per l’emergenza di disturbi mentali.
Le più comuni e preoccupanti caratteristiche del comportamento adolescenziale sono l’impulsività cognitiva e l’intensità e instabilità emotiva. Si ritiene che tali caratteristiche pongano gli adolescenti in una posizione di incrementato rischio nel mettere in atto comportamenti che hanno conseguenze deleterie e pericolose come il consumo di sostanze d’abuso, un’attività sessuale rischiosa o una guida spericolata.
Sulla base di numerosi studi di brain imaging nell’uomo e di studi preclinici nei roditori è stato proposto un modello che può aiutare a spiegare il comportamento motivato dell’adolescente, il modello triadico.
Tale modello attribuisce le determinanti del comportamento adolescenziale alla funzionalità di tre sistemi neurali diffusi incentrati sulla corteccia prefrontale (PFC), striato e amigdala. Tali sistemi maturano in tempi diversi determinando così uno squilibrio di funzionalità. In particolare, il comportamento adolescenziale è incentrato e sensibile agli stimoli gratificanti (striato) che influenzano il loro comportamento, mentre è meno sensibile agli stimoli avversi (amigdala) o che segnalano un pericolo. Inoltre, il sistema neurale incentrato sulla PFC, che è deputato all’integrazione degli stimoli da striato (motivazionali) e amigdala (emozionali), al fine della regolazione del comportamento sulla base del contesto e delle conseguenza che la azioni poste in essere possono avere, non essendo ancora completamente sviluppato non è ancora efficiente nel suo ruolo.
Sebbene ci siano ancora pochi studi sull’argomento, quelli esistenti supportano la nozione che il cervello dell’adolescente possa essere particolarmente vulnerabile allo stress e tutte le alterazioni da esso indotte. Tali fenomeni sul cervello ancora immaturo dell’adolescente possono contribuire all’insorgenza di disturbi psicologici o psichiatrici che spesso appaiono in questo stadio di sviluppo.
La maggiore sensibilità del cervello dell’adolescente agli stimoli gratificanti, l’incrementata emozionalità e immaturità delle aree corticali deputate all’integrazione e al controllo inibitorio sul comportamento, costituiscono un fattore di vulnerabilità e rischio per l’abuso di sostanze (alcol, nicotina, cannabinoidi, oppiacei, psicostimolanti).
D’altra parte, l’aumentata sensibilità agli stimoli gratificanti, potrebbe costituire un fattore di vulnerabilità in quanto favorirebbe il protrarsi del comportamento di abuso e, in presenza di altri fattori di rischio (genetici, ambientali), favorire lo sviluppo di dipendenza.
La variabilità individuale agli effetti, sia positivi che negativi, delle sostanze di abuso alla prima esposizione sembra predire la probabilità di un successivo abuso e sviluppo di dipendenza. Coloro che sperimenteranno maggiori effetti gratificanti e minori effetti avversivi, avranno maggiori probabilità di continuare nell’uso di sostanze ed eventualmente proseguire verso la dipendenza.
Relativamente ai danni derivanti dall’uso di sostanze in questo periodo, essendo il cervello in fase di sviluppo, le sostanze interferiscono con le traiettorie di regioni cerebrali come l’ippocampo, l’amigdala e aree corticali come la corteccia prefrontale, è spesso associato a deficit di apprendimento, memoria e disturbi della sfera emotiva con compromissione della funzionalità sociale e scolastica.
Per questa ragione non è sorprendente osservare che l’abuso di nicotina durante l’adolescenza possa produrre danni ai circuiti neuronali che sono ancora in fase di sviluppo, conducendo a deficit nelle funzioni esecutive che si manifestano in una compromissione del controllo degli impulsi.
I derivati della cannabis e ancor più i nuovi cannabinoidi di sintesi, possono potenzialmente usurpare il normale processo di neurosviluppo dell’adolescente rendendolo più vulnerabile ai disturbi motivazionali, affettivi, psicotici.
D’altro canto, l’iperattività dopaminergica dell’adolescente può essere incanalata verso comportamenti motivati che sono altamente adattivi, come per esempio l’orientamento verso comportamenti positivi (sforzo per raggiungere un successo accademico, coinvolgimento in comportamenti pro-sociali, lavorare per raggiungere un traguardo).
L’arricchimento dell’ambiente sociale e familiare in cui l’adolescente vive, indirizzano le sue potenzialità verso attività significative (comportamenti pro-sociali o hobbies, relazioni sociali positive o motivato impegno socolastico) può pertanto avere un ruolo protettivo e ridurre la vulnerabilità a fattori compromettenti la loro salute.
Pertanto, identificare quelle attività o passioni che maggiormente gratificano gli adolescenti e aiutarli indirizzandoli in tali attività può avere migliori effetti benefici e duraturi.
ADOLESCENZA: TRA OPPORTUNITA’ E VULNERABILITA’
Cristina Cadoni, Marco Diana
Medicina delle Dipendenze, n. 34, Giugno 2019
L’articolo è disponibile per la consultazione c/o Cesda