GIOVENTU' SEGREGATA – Inchiesta di Panorama

data di pubblicazione:

22 Maggio 2019

Si calcola che in italia siano 100.000. Hanno chiuso la porta della loro stanza, vivono lì giorno e notte e, a malapena, dialogano in Rete con i coetanei adolescenti.
Sono gli hikikomori, i nuovi eremiti digitali.
In un’ inchiesta, pubblicata alcune settimane fa sulla rivista Panorama, si raccontano le loro storie e la disperazione dei genitori.
Hikikomori significa stare in disparte, ritirarsi.
Il fenomeno nasce in Giappone, negli anni ottanta, e oggi si stima siano oltre un milione gli autoreclusi.
In una società prestazionale, dove la bellezza è centrale e lo sguardo dell’altro il giudice più temuto: è la vergogna che porta a nascondersi.
“Se ti senti brutto, goffo, impacciato, l’unica soluzione è togliere di mezzo quel corpo che ti fa soffrire e vivere in una realtà virtuale dove non ne hai più bisogno. Internet protegge e allo stesso tempo imprigiona questi giovani” – spiega lo psicoterapeuta Antonio Piotti, tra i primi in Italia a occuparsi di ritiro sociale.
Sindrome sociale, colpisce nell’ 80% dei casi i maschi. In Giappone soprattutto primogeniti o figli unici, ma il numero delle ragazze è in aumento. Solitamente si tratta di intelligenze sopra la media, carriere scolastiche brillanti interrotte e mai riprese.
Gli anni di ritiro vanno da tre a dieci, famiglie di classi medio-alte, anche se ultimamente il fenomeno sta diventando trasversale.
L’anno critico scatta solitamente in seconda o terza media, oppure durante il primo anno di liceo. Ma ormai ci sono ritirati sociale molto giovani, anche di undici anni.
Spesso a scatenare il ritiro c’è una forte delusione, un atto di bullismo a scuola o una frase sbagliata che determinano il crollo dell’ideale dell’Io.
La pulsione all’isolamento di un hikikomori non dipende mai esclusivamente dall’attrazione verso la Rete. Non è Internet la causa del disagio, anzi, toglierlo può solo peggiorare la situazione. Il computer è la loro finestra sul mondo, l’unico mezzo di contatto con la società esterna e anche il principale strumento di svago.

“E’ l’espressione di una ribellione solitaria al mondo conflittuale e competitivo che gli abbiamo confezionato noi – afferma la psicoterapeuta Parmeggiani – A scuola gli proponiamo solo programmi che li annoiano. Non abbiamo avuto l’umiltà di ascoltarli. li abbiamo trasformati in oggetti di consumo, triturati in vite frenetiche. E allora è meglio ritirarsi e vivere su un’altra dimensione: un mondo celato al mondo“.

GIOVENTU’ SEGREGATA
di Terry Marocco
Panorama, 17 aprile 2018

L’articolo è disponibile per la consultazione c/o Cesda

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