I NUMERI DEL GIOCO D'AZZARDO: PERCHE' E' COSI' DIFFICILE AVERE DATI ATTENDIBILI A LIVELLO LOCALE?

data di pubblicazione:

3 Novembre 2017

GDA2Un articolo di Marco Dotti e Stefano Arduini, pubblicato sul settimanale “Vita”, si interroga sulla difficoltà di ottenere dati aggiornati e pienamente attendibili, a livello locale, sulle dimensioni economiche dell’industria del gioco d’azzardo in Italia. Il settimanale Vita, lo scorso agosto, con una lettera aperta, ha invitato i sindaci e gli amministratori di domandare all’ente preposto -Agenzia delle Dogane e dei Monopoli- i dati ufficiali del gioco d’azzardo sul proprio territorio. Le risposte finora pervenute dall’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli  ai richiedenti sono state piuttosto parziali ed evasive. Nell’articolo si commenta l’accaduto chiedendosi quali siano le reali motivazioni che si celano dietro la difficoltà di ottenere i dati reali scomposti su base territoriale. L’impressione, riportata dai due giornalisti, è che si voglia ostacolare una riflessione precisa sulle dinamiche del gioco d’azzardo. “Le inchieste della magistratura sono come lampi nella nebbia. Per diradare la nebbia ci vorrebbero i “dati” della spesa in gioco a livello di singola città, di singolo quartiere, di singolo bar. In questo modo la cittadinanza stessa, i sindaci potrebbero aiutare a comprendere la vera natura economica del fenomeno. Limitandoci ad esempio ai dati provinciali è evidente che città popolose come Roma, Milano, Napoli svettino in cima alla classifica delle somme giocate. Ma se dividiamo le somme giocate alle macchinette per il numero di abitanti o ancora meglio per il reddito imponibile ai fini Irpef (i dati sono forniti rispettivamente dall’Istat e dal Ministero dell’Economia), la classifica muta radicalmente ed in testa balza Prato con una percentuale di giocato pari al 16% del reddito imponibile (dichiarato), cioè circa 550 milioni di euro. È tutto frutto di “ludopatia” o c’è qualcos’altro?

Una possibile spiegazione risiede nelle connivenze, a livello locale, fra economia sommersa e criminale e industria del gioco d’azzardo. “Volgendo lo sguardo ad altre realtà nazionali dove è presumibile un alto livello di economia in “nero”, si notano presenze anomale di esercizi abilitati al gioco d’azzardo. A Caserta la percentuale di reddito imponibile giocato alle macchinette supera il 9%. Lo stesso accade per la provincia di Olbia-Tempio e quella di Salerno. Se guardiamo alla Lombardia, la provincia industriale per eccellenza, quella di Brescia, svetta sopra le medie nazionali con una percentuale di giocato sul reddito imponibile superiore all’8% (circa 1,4 miliardi di euro) e cittadine come Desenzano del Garda con livelli altamente tossici di denaro. Ecco solo un esempio di quello che si potrebbe capire, avendo una chiara mappatura della “geografia economica” dell’azzardo oramai qualificatosi come vero e proprio “predatory gambling””.

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