LA RIDUZIONE DEL DANNO SU SCALA GLOBALE: PROBLEMI E PROSPETTIVE

data di pubblicazione:

17 Dicembre 2018

La Global State of Harm Reduction del 2018 giunge alla sua sesta edizione, e si presenta con una veste più ricca di informazioni e di dati rispetto alle edizioni precedenti. Alla sua stesura hanno partecipato circa 100 professionisti, accademici, avvocati e attivisti per la riduzione del danno di tutto il mondo.  
Nel rapporto, divisi per macro aree geografiche, vengono descritti e quantificati, fra gli altri, i seguenti interventi: il numero di persone che fanno uso di droghe e il numero di persone imprigionate per uso di droghe; i programmi di scambio aghi e siringhe (NSP), terapia sostitutiva degli oppioidi (OST), test di HIV ed epatite C e TB e trattamento per le persone che usano droghe, sia nella comunità che nelle carceri; i programmi di controllo delle droghe negli eventi della vita notturna (Drug Checking); le stanze del consumo di sostanze. In generale, il rapporto segnala come, rispetto al 2014, i paesi dove sono attivi i programmi di scambio aghi e siringhe (NSP), e la terapia sostitutiva degli oppioidi (OST), sono rimasti stabili, pari a 86 su 204. Secondo recenti dati, specie nei paesi a basso e a medio reddito molti programmi nazionali di riduzione del danno devono fronteggiare importanti tagli dei finanziamenti, che rendono così più difficile il raggiungimento degli obiettivi di salute pubblica. Alcuni tipi di interventi, invece, risultano in leggera ascesa, come il drug checking, pur se limitato a setting ben delimitati, e le stanze del consumo. Rispetto alla maggiore emergenza esistente sul fronte droghe, ossia le overdose da oppiacei, da una parte si registra una maggiore disponibilità globale del naloxone, dall’altra in molti paesi persistono molti ostacoli al suo utilizzo. Un’altra interessante valutazione contenuta nel rapporto è che è necessaria una maggiore attenzione ai fattori di genere, essendo la maggior parte degli interventi e dei programmi calibrati sui soli uomini. Infine, in alcuni paesi (il caso più noto sono le Filippine) non solo gli interventi di riduzione del danno sono ostacolati, ma si attuano brutali politiche di criminalizzazione verso i consumatori.

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