L’edizione americana del magazine Vice contiene un’interessante intervista a uno dei principali giornalisti di inchiesta messicani, Ioan Grillo, autore da vent’anni di accurati reportage sulla guerra dei cartelli della droga. Alla domanda su quali siano i principali profitti dei cartelli, Grillo risponde che “Rispetto alle droghe, ci sono cinque prodotti principali. La prima è la marijuana, una bella fonte di denaro. Economica da produrre, assicura dei discreti margini di guadagno. Tuttavia, la legalizzazione negli USA ne sta danneggiando il mercato. La seconda è la cocaina, che porta molto profitto. Un chilo di pura cocaina può essere comprata al confine dai cartelli per 2.000 dollari, e venduta con un grande margine. Poi vi è l’eroina, ora coltivata in modo estensivo in Messico. Poi ci sono le metanfetamine, dopo il Combat Methamphetamine Act del 2005 negli USA. E recentemente abbiamo visto il fentanyl prodotto in Messico. Si tratta di un oppiaceo assai pericoloso, responsabile di decine di migliaia di morti per overdose.
Tuttavia, sopra alle droghe, c’è di tutto e di più. Il business dell’olio e tante altre fonti di guadagno che provengono da colture agricole come avocado, limoni, estrazione illegale di minerali. E poi ci sono pratiche ripugnanti come il traffico e la tratta di esseri umani.
Quanto è vasto il loro raggio d’azione?
Beh, mondiale… I maggiori cartelli arrivano dappertutto. Hanno una grossa presenza negli USA, nei Caraibi, nel Sud America, ma sono attivi anche in Inghilterra, in Europa, Cina e anche Russia“.
Nel resto dell’intervista, Grillo si sofferma su diverse altre rilevanti questioni, come l’organizzazione dei cartelli, che tendono a frammantarsi in gruppi che alternano alleanze e competizione, anche militare, oppure le responsabilità, ai massimi livelli istituzionali, che in Messico hanno favorito l’ascesa ormai incontrollata dei cartelli.